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Corporate governance

Ecco le priorità di Allianz Global Investors nel voto alle assemblee degli azionisti

Il potere di voto consente ad Allianz Global Investors di ribadire nelle assemblee degli azionisti le proprie view e aspettative e di salvaguardare e promuovere gli interessi dei clienti grazie al dialogo costante con le aziende

di Leo Campagna 23 Febbraio 2021 21:00
financialounge -  Allianz Global Investors Corporate governance voto

Una persistente netta disparità negli standard di corporate governance tra i diversi Paesi. È quello che emerge dall’analisi annuale, pubblicata da Allianz Global Investors , dei voti espressi nel 2020 su oltre 100.000 proposte avanzate da azionisti e vertici aziendali. La casa d’investimento nel 2020 ha partecipato a 10.183 assemblee degli azionisti (il 6,8% in più rispetto alle 9.532 del 2019) votando contro, rifiutando o astenendosi dal voto su almeno uno dei punti all’ordine del giorno nel 72% dei casi, opponendosi al 23% del totale delle risoluzioni: è la conferma alla fedeltà all’impegno di agire nell’interesse dei clienti valutando ogni singola proposta.

SALVAGUARDARE E PROMUOVERE GLI INTERESSI DEI CLIENTI


“Il voto per delega riveste un ruolo fondamentale nel processo di stewardship (ovvero della gestione responsabile delle risorse) di Allianz Global Investors e risulta essenziale per noi in quanto gestori attivi”, ha dichiarato Matt Christensen, Global Head of Sustainable and Impact Investing, che ha poi aggiunto: ”Esprimiamo i nostri voti dopo le attente ricerche svolte durante l’intero anno e grazie al dialogo costante con le aziende. Il potere di voto ci consente di ribadire nelle assemblee degli azionisti le nostre view e le nostre aspettative, nonché di salvaguardare e promuovere gli interessi dei clienti”.

FOCUS SULL‘APPLICAZIONE DELLE POLITICHE DI REMUNERAZIONE


Nell’ambito delle proposte relative alle politiche di remunerazione, anche nel 2020 l’area di maggior disaccordo, Allianz Global Investors si è opposta al 49% delle risoluzioni inerenti i compensi del management. Le ragioni? Sia l’assenza di obiettivi solidi e ambiziosi a sostegno dei pacchetti retributivi e sia una insufficiente trasparenza circa gli indicatori di performance (KPI) e i target effettivi. “Alla luce dell’impatto della pandemia su voto per delega e attività di engagement, il 2021 dovrebbe rivelarsi un importante anno di test per l’applicazione delle politiche di remunerazione, per quanto riguarda, in particolare, i piani di incentivazione con stock option, la determinazione degli obiettivi e la verifica che i pacchetti riflettano le variazioni delle prospettive economiche per effetto del Covid”, ha specificato Christensen.

L’OBIETTIVO DI RIDURRE I RISCHI AMBIENTALI E SOCIALI


Il manager di Allianz Global Investors, sottolineando l’obiettivo di ridurre i rischi ambientali e sociali come parte integrante del programma di stewardship aziendale, rivela che sono state appoggiate quasi il 90% delle proposte volte a migliorare l’informativa su cambiamento climatico e sostenibilità: percentuale che sale al 100% per le proposte aventi come oggetto l’impatto sull’ambiente. Al 95%, invece, la quota di voti favorevoli nell’ambito delle risoluzioni tese al miglioramento degli standard o delle politiche aziendali in materia di diritti umani.

CORPORATE GOVERNANCE, UK AL PRIMO POSTO, GIAPPONE E USA INDIETRO


Infine, permangono notevoli preoccupazioni circa la solidità e gli equilibri in seno a numerosi CdA. Allianz Global Investors ha infatti espresso voti contrari durante le assemblee di diverse società in cui il CdA e/o i suoi comitati mancavano di indipendenza per via del mandato di lunga durata degli amministratori, oppure poiché i membri del consiglio erano rappresentanti degli azionisti di maggioranza. Appoggiate, invece, le risoluzioni degli azionisti in materia di corporate governance, votando a favore del 100% delle proposte volte a richiedere l’indipendenza del Presidente del CdA. Da segnalare, a questo proposito, che per il quarto anno consecutivo, il Regno Unito è al primo posto per quanto riguarda gli standard di corporate governance, mentre Giappone e Stati Uniti restano indietro.
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