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L'analisi

Lo stimolo fiscale aumenta il divario tra Usa e resto del mondo

Gli esperti di Columbia Threadneedle Investments analizzano l’impatto dell’aumento dell’inflazione nelle principali aree economiche, dagli Stati Uniti al Regno Unito, dall’Unione Europea fino alla Cina

di Virgilio Chelli 7 Giugno 2021 18:00
financialounge -  Adrian Hilton Columbia Threadneedle Investments Domanda repressa Eccesso di risparmio Eurozona inflazione USA

Sul fatto che nel corso di quest'anno si verificherà un aumento quantomeno temporaneo dell’inflazione c’è un vasto consenso. La causa sono ‘gli effetti base’ e il recente rimbalzo dei prezzi dell’energia. L’entità del rialzo dipende tuttavia da una serie di fattori, come ad esempio l’incisività dello stimolo fiscale negli Stati Uniti, dove l'amministrazione Biden ha varato stimoli da 1.900 mld di dollari per rinvigorire la domanda interna. L’impatto sull’inflazione dipenderà in parte da quanto i moltiplicatori dello stimolo saranno determinati dalle restrizioni legate al COVID degli ultimi mesi, il che significa che i consumatori ne spenderanno una parte decisamente inferiore rispetto a quanto avrebbero fatto altrimenti.

IL TEMA DELLA DOMANDA REPRESSA


Sono le considerazioni di Adrian Hilton, Responsabile tassi globali e debito dei mercati emergenti e Edward Al-Hussainy, Analista senior tassi d’interesse e valute, di Columbia Threadneedle Investments, in un’analisi dedicata alle manifestazioni dell’inflazione nelle varie aree del mondo. Un altro aspetto messo in rilievo dai due esperti di Columbia è il concetto di domanda repressa, in particolare negli Stati Uniti, dove i depositi bancari sono cresciuti di tremila miliardi di dollari dall’inizio della pandemia, con circa duemila miliardi di risparmio in eccesso rispetto al normale andamento. Questi risparmi alla fine saranno convertiti in domanda del settore privato, ma non bisogna speculare troppo su quanta domanda repressa possano davvero rappresentare.

L’ECCESSO DI RISPARMIO


Passando all’analisi del Regno Unito, i due esperti di Columbia citano un'indagine di Bank of England secondo cui quasi tutto l’eccesso di risparmio riguarda la fascia in cui si concentra il 40% del reddito, propensa a considerare i risparmi come patrimonio piuttosto che reddito, e quindi meno propensa a spenderli. Uno degli effetti a lungo termine della pandemia potrebbero essere tassi di risparmio più elevati. In ogni caso, per i due esperti di Columbia la modalità di reazione della Fed alle pressioni dell’inflazione è importante: se è pronta a ignorarle come sostiene, probabilmente si getteranno basi più solide per un’inflazione più sostenuta in futuro, mentre se sceglie una stretta, allora aumentano i rischi di soffocare la ripresa.

DIVARIO CON IL RESTO DEL MONDO


L’analisi di Columbia evidenzia poi il divario creato tra gli Stati Uniti e resto del mondo, per lo stimolo fiscale decisamente più ampio, in particolare rispetto all’Europa, mentre in Cina e nei mercati emergenti le dinamiche dell’inflazione sono molto diverse. La Cina riduce lo stimolo proprio mentre gli Stati Uniti lo incrementano, in una traiettoria che nel corso dei prossimi 12-18 mesi potrebbe divergere ulteriormente. In Europa invece la BCE continua ad essere estremamente accomodante e ha nuovamente intensificato il QE, ma non è riuscita a stimolare l’inflazione.

POSSIBILI TENSIONI NELLA BCE


All’interno dell'Unione Europea è inoltre probabile che ci sia una maggiore divergenza d’inflazione nei vari paesi, con una ripresa maggiore in Germania e minore in Europa meridionale, la cui economia dipende dal turismo. Quindi, concludono i due esperti di Columbia, dato che la politica accomodante della BCE proseguirà per tutto il 2021/2022, questa divergenza è destinata ad aumentare e inevitabilmente provocherà alcune tensioni in seno alla banca centrale.
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