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Ripresa più vigorosa?

"Il rialzo delle Borse potrebbe proseguire anche nel secondo semestre"

Nella sue considerazioni di metà anno, Luca Tobagi (Invesco) non esclude che i mercati finanziari possano continuare a vivere una vita più autonoma del solito dall’andamento dell’economia reale

di Leo Campagna 28 Luglio 2020 11:31
financialounge -  azionario borse Invesco Luca Tobagi mercati Scenari

Le performance dei principali indici di Borsa alla fine del primo semestre di quest’anno potrebbero ingannare. Per esempio, l’S&P 500 di Wall Street, che può essere considerato il mercato-guida globale, ha chiuso a fine giugno in calo di ‘soli’ quattro punti percentuali rispetto al valore di inizio anno. Tuttavia, mentre tra il primo gennaio e il 23 marzo aveva accumulato perdite del 30,7%, da quel minimo al 30 giugno ha messo a segno uno straordinario +38,5%.

STIMOLI MONETARI E FISCALI SENZA PRECEDENTI


Siamo di fronte a un ottimismo irrazionale oppure i mercati stanno correttamente anticipando una ripresa molto vigorosa? “In generale, la mia opinione è che gli stimoli senza precedenti immessi nell’economia e nel sistema finanziario globale possano consentire ai mercati di vivere una vita più autonoma del solito dall’andamento dell’economia reale”, fa sapere Luca Tobagi, CFA – Investment Strategist, Product Director di Invesco nell’analisi sui mercati ‘T con Zero’ di luglio.

I PARALLELISMI CON IL 1998 E IL 1999


Per l’esperto, alla luce di uno scenario di base che, soprattutto nel breve e medio periodo, sembra improntato ad una debolezza diffusa, il contributo degli interventi di politica fiscale e monetaria, potrebbero permettere di alimentare le aspettative di ripresa sostenendo le quotazioni dei titoli finanziari. “Se fosse così, allora potrebbe essere interessante osservare la dinamica di alcuni cicli di mercato passati, per notare eventuali parallelismi” commenta Tobagi che, osservando l’andamento del 2020 dal picco di fine febbraio, nota somiglianze con quello del 1998 e 1999 (grafico 1).



Grafico 1: S&P 500: performance dal picco 1998, 1999, 2000 e 2020 (indice picco dell’anno=100). Fonte: Bloomberg, 14 Luglio 2020

DIFFERENZE RILEVANTI, SIA A LIVELLO TECNICO CHE NEI FONDAMENTALI


Sia nel 1998 che l’anno successivo l’S&P 500 ha chiuso a dicembre su livelli superiori al picco precedente. Detto questo, affiorano però differenze rilevanti sia tecniche che legate ai fondamentali. In primis l’S&P 500 né nel 1998 né nel 1999 aveva perso il 20 o più per cento nella correzione: in pratica, non è entrato in quello che tecnicamente viene definito bear market. Inoltre le valutazioni, sebbene non basse, erano su livelli meno alte di oggi. Infine, mentre l’economia statunitense quest’anno è scivolata in recessione, in quei due anni aveva continuato la propria crescita. “Tuttavia, sebbene i fondamentali macroeconomici non siano favorevoli, le valutazioni siano ricche e la stagione degli utili riportati dalle aziende non sia iniziata in modo entusiasmante, non è detto che il movimento rialzista dei mercati azionari degli ultimi 2-3 mesi non possa proseguire”, puntualizza Tobagi.

UNO SLANCIO NEL SECONDO SEMESTRE NON È IMPOSSIBILE


L’esperto di Invesco, ricorrendo ad una metafora calcistica, vede il passivo del ‘primo tempo’ dell’anno finanziario, che minacciava di essere una goleada irrecuperabile, ricondotto ad un livello gestibile. E, aggiunge Tobagi, pensare di pareggiare o di ribaltare il risultato nel ‘secondo tempo’ richiede ottimismo, ma non sforzi straordinari di fantasia. D’altra parte, come recita una celebre massima attribuita da alcuni, con molti dubbi, a John Maynard Keynes, “i mercati possono rimanere irrazionali più a lungo di quanto tu puoi essere solvibile”.
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