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Focus sul valutario

La sfida USA-Cina prima o poi sbarcherà anche sul Forex, ecco perché

Per ora è calma piatta nel segno del dollaro, che agli americani conviene forte nel medio termine. Ma lo yuan è sempre più solido, anche se non del tutto convertibile, e va tenuto sotto stretta osservazione

di Stefano Caratelli 8 Novembre 2021 08:05
financialounge -  Bulletin dollaro Forex Valutario

L’ultimo movimento importante risale a 6-7 anni fa, quando nel giro di meno di un anno il dollaro si rafforzò violentemente contro le principali valute, passando contro euro da quasi 1,4 fino a sfiorare la parità, tra la primavera del 2014 e inizio 2015. Nello stesso periodo il Dxy, l’indice che misura il valore del biglietto verde rispetto a un basket di sei monete, yen, sterlina, Canada, Svezia e Svizzera, oltre alla moneta unica, schizzò da meno di 80 punti a quasi 100. A sostenere lo strappo al rialzo furono soprattutto il crollo del prezzo del petrolio, che di solito, come quello delle altre commodity, si muove con una correlazione inversa rispetto al dollaro, e l’inizio del tapering della Federal Reserve, vale a dire la riduzione degli acquisti che erano partiti con la crisi del 2008, che preludeva al successivo ciclo di rialzo dei tassi. Oggi si sta riproponendo la stessa situazione per quanto riguarda il secondo fattore, mentre il primo si muove in direzione opposta. Il dollaro si sta mantenendo forte in termini relativi, viaggiando in area 1,15 contro euro, ma le previsioni convergono abbastanza che sia sopravvalutato, sia rispetto alle principali valute che su quelle di molti paesi emergenti.

MONETE PROTAGONISTE DEI GRANDI CAMBIAMENTI


Quindi calma piatta sul forex, il più grande mercato finanziario del pianeta e nemmeno regolamentato? Forse, molto probabilmente nel breve-medio termine. Ma il mercato delle valute potrebbe tornare protagonista, non per motivi legati ai tassi di interesse, che restano comunque uno dei principali driver a breve, ma per ragioni molto più profonde e strutturali. I grandi cambiamenti tettonici dell’economia globale sono sempre stati accompagnati da aggiustamenti anche radicali dei rapporti tra le principali monete. Per restare a tempi relativamente recenti, il nuovo assetto planetario uscito dalla seconda Guerra Mondiale fu sancito dal passaggio dalla sterlina al dollaro come moneta di riserva globale, con il suggello del gold standard. Negli anni 60 poi, la rinascita economica di Germania e Giappone fu accompagnata dalla salita alla ribalta di Marco e Yen, che alla fine degli anni ’80 arrivarono a sfidare il dollaro. Il secondo finì per stabilizzarsi intorno a 100 per dollaro dopo la bolla immobiliare mentre il primo venne annacquato nell’euro dagli altri europei spaventati dall’egemonia tedesca dopo l’unificazione. Da una ventina d’anni è in atto un nuovo aggiustamento di proporzioni ancora maggiori, l’emergere della Cina come superpotenza economica e tecnologica che sfida gli Stati Uniti per il primato mondiale, ma il mercato dei cambi sembra ancora non prenderne atto.


PECHINO COLLOCA DEBITO A TASSI TEDESCHI


Il Renminbi si sta accreditando come una delle valute più stabili e affidabili del mondo, Pechino riesce a collocare debito in euro a tassi tedeschi, l’ultima emissione a 5 anni ha spuntato un -0,15% e nei prossimi mesi ne sono in arrivo diverse, mentre il FMI tempo fa gli ha assegnato lo status di moneta di riserva includendolo nel basket dei Diritti Speciali di Prelievo. Sul debito in valuta locale paga meno del 3%, mentre la rivale India riconosce agli investitori oltre il doppio. Alcune grandi case d’investimento cominciano a parlare di Yuan come del nuovo Marco tedesco asiatico, e da qualche tempo il termine Sino-dollari ha cominciato a circolare come una volta i petrodollari o gli eurodollari. Ma il Forex continua sostanzialmente a trascurarlo con meno del 5% degli scambi giornalieri e anche come valuta di riserva occupa solo l’ottavo posto al mondo, dopo Australia, Canada e Svizzera, con solo l’1, 3% del totale. Evidentemente non riflette lo status di moneta della seconda potenza economica globale.


YUAN USCITO INDENNE DALLE ULTIME TENSIONI


È anche interessante notare come lo Yuan non abbia minimamente risentito negli ultimi mesi né del rallentamento cinese, né della stretta regolatoria di Pechino su Big Tech e altri settori, né del rischio di esplosione di una bolla immobiliare a seguito dei casi Evergrande e simili, restando saldamente ancorato a quota 6,4 per dollaro. La mancata ascesa della moneta cinese a status di moneta globale è dovuta al fatto che non è pienamente convertibile, nonostante i passi avanti fatti in questa direzione negli ultimi anni, e quindi espone gli investitori a un rischio assente per le altre grandi valute. È un rischio che per ora Pechino preferisce non correre, anche se sta seduta su una montagna di riserve da 3.500 miliardi di dollari che scoraggerebbero qualsiasi attacco speculativo. Ma l’ambizione da superpotenza globale, in grado di competere e magari perfino sorpassare gli Stati Uniti, impone prima o poi di esporre il Renmimbi a una competizione ad armi pari con le altre monete, a cominciare dal dollaro.


DOLLARO ANCORA STELLA POLARE


In attesa che Pechino si decida, la stella polare del Forex resta il biglietto verde. Almeno nel breve termine, è bene diffidare dalle molte previsioni di declino del dollaro che girano da tempo senza però concretizzarsi. Di qui almeno fino alle presidenziali del 2024 agli americani un dollaro forte conviene, per diversi motivi. Intanto perché calmiera all’origine i prezzi di materie prime e altre voci importanti dell’import, come chip e altri componenti, tenendo a bada l’inflazione ed evitando che la Fed sia costretta ad alzare i tassi troppo presto. Poi perché un dollaro forte rende più agevole collocare le montagne di debito federale da emettere per finanziare i piani da migliaia di miliardi di dollari di Biden, oltretutto con la Fed che riduce gli acquisti. La moneta forte non aiuta le esportazioni, ma in questa fase la leva della crescita americana sono i consumi e gli investimenti interni, e un dollaro forte li sostiene senza pressioni inflazionistiche.


BOTTOM LINE


Per l’investitore, la calma piatta del Forex vuol dire un rischio in meno da cui proteggersi. Ma non durerà per sempre. Prima o poi il nuovo assetto bipolare economico e geopolitico dovrà rispecchiarsi anche nei rapporti di cambio, che alla fine sintetizzano i rapporti di forza tra le principali economie. Agli asset cinesi da tenere sotto stretta osservazione, oltre a azioni e debito, bisogna aggiungere il Renmimbi, anche in questo caso guardando con attenzione cosa succede nei palazzi del potere di Pechino.
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