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La sfida

Amundi: Trump o Biden? Negli Usa cambia poco, in Europa molto

Secondo gli esperti Ken Taubes e Didier Borowski in ogni caso ci sarà una consistente spesa pubblica. Per la UE preferibile Biden, mentre il dollaro potrebbe indebolirsi

di Virgilio Chelli 8 Ottobre 2020 17:30
financialounge -  Didier Borowski donald Trump Elezioni Usa 2020 Ken Taubes

Nonostante i sondaggi diano il candidato democratico Biden in vantaggio sul presidente Trump, la cautela è raccomandabile, anche sulla scorta dell’esperienza del 2016, e l’esito delle elezioni del 3 novembre resta incerto, con la possibilità di lunghi conteggi e riconteggi che potrebbero persino portare a una ‘contingent election’ vale a dire scelta affidata al congresso, prevista dalla Costituzione ma mai successa dal 1837. Una vittoria di Biden non cambierebbe molto per economia e mercati USA, ma farebbe la differenza in Europa, che sarebbe avvantaggiata dal ritorno al multilateralismo.

GRANDE CAUTELA SUI SONDAGGI


Sono le conclusioni di un dibattito sulle prospettive del dopo elezioni in America e nel mondo organizzato da Amundi, condotto da Lisa Jones, CEO and President of US and Head of Americas di Amundi Pioneer, che ha fatto da moderatrice tra Ken Taubes, CIO US di Amundi Pioneer, e Didier Borowski, Head of Global Views di Amundi, a cui Financialounge.com ha avuto accesso. Per quanto riguarda l’esito del voto, l’indicazione emersa è che la leggera correzione dell’azionario americano a settembre potrebbe aver prezzato una vittoria di Biden, ma la corsa resta molto incerta e i sondaggi sono da prendere comunque con le molle, vista l’esperienza del 2016.

I VOTI CHE CONTANO SONO NEL COLLEGIO ELETTORALE


Taubes in particolare ha sottolineato che non essendo in USA decisivo il voto popolare, ma quello dei collegi elettorali, bisogna tenere d’occhio gli stati chiave e in bilico, non escludendo la possibilità di lunghi conteggi dei voti, anche per l’ampio ricorso al voto postale, ed evocando persino la possibilità, prevista dalla Costituzione americana, di una Contingent Election. In questa evenienza il presidente viene scelto dalla Camera dei rappresentanti e il vice dal Senato con un particolare meccanismo di voto, nel caso in cui nel Collegio Elettorale, che è quello per il quale votano gli americani, non emerga una maggioranza assoluta. Non succede dal 1837 ma è una possibilità, anche se remota.

BIDEN PRESIDENTE POSITIVO PER L’EUROPA


In generale gli esperti di Amundi hanno sottolineato che all’orizzonte ci sono comunque ingenti programmi di spesa pubblica, con sullo sfondo una Federal Reserve che non mancherà di dare il suo supporto tenendo i tassi bassissimi e a lungo, e consentendo così al bilancio federale di sopportare il peso di un deficit e di un debito elevati. Se in casa americana non dovrebbe cambiare molto, non è così per l’Europa. Borowsky ha infatti spiegato che una conferma di Trump sarebbe foriera di nuove tensioni, soprattutto di natura commerciale, mentre una presidenza Biden riaprirebbe al multilateralismo, a tutto vantaggio delle economie e dei mercati del vecchio continente.

BENE BORSA E CREDITO, DOLLARO VISTO DEBOLE


Infine le valutazioni sulle prospettive dei mercati americani, sia azionario che del credito, e del dollaro. Secondo Taubes le azioni di Wall Street non sono da considerare particolarmente costose, se si tiene conto del valore medio degli indici. Ci sono stati forse eccessi su alcuni segmenti, in particolare i titoli growth, ma altri, come il comparto value, sono rimasti indietro ed hanno spazio per recuperare. Taubes vede bene anche il mercato del credito, in un circolo virtuoso con quello immobiliare di tipo residenziale, che sta tirando e alimenta così la richiesta di mutui. Per quanto riguarda il dollaro, dovrebbe rimanere debole nel medio termine, a causa del riemergere dei deficit gemelli e del rapporto debito/PIL in aumento, insieme all'impegno di lungo termine da parte della Fed di mantenere i tassi prossimi allo zero. Se le probabilità di una rielezione di Trump dovessero salire, potremmo vedere il dollaro apprezzarsi temporaneamente sulla base dei timori legati alle prospettive di maggiori tensioni commerciali e di una maggior incertezza geopolitica.
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