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Lo studio

Lavoro, con il Covid aumentano le ore di straordinari “gratis”

La pandemia ha cambiato profondamente le abitudini e il lavoro. Tra gli aspetti negativi dello smart working: gli straordinari non pagati, più lavoro e pagamenti in ritardo

di Fabrizio Arnhold 23 Giugno 2021 12:58
financialounge -  ADP Research Institute lavoro smart working Stipendio straordinari

Il Covid ha cambiato le abitudini ma anche il lavoro. Con lo smart working, infatti, per milioni di italiani l’ufficio è diventata la casa, con i pro ma anche i contro del caso. Tra gli effetti non certo positivi del lavoro agile, c’è anche più tempo libero “regalato” dai lavoratori italiani alla propria azienda. Ecco a quanto ammonta.

LA RICERCA


Secondo lo studio redatto dall’ADP Research Institute dal titolo “People at Work 2021”, la quantità media di tempo libero “regalato” dai lavoratori italiani alla propria azienda è aumentato di circa due ore a persona a settimana con la pandemia. La ricerca si basa su un campione di 32mila lavoratori intervistati, in 17 Paesi, tra il 17 novembre e l’11 dicembre 2020, tra cui 2mila in Italia.

GLI STRAORDINARI GRATIS


È emerso che la quantità media di straordinari gratis ogni settimana è di circa 9,2 ore a persona, mentre prima del Covid, quindi con le interviste realizzate nel precedente rapporto, la quota raggiungeva 7,3 ore settimanali. Il Covid-19 ha influito anche negativamente sulle paghe e prestazioni, con più di tre lavoratori su cinque (63%) che ha ricevuto pagamenti errati oppure in ritardo.

LA REGIONE PIÙ INTERESSATA


Quali sono i lavoratori con gli straordinari non pagati? Quelli della regione Asia Pacifica, che comprende Australia, Cina, India, Giappone e Corea del Sud. Quest’area è quella più colpita, in cima alla classifica della quantità di straordinari non pagati, con una media settimanale di 9,9 ore.

LA SICUREZZA DEL LAVORO


Secondo la ricerca, nonostante i segnali di ripresa, resta il disagio legato alla sicurezza del lavoro che domani le attuali sensazioni dei lavoratori. L’85% dei lavoratori, infatti, è preoccupato per il lavoro e per la propria sicurezza finanziaria. Quasi due terzi della forza lavoro globale (64%) ha dovuto fare i conto con effetti negativi sul lavoro nei mesi della pandemia e oltre un quarto (28%) ha perso il lavoro, è stato licenziato o temporaneamente messo in cassa integrazione dalla propria azienda.

LA FASCIA DI ETÀ PIÙ COLPITA


La fascia di età che ha maggiormente subito gli effetti negativi della pandemia sul piano professionale, è quella compresa tra i 18 e i 24 anni, con quasi quattro persone si cinque (78%) alle prese con problemi professionali e due su cinque (39%) con perdita del lavoro, licenziamento o aspettativa presso la propria azienda.

AUMENTA IL LAVORO AGILE


Smart working o lavoro agile. Il concetto del lavoro da remoto, quasi sempre da casa, è lo stesso. Durante i lockdown e le restrizioni imposte dalla pandemia, questa modalità di lavoro è stata largamente utilizzata e sembra destinata a restare anche come modalità nel post Covid. Secondo i dati dallo studio dell’ADP Research Institute, più di due terzi (67%) dei lavoratori pensa di sfruttare contratti di lavoro flessibile nelle proprie aziende, rispetto al poco più di un quarto (26%) del periodo precedente alla pandemia. Il 68% dei lavoratori che ha accettato nuove responsabilità ha ricevuto un aumento di stipendio o un bonus.
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