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Cosa aspettarsi

Il potenziale di crescita dei mercati emergenti è intatto

Raiffeisen Capital Management non vede la possibilità di una riedizione del 2013, quando l’annuncio dell’uscita dal Quantitative Easing della Fed provocò pesanti cali. Possibile volatilità di breve periodo

di Virgilio Chelli 30 Marzo 2021 21:00
financialounge -  mercati emergenti Raiffeisen Capital Management Scenari volatilità

Il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management non vede al momento alcun motivo per modificare la sua valutazione positiva a medio e lungo termine dei mercati emergenti, soprattutto perché le tendenze al rialzo sono intatte anche dal punto di vista tecnico. Il fatto che nel breve periodo ci possano essere ancora un po' di volatilità e ulteriori lievi correzioni non è considerato in contraddizione con questo approccio e non è in vista nessuna riedizione del 2013, quando l’annuncio dell’uscita dal Quantitative Easing da parte della Fed di Ben Bernanke provocò invece sconquassi.

LA CORRELAZIONE CON TREASURY E DOLLARO


Gli esperti di Raiffeisen prendono atto che il rally azionario nei Paesi Emergenti si è interrotto tra la seconda metà di febbraio e inizio marzo, con le obbligazioni di questi mercati che hanno ceduto significativamente, principalmente a causa del forte aumento dei rendimenti dei titoli di Stato USA, che sono da sempre negativi per le obbligazioni e le azioni dei paesi emergenti, soprattutto perché di solito sono anche accompagnati da un rialzo del dollaro.

OPINIONI DIVERGENTI DEGLI INVESTITORI


Ora molti investitori si chiedono se l'aumento dei rendimenti continuerà e fino a che punto, e che cosa significhi a breve, medio e lungo termine per gli investimenti nei Paesi Emergenti. Le opinioni sono divergenti, mentre per alcuni il potenziale di rialzo dei rendimenti dei Treasury appare “solo contenuto” e la Fed cercherà comunque di limitarlo anche perché l'aumento dell'inflazione nei prossimi mesi sarà temporaneo e “una tantum”, per altri invece è in arrivo un aumento marcato e duraturo dell'inflazione che farà salire ulteriormente anche i rendimenti delle obbligazioni.

TAPERING NEMMENO LONTANAMENTE IN AGENDA


Gli esperti di Raiffeisen Capital Management non credono che i Paesi emergenti rischino uno scenario simile a quello del "tapering" della Fed nel 2013, perché la banca centrale USA ha comunicato molto chiaramente che non ci sarà nessun rialzo dei tassi almeno fino al 2023. E anche un "tapering", cioè un significativo ridimensionamento dei programmi di acquisto di obbligazioni seguito da una riduzione del bilancio della Banca Centrale non è nemmeno lontanamente in agenda per i banchieri centrali, né negli USA, né nella Zona Euro.

FONDAMENTALI MOLTO MIGLIORI DEL 2013


Raiffeisen sottolinea che la maggior parte dei Paesi Emergenti oggi ha fondamentali molto migliori di allora, e a differenza del 2013 si trovano davanti a una ripresa, non alla fine di una fase di boom. Anche ulteriori aumenti dei rendimenti USA sono tutt'altro che certi, secondo il team di Raiffeisen, con diversi motivi che fanno pensare che il grosso dell'aumento dei rendimenti USA sia già alle spalle, nella convinzione che i livelli attuali o leggermente più alti non rappresentino alcuna seria minaccia, né per la congiuntura USA né per i Paesi Emergenti.

RIPRESA MENO SINCRONA DEL PREVISTO


Il team di Raiffeisen ritiene che a livello globale la ripresa non sarà così sincrona come atteso a fine 2020, ma procederà a ondate: prima la Cina, che ha beneficiato del rapido contenimento della pandemia, poi gli USA, che sono molto più avanti di Europa e molti Emergenti nelle vaccinazioni e nella ripartenza. L'aumento dei rendimenti dei Treasury riflette solto il netto miglioramento delle attese di crescita in USA, con Europa e molti Emergenti che seguiranno con qualche mese di ritardo.

RISCHI SOLO DA NUOVI SHOCK ESTERNI


Allo stato attuale, è la conclusione degli esperti di Raiffeisen, questo scenario potrebbe essere messo in pericolo solo da nuovi shock esterni, come ad esempio notevoli passi indietro nel contrasto alla pandemia, causate da mutazioni resistenti ai vaccini, o da gravi escalation geopolitiche, come sempre ad esempio una guerra contro l'Iran e le relative conseguenze per il prezzo del petrolio.
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