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L'analisi

Microchip a una svolta storica, ma servono investimenti massicci

Yan Taw Boon, Director of Research, Asia di Neuberger Berman, spiega che la scarsità sul mercato non è dovuta solo ai colli di bottiglia post-pandemia ma soprattutto a una potente evoluzione della domanda

di Virgilio Chelli 9 Giugno 2021 18:00
financialounge -  auto microchip semiconduttori Tecnologia lagging-edge Tecnologia leading-edge TMSC

A parte il caso del portacontainer incagliato a Suez, la grande notizia dell’anno sul fronte degli scambi globali è la scarsità di semiconduttori. Il motivo citato è spesso lo squilibrio tra domanda e offerta e i colli di bottiglia post-pandemia, ma la questione vera è che servono investimenti di lungo termine di ampia portata in un settore che sta attraversando un profondo cambiamento, con la domanda che si evolve e da specializzata e ciclica diventa generalizzata e strutturale. Il potere nella determinazione dei prezzi è forte come non mai e la necessità di investire capitale potrebbe rivelarsi ingente, interessando l’intera catena del valore dei microchip.

UNA SITUAZIONE NON TEMPORANEA


Lo sostiene nelle ‘Prospettive settimanali del CIO’ Yan Taw Boon, Director of Research, Asia di Neuberger Berman, secondo cui l’attuale scarsezza di microchip sul mercato globale non è tanto o solo dovuta a una situazione temporanea causata dall’impennata della domanda di apparecchiature informatiche per lo smart working e di componentistica per auto - causata dalla ripartenza delle economie - e da livelli di produzione ridotti, riconducibili alle limitazioni imposte alla forza lavoro dalla pandemia o, come nel caso dell’Asia, a nuove misure di contenimento.

TECNOLOGIE PIU’ AVANZATE


Boon fa notare che a lamentare le difficoltà di approvvigionamento di semiconduttori è principalmente il settore auto, costretto persino ad arrestare intere linee di produzione. La produzione di auto utilizza chip meno elaborati, i cosiddetti “trailing-edge” o “lagging-edge”, rispetto a quelli per la produzione di smartphone e altri dispositivi intelligenti, come i “leading-edge”, che sono stati privilegiati da ricerca e investimenti negli ultimi anni, lasciando invecchiare e calare gli impianti produttivi di chip destinati proprio all’industria automobilistica. Il vero problema, secondo Boon, è la difficoltà dei produttori di chip a soddisfare la domanda di tecnologia leading-edge, pur avendo dedicato a questo ramo quasi tutta la propria attenzione ed il proprio capitale.

SMART SEMPRE PIU’ SMART


La quantità di silicio presente nei dispositivi di uso comune sta aumentando rapidamente, quelli “smart” diventano sempre più “smart”, e quelli che non lo sono mai stati, come televisori e i frigoriferi, lo stanno diventando. A ogni passaggio di generazione, o “nodo tecnologico”, il settore include nei chip un numero crescente di transistor e quindi una capacità di elaborazione maggiore, richiedendo a ogni passaggio un aumento delle attività di ricerca e sviluppo, maggiori investimenti, nuovo materiale e nuove progettazioni nonché tempo, mediamente 12-18 mesi. Per questo i produttori non sono in grado semplicemente di “aprire i rubinetti della produzione” e soddisfare la domanda di leading-edge.

ECOSISTEMA SEMPRE PIU’ DIGITALIZZATO


Per di più, prosegue l’analisi di Boon, in un ecosistema sempre più digitalizzato e interconnesso, tutto ciò dà vita a un circolo virtuoso, perché ogni nodo tecnologico apre la porta a ulteriori innovazioni e applicazioni, in grado di generare domanda di nuovi chip e affinare ulteriormente le tecnologie. L’esperto di Neuberger Berman fa l’esempio del principale produttore mondiale di chip, la taiwanese TSMC, che quest’anno registrerà una crescita degli investimenti del 50% rispetto all’anno precedente e toccherà i 100 mld di dollari nell’arco del prossimo triennio.

PROBLEMA DI SICUREZZA NAZIONALE


Inoltre, semiconduttori sempre più complessi spingono i governi a sorvegliare sempre di più le produzioni per proteggere la sicurezza nazionale, anche perché un dispositivo su due è un dispositivo di comunicazione. In questo modo si aggiunge un altro collo di bottiglia agli scambi, spingendo grandi paesi come gli USA a localizzare in patria i nuovi impianti. Anche la UE prevede di utilizzare parte del Recovery Fund per raddoppiare la produzione di semiconduttori entro il 2030, la Corea del Sud ha stanziato 450 mld di dollari per produrre chip avanzati, l’India offre più di un miliardo di dollari a chi realizzerà impianti produttivi nel paese, mentre la produzione di chip è centrale nell’ultimo piano quinquennale cinese.

L’EVOLUZIONE DEI CONSUMI


In questo quadro, per la prima volta da anni i produttori beneficiano del potere di determinare i prezzi, ma il cambiamento più marcato è il passaggio del settore da estremamente ciclico a strutturale, per non dire difensivo. L’evoluzione delle abitudini di consumo ha accentuato la tendenza: un tempo Apple era l’unica a firmare contratti di fornitura pluriennali per i chip, mentre oggi è prassi comune. Secondo Boon, è importante ricordare che i cambiamenti avranno ripercussioni lungo l’intera catena del valore di questi materiali. Produrre chip richiede attrezzature specializzate, come quelle fabbricate da ASML per la litografia o Lam Research per l’incisione, la deposizione e la pulizia dei wafer. Inoltre, servono software particolari, per cui alcuni fornitori come Cadence Design Systems, Synopsys e Mentor Graphics di Siemens si stanno concentrando sulla fornitura di strumenti Electronic Design Automation.

OPPORTUNITA’ DI INVESTIMENTO


L’esperto di Neuberger Berman ritiene che buona parte degli investimenti di questo tipo diventerà fondamentale per i produttori. La conclusione è che come qualunque notizia, anche la scarsità di semiconduttori prima o poi abbandonerà le prime pagine, ma non bisogna lasciarsi ingannare. Le difficoltà di approvvigionamento non si risolveranno presto, perché sono conseguenza di rapidi sviluppi in atto sul fronte degli ecosistemi digitali e della situazione geopolitica. Per questo saranno necessari investimenti su tutta la catena del valore dei semiconduttori, che rappresenta oggi uno dei temi di investimento più interessanti.
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