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Politica monetaria

Ethenea: “Il margine ristretto delle banche centrali per non ricadere in recessione”

Lo squilibrio tra domanda e offerta è il principale rischio al ribasso per la crescita e al rialzo per l'inflazione. Ma per Andrea Siviero (Ethenea) le banche centrali hanno poco spazio per aumentare i tassi in modo aggressivo

di Leo Campagna 17 Gennaio 2022 19:30
financialounge -  Andrea Siviero banche centrali Ethenea Independent Investors politica monetaria

Il successo della campagna vaccinale nei principali paesi occidentali e il forte sostegno delle politiche monetarie ha impresso alla ripresa globale un ritmo sostenuto che, tuttavia, è diminuito durante la seconda metà dell'anno. Guardando al 2022 mentre la produzione globale dovrebbe registrare una crescita annuale superiore al trend e pari a circa il 5%, il Fondo monetario internazionale (Fmi) stima una crescita del 4,9% quest’anno dopo il +5,9% del 2021.

UNA SERIE DI FATTORI CONTRARI


“Il nuovo anno è caratterizzato da incertezze per una serie di fattori contrari. Dalla diffusione della variante Omicron che ha accelerato le infezioni da Covid-19 alla normalizzazione della politica monetaria, dal rallentamento dell'economia cinese alle forti tensioni inflattive” spiega Andrea Siviero, Investment strategist di Ethenea Independent Investors.

LA FIAMMATA DEI PREZZI AL CONSUMO


La fiammata dei prezzi al consumo è in gran parte dovuta allo squilibrio tra domanda e offerta. Da un lato abbiamo la forte ripresa della domanda aggregata, sostenuta da uno stimolo pubblico senza precedenti, e, dall’altra, un'offerta insufficiente, dovuta ai colli di bottiglia delle catene di approvvigionamento che acuisce le difficoltà della capacità produttive.

INFLAZIONE AI LIVELLI PRE-PANDEMIA TRA LA FINE DEL 2022 E L’INIZIO DEL 2023


“I problemi delle catene di approvvigionamento legati alla pandemia nei mercati dei beni e del lavoro hanno registrato di recente un rallentamento ma persistono è sono ancora in grado di intaccare ulteriormente la fiducia dei consumatori e ritardare gli investimenti, ostacolando la crescita economica” riferisce Siviero. Secondo il manager, comunque, l’impressione è che l’inflazione possa tornare ai livelli pre-pandemia nella maggior parte delle economie avanzate tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2023.

LE ECONOMIE DEI MERCATI EMERGENTI


Resta il fatto che le spinte inflazionistiche ostinatamente elevate continuano a mettere pressione alle banche centrali delle economie avanzate. Esiste il rischio di perdere il controllo sui prezzi al consumo e, anche sulla scia dell'intensa pressione politica, gli istituti centrali hanno spostato la loro attenzione a breve termine dal sostegno alla crescita e all'occupazione alla garanzia della stabilità dei prezzi e al contenimento delle aspettative inflazionistiche. In quest’ottica, le economie dei mercati emergenti (Brasile, Messico, Cile, Ungheria, Polonia, Russia, ecc.) stanno già alzando i tassi d’interesse o inasprendo le politiche monetarie.

LE BANCHE CENTRALI DOVRANNO MANTENERE UN APPROCCIO FLESSIBILE


Se la normalizzazione delle politiche monetarie avvenisse ad un ritmo accelerato potrebbe comportare, se combinato con una recrudescenza dei casi di Covid-19, una interruzione della crescita e riportare le economie in recessione. D’altra parte, se i prezzi al consumo ripiegassero progressivamente agli obiettivi delle banche centrali e l'espansione economica accusasse una decelerazione, allora la spinta politica a condizioni monetarie più restrittive potrebbe rientrare rapidamente. “La politica monetaria non potrà non dipendere dai flussi di dati macroeconomici e le banche centrali dovranno mantenere il loro approccio flessibile: è tuttavia probabile che abbiano poco spazio per aumentare i tassi in modo aggressivo” conclude l’Investment strategist di Ethenea Independent Investors.
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