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Le reazioni

Guerra in Ucraina, ecco le view delle case d'investimento e cosa fare sui mercati

L'escalation del conflitto aumenta i rischi sui mercati: nell'analisi delle più importanti società globali di investimento, focus su materie prime, inflazione e influenze sulle decisioni delle banche centrali

di Antonio Cardarelli 28 Febbraio 2022 11:49
financialounge -  Allianz Global Investors Amundi federated hermes jp morgan Loomis Sayles Pictet Russia Ucraina Vontobel Am

Ucraina e Russia si incontrano in Bielorussia, ma nel frattempo a Kiev e in altre città del Paese si combatte. L'Occidente sembra compatto nell'invio di armi verso l'Ucraina e nel via libera alle sanzioni economiche, a cominciare dalla quasi totale esclusione delle banche russe dal circuito di pagamenti internazionale Swift. Per i mercati si apre un'altra settimana complicata e ricca di incognite. Ecco le analisi, i commenti e le view delle più importanti case di gestione del mondo, che stanno seguendo da vicino l'evolversi della situazione.

FONDACO SGR: NUOVO (DIS)EQUILIBRIO MONDIALE


"L’invasione dell’Ucraina rappresenta un’accelerazione inaspettata del quadro geopolitico mondiale, in una direzione, però, non imprevedibile - commenta Davide Tinelli, Amministratore delegato di Fondaco SGR, società di gestione del risparmio dedicata agli investitori istituzionali - Le azioni militari russe in Crimea prima e Donbass poi risalgono ormai a sette anni fa, così come il disimpegno statunitense rispetto al ruolo di «stabilizzatore» globale è un processo iniziato da tempo. In mezzo l’Europa, stretta tra dipendenza energetica dalla Russia e militare dagli Stati Uniti, mediante la NATO. Prevedere cosà accadrà nelle prossime ore e giorni è impossibile ma non è difficile immaginare il prossimo futuro: sempre meno globalizzazione ed una nuova contrapposizione tra due blocchi, con la Russa avamposto cinese e l’Europa debole alleato statunitense. Più complicato ma indispensabile, invece, cominciare a riflettere sui quali cambiamenti, rischi ed opportunità tutto ciò determinerà per l’economia ed i mercati finanziari del prossimo futuro".

JP MORGAN: GLI IMPATTI SULL'ECONOMIA RUSSA


L'economia russa rischia di registrare un crollo del 20% nel secondo trimestre rispetto ai primi tre mesi dell'anno come conseguenza delle sanzioni varate da Ue e Usa in risposta all'invasione in Ucraina. È quanto notano gli esperti di JP Morgan secondo cui la flessione per l'intero anno potrebbe essere nell'ordine del 3,5%. Sul fronte dei prezzi, gli economisti della banca americana ritengono che l'inflazione potrebbe attestarsi al 10% a fine anno con rischi significativamente orientati al rialzo. Da rilevare che questa mattina la banca centrale russa ha raddoppiato i tassi di interesse portandoli al 20% dal precedente livello del 9,5%.

AMUNDI: RIMANERE CAUTI


"Nel complesso, riteniamo che sia il momento di mantenere le coperture e rimanere cauti - spiegano gli esperti di Amundi - e di non reagire in modo esagerato agli eccessi a cui probabilmente assisteremo nei prossimi giorni. Una certa duration, l'oro e le valute rifugio possono fornire un cuscinetto agli asset rischiosi. Le azioni, che hanno un'ampia liquidità, saranno il primo obiettivo di riduzione del rischio per i mercati e il credito probabilmente seguirà. Nel complesso, sarà fondamentale mantenere della liquidità come “cuscinetto” e sarà cruciale un’elevata attenzione alla liquidabilità degli attivi".

PICTET: LA RUSSIA SFIDA L'OCCIDENTE


"Quello che fino a qualche giorno fa appariva come un evento alquanto remoto, è diventato improvvisamente lo scenario di base, con l’aggravante di una minaccia diretta all’Unione Europea", commentano Andrea Delitala e Marco Piersimoni, rispettivamente Head of Euro Multi Asset e Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Secondo gli esperti, un aumento del 25% del prezzo del petrolio porterebbe a una riduzione della crescita del PIL globale compresa tra -0,1% e -0,3%, con l'Europa più penalizzata. "Osservando l’andamento dei listini globali in concomitanza con gli ultimi episodi recenti assimilabili alla guerra in Ucraina, l’invasione del Kuwait nel 1991 e il conflitto in Iraq del 2003, dopo la prima fase di vendite generalizzate, i mercati tendono a rimbalzare con decisione, anche se la tensione non si è ancora attenuata", spiegano Delitala e Piersimoni.

