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Riforma fiscale

Confindustria: "Irpef fatta da Frankenstein” e punta su meno tasse sopra i 28mila euro

"Con l'Irpef attuale un dipendente che cerca di guadagnare un euro in più finisce col trovarsi in tasca pochi centesimi”. E sull’Irap: “Occasione storica per eliminarla del tutto”

di Fabrizio Arnhold 12 Febbraio 2021 14:33
financialounge -  Confindustria daily news Emanuele Orsini irpef riforma fiscale tasse

“Oggi l’Irpef sembra uscita dal bisturi del Dr. Frankenstein: parti estranee e incoerenti, tenute l'una all'altra solo dal filo ideale di tassare il reddito personale”. A dirlo è il vicepresidente di Confindustria per il credito, la finanza e il fisco, Emanuele Orsini, ascoltato dalle commissioni Finanze di Senato e Camera sulla riforma dell’Irpef.

FISCO PROGRESSIVO


Si continua a discutere di tasse, tanto che il fisco ricopre un ruolo di rilievo nel programma del futuro governo di Mario Draghi. E proprio il premier incaricato, atteso in serata al Quirinale per sciogliere la riserva, ha parlato nei giorni scorsi di fisco “progressivo”, chiudendo alla possibilità di un’aliquota unica e della flat tax.


I REDDITI FINO A 28MILA EURO


Che in Italia la pressione fiscale sia alle stelle non è certo una novità. Orsini rileva che “con l'Irpef attuale un dipendente che cerca di guadagnare un euro in più finisce col trovarsi in tasca pochi centesimi o, al limite, col peggiorare la propria situazione complessiva, perdendo bonus e detrazioni. Per un lavoratore dipendente l'aliquota marginale effettiva sopra i 28mila euro è di oltre il 31% (quella legale e' del 27%)”.

TRA I 35MILA E 45MILA EURO


Le attuali aliquote penalizzano fortemente i redditi medi, con scatti molto ampi. “Tra i 35mila e i 45mila euro il prelievo effettivo arriva al 61%, a fronte di un’aliquota legale del 38%”, continua il vicepresidente di Confindustria per il credito, la finanza e il fisco. Inoltre sono "troppe le eccezioni all'Irpef. I regimi sostitutivi vanno valutati uno ad uno e quelli che intendiamo mantenere vanno almeno coordinati col regime normale”.

ABOLIRE L’IRAP


Per Confindustria, l’Irap è “un’imposta che ha fatto il suo tempo” e dopo la cancellazione temporanea dei versamenti per l’imposta dovuta nel 2020, “il legislatore ha un’occasione storica per eliminarla del tutto”, precisa Orsini che prevede in tal caso “enormi benefici in termini di semplificazione e attrazione di nuovi investimenti”.

PROGETTO DI RIFORMA


Servirebbe un progetto di riforma fiscale complessivo e che non riguardi solo l’Irpef: “ci vuole tempo, le riforme non si fanno con la decretazione d’urgenza"; le risorse oggi ammontano, in media, a soli 2 miliardi l'anno nel 2022 e 2023. "Sono risorse esigue”, afferma Orsini. "Recuperare risorse dall'evasione va bene, ma non offre garanzie. Servirà rimodulare il prelievo nelle imposte e tra le imposte del sistema fiscale".
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