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Il Quantitative Easing pronto a esordire anche nei mercati emergenti

Per la prima volta nella loro storia i mercati emergenti stanno considerando il Quantitative Easing: gli esperti di Pictet AM esaminano le misure di stimolo monetario finora adottate e i rischi ad esse associati

di Virgilio Chelli 4 Maggio 2020 15:43
financialounge -  cina daily news india mercati emergenti Pictet Asset Management quantitative easing

La crisi indotta dalla pandemia sta spingendo per la prima volta nella loro storia i mercati emergenti a considerare il Quantitative Easing, vale a dire le misure eccezionali di stimolo monetario introdotte in occasione della Grande Crisi dalla Fed e poi dalle altre banche centrali dei paesi sviluppati. Uno degli effetti della crisi provocata dal Covid-19 sulle economie dei mercati emergenti è stata la brusca crescita degli spread di credito, a cui le banche centrali hanno reagito con l’introduzione di differenti misure, compreso il QE, che è una novità assoluta per questi paesi.

DIVERSI PAESI EMERGENTI SI STANNO MUOVENDO


Il Monitor dei mercati emergenti di Pictet AM, curato da Anjeza Kadilli, Senior Economist e Kiran Nandra, Senior Product Specialist, esamina le misure annunciate finora e i rischi associati. Ad oggi, secondo l’analisi di Pictet AM, Cile, Colombia, Repubblica Ceca, Ungheria, Indonesia, Israele, Filippine, Polonia, Romania e Sudafrica hanno annunciato misure di Quantitative Easing per affrontare la crisi, mentre altri Paesi stanno pensando di adottarne. Ma in Brasile, ad esempio, occorre una modifica alla Costituzione, a testimonianza del carattere eccezionale che queste misure hanno nell’ambito dei Mercati Emergenti.

UTILIZZO DEL QE MIXATO CON STRUMENTI MONETARI TRADIZIONALI


Ciò che rende diverso il Quantitative Easing dei mercati emergenti da quello delle economie sviluppate, secondo gli esperti di Pictet AM è il fatto che l’obiettivo delle misure è migliorare la liquidità e mantenere il buon funzionamento dei mercati, con importi associati ai programmi di acquisto finora limitati, soprattutto in relazione al PIL, anche se con forte valenza simbolica. Nello scenario attuale, la previsione è che buona parte dei paesi utilizzerà il QE insieme a strumenti più convenzionali.

L’ESEMPIO DELLE FILIPPINE


Gli esperti di Pictet AM fanno l’esempio della Banca Centrale delle Filippine, che dopo due tagli dei tassi di 25 e 50 punti base a febbraio e marzo ha annunciato un pronti contro termine su titoli di Stato e ridotto drasticamente il coefficiente di riserva obbligatoria per le banche da 600 a 400 punti base, mentre ha anche trasferito 20 miliardi di PHP a titolo di anticipo sui dividendi al governo centrale per combattere il COVID-19.

UN TEST IMPORTANTE PER LA FIDUCIA DEGLI INVESTITORI


Secondo Pictet AM i nuovi programmi di QE testeranno la fiducia degli investitori nelle banche centrali nel momento in cui queste riducono di fatto i costi di finanziamento per i governi e le aziende, contribuendo a innalzare l’inflazione se necessario. Il primo test consisterà nel chiarire portata e durata dei programmi di QE, ma anche dalla capacità di continuare a garantire l’indipendenza dai rispettivi governi.

“Petrolio, solo una netta ripresa della domanda globale, partendo dalla Cina, può stabilizzare i prezzi”


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VANTAGGI CERTI NEL BREVE TERMINE


Un vantaggio per i mercati emergenti è che il QE è più efficiente se i tassi non sono negativi, che è il caso della maggior parte dei Paesi Emergenti. Pictet AM sottolinea che tempi difficili richiedono comunque misure drastiche, come il QE che i Mercati Emergenti stanno introducendo per la prima volta, che presentano vantaggi nel breve termine, ma anche ricadute negative nel lungo termine, se mal gestite.

L’INDIA HA PIÙ MARGINI DI MANOVRA


Gli esperti di Pictet AM fanno anche il caso della Reserve Bank of India, che finora si è limitata a tagliare di 75 punti i tassi, sospendere temporaneamente il pagamento dei mutui e abbassare il coefficiente di riserva, ma che ora potrebbe fare di più. La rupia infatti ha tenuto relativamente bene, anche perché l’India è molto poco esposta sul debito estero/PIL con un rapporto altamente gestibile di circa il 20%.

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