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Debito pubblico, perché con Draghi lo Stato può risparmiare 2,5 miliardi

L’ultima asta del Tesoro ha fatto registrare un’emissione record da 14 miliardi di euro, crollano i tassi di interesse. Ecco perché è un bene per lo Stato che, con il trend al ribasso sui tassi per il 2021, potrebbe finanziarsi quasi a zero

di Fabrizio Arnhold 18 Febbraio 2021 12:53
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Nell’ultima asta il Tesoro ha emesso due Btp: un decennale con scadenza nell’agosto del 2031 per 10 miliardi di euro e un trentennale indicizzato all’inflazione per 4 miliardi. Totale 14 miliardi, ossia emissione record sul mercato in un’unica soluzione. Da primato anche la domanda da 134 miliardi di euro, poi scesa a 82 miliardi in totale.

SCENDONO I RENDIMENTI


Il nuovo Btp decennale con scadenza nell’agosto 2031 è stato emesso al tasso di interesse di 0,604%, il trentennale al tasso di 0,177%. E i premi di emissioni sono stati praticamente azzerati. Cosa significa? Che lo Stato risparmia soldi perché deve pagare meno di interessi a chi ha comprato il suo debito. A proposito, gli investitori sono soprattutto stranieri: il 35% del Btp decennale e il 55% di quelli trentennale. Questa è un’altra buona notizia perché segno di fiducia nel Paese.

EFFETTO-DRAGHI


Da quando Mario Draghi ha preso la guida del governo, lo spread ha fatto registrare un calo sostanziale, vicino ai minimi del 2011, e sui titoli di Stato italiani la domanda si è rafforzata di molto. Collocare bond governativi a tasso (quasi) zero significa far risparmiare molti soldi allo Stato. Sì ma quanto? Oltre i 2 miliardi di euro, prendendo come riferimento gli ultimi tassi dei Btp emessi, nella gestione di un debito pubblico che tocca i 2mila e 200 miliardi.

QUANTO RISPARMIA LO STATO


Guardando ai dati del Mef relativi alle ultime emissioni, emerge che il rendimento medio ponderato all’emissione registrato dai titoli italiani, tra Bot e Btp, a gennaio è stato pari allo 0,06%. Un solo mese non è indicativo ma può fornire una tendenza. Nell’arco dell’anno il Tesoro collocherà nuovi titoli per circa 500 miliardi di euro, con un esborso inferiore di quasi 2 miliardi e mezzo. Sempre ipotizzando un tasso medio in linea con le ultime emissioni. C’è da osservare che, il calo dei tassi, è cominciato già la scorsa primavera, a seguito di acquisti massicci da parte della Bce per far fronte all’emergenza sanitaria.

A QUANTO AMMONTA IL DEBITO PUBBLICO


La crisi da coronavirus ha fatto lievitare il debito pubblico italiano. Secondo i dati della Banca d’Italia, al 31 dicembre 2020, il debito delle Amministrazioni pubbliche era pari a 2.569,3 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 2.409,9 miliardi (134,7 per cento del Pil). L’anno scorso il debito è cresciuto di quasi 160 miliardi, ma la crisi pandemica ha richiesto sforzi e interventi straordinari, tra ristori e sussidi, che sono costati circa 108 miliardi di euro. E anche nel 2021 il deficit è destinato a salire, in attesa di una ripresa dell’economia nel post-Covid.

IL PATTO DI STABILITÀ E RECOVERY FUND


La partita del futuro si gioca tra Patto di stabilità e Recovery Fund. Nell’Unione europea c’è chi preme per tornare a regole fiscali più rigide, sospese causa Covid, mentre i Paesi del Sud attendono i primi fondi del Recovery per dare ossigeno all’economia. Il Patto di stabilità è uno dei capisaldi su cui si base la politica di bilancio dei Paesi Ue. Si tratta di un accordo tra i Paesi membri dell’Unione europea e richiede il rispetto di alcuni parametri di bilancio: il deficit pubblico (ossia la differenza tra entrate e uscite, comprese le spese per interessi) non deve superare il 3% del Pil; il debito pubblico (che non è altro che la somma di tutti i prestiti in atto a favore delle pubbliche amministrazioni) non deve superare il 60% del Pil. Evidentemente l’Italia è ancora molto distante dal centrare questo parametro, con il debito pubblico che vale il 134,7 per cento del Pil. E per questo il Patto di stabilità prevede, in alternativa, la necessità di dimostrare “un calo a un ritmo soddisfacente”. Significa che “il divario tra il livello del debito di un Paese e il riferimento del 60% deve essere ridotto di un ventesimo all'anno”, calcolato come media di un triennio. Nel caso i limiti non siano rispettati, la Commissione Ue può far partire la procedura di infrazione.

COME SI FINANZIA LO STATO


Se le spese sono superiori alle entrate, lo Stato ha bisogno di reperire risorse. Lo può fare aumentando la tassazione, può pensare di ridurre le spese intervenendo con la spending review, vendere una parte di patrimonio mobiliare oppure dismettere immobili. La forma più importante di finanziamento è il collocamento di titoli sul mercato finanziario. Lo Stato offre un tasso di interesse per un certo lasso di tempo per ottenere denaro per compensare le uscite. Detto in altre parole, lo Stato si indebita per far fronte alle spese. E anche per questo, farlo a tassi di interesse più bassi, significa risparmiare soldi, senza gravare ulteriormente sul debito pubblico.
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