VONTOBEL: GLI IMPATTI SULLE MATERIE PRIME


Vontobel Asset Management evidenzia l'impatto della guerra sulle materie prime. Non solo su petrolio e gas, ma anche su grano, nichel e palladio, senza dimenticare che Ucraina e Russia sono tra i maggiori esportatori mondiali di fertilizzanti. A causa della dipendenza europea dal gas russo, secondo Vontobel le sanzioni potrebbero rivelarsi meno efficaci del previsto. "Poiché la crisi potrebbe influenzare la crescita degli Stati Uniti e, in particolare, dell'Europa, le principali banche centrali potrebbero spostarsi dalla lotta all'inflazione al ripristino della crescita e del buon funzionamento dei mercati dei capitali, a seconda di quanto dura la crisi. In effetti, i mercati stanno già rivedendo la probabilità del percorso di rialzo dei tassi di interesse previsto dalla Fed, in previsione di mosse dovish, dato che la parte lunga della curva dei Treasury USA sta mostrando grandi cali dei rendimenti reali", commenta Michel Salden, Head of Commodities di Vontobel.

FIDELITY: QUALITÀ E DIVERSIFICAZIONE CON L'ASIA NEI PORTAFOGLI


Donatella Principe, Director - Market and Distribution Strategy di Fidelity International, ricorda che rispetto al 2014 oggi la Russia vale solo il 3% delle esportazioni europee e anche l'esposizione delle banche europee è diminuita. "Il problema vero della crisi ucraina è però l’impatto di secondo livello, quello che agisce attraverso il canale delle materie prime, perché se l’Occidente inasprisce le sanzioni contro la Russia, la Russia ha la possibilità di rispondere colpo su colpo tagliandoci le esportazioni", spiega l'esperta. Ma quale sarà l'impatto sui mercati finanziari? " Studi delle crisi di mercato “da guerra”, che vanno indietro fino alle Seconda Guerra Mondiale, ci dimostrano che storicamente le correzioni del mercato tendono a essere brevi e vengono recuperate anche in tempi relativamente rapidi Nel lungo periodo comprare sul picco della paura ha sempre pagato", commenta Principe. "Ciò non toglie - prosegue l'esperta - che nel breve periodo assisteremo a un aumento del premio per il rischio geopolitico e a un incremento della volatilità. In questo contesto il focus sulla qualità e sull’analisi fondamentale diventano non solo parametri di selezione degli investimenti ma anche strumenti di gestione del rischio. Qualità della gestione vuol però dire anche diversificazione di portafoglio. Mai come in questo momento per esempio paga una diversificazione geografica crescente verso l’area asiatica".

LOOMIS SAYLES: IMPEGNO NATO ANCORA NON PREZZATO


"Le nostre prospettive a lungo termine dipendono dalla lunghezza e dalla gravità del conflitto - spiegano dal Macro Strategies Group di Loomis Sayles, affiliata di Natixis IM - ma ci aspettiamo una situazione piuttosto prolungata. Crediamo che il conflitto peggiorerà il contesto inflazionistico rappresentando una sorta di tassa sulla crescita globale. E ci aspettiamo un aumento dei prezzi del petrolio e del gas anche in assenza di sanzioni energetiche". "In questo momento, inoltre, non crediamo che la situazione sia tale da mettere in discussione il restringimento in corso da parte delle Banche centrali. Gli Stati Uniti si sono avvicinati al picco dell'inflazione - e questo è avvenuto già prima della pressione inflazionistica legata al conflitto. C'è un rischio di coda che le tensioni si intensifichino tra le truppe russe e NATO che confinano con l'Ucraina. Questo scenario potrebbe portare ad un impegno militare diretto con le forze della NATO. E questa è una possibilità che probabilmente non è ancora prezzata nei mercati", concludono gli esperti.

ALLIANZGI: ATTEGGIAMENTO CAUTO SUI MERCATI


"Con l’invasione su larga scala dell’Ucraina avviata dalla Russia, gli investitori già attenti dovrebbero adottare una posizione ancora più cauta in merito agli asset rischiosi. Sebbene nessuno sa come si evolverà il conflitto, quel che è certo è che avrà implicazioni di ampia portata per i mercati, come dimostra l’aumento dei prezzi dell’energia che già da ora sta alimentando la crescita dell’inflazione", commenta Gregor Hirt, Global CIO Multi-Asset di Allianz Global Investors. "Monitoriamo attentamente qualsiasi alterazione nella liquidità del mercato e raccomandiamo un atteggiamento cauto poiché, dopo anni di solida performance, gli operatori del mercato potrebbero ridurre l’esposizione sugli asset rischiosi", spiega l'esperto.

FEDERATED HERMES: AUMENTA IL RISCHIO DI ERRORE DELLE BANCHE CENTRALI


Silvia Dall’Angelo, Senior Economist per la divisione internazionale di Federated Hermes, commenta così gli ultimi sviluppi in Ucraina: "Il rischio geopolitico può zavorrare le prospettive economiche globali in maniera eterogenea. L'ansia sui mercati finanziari può portare a condizioni finanziarie più rigide a livello globale, ad esempio attraverso il rafforzamento del dollaro - tipicamente visto come valuta rifugio - che, casomai fosse prolungato, diventerebbe problematico, soprattutto per i Paesi emergenti. Dal punto di vista della politica monetaria, questo conflitto implica un ulteriore deterioramento dei già difficili compromessi tra crescita e inflazione che le banche centrali hanno affrontato, rendendo le prossime decisioni particolarmente difficili. In generale, è giusto dire che la crisi aumenta la possibilità di errore da parte delle banche centrali".
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