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Il mistero dell’app Immuni, perché non se ne parla più per la fase 2?

Nel discorso di Conte sulla graduale riapertura del Paese non c’è stato alcun cenno all’app di tracciamento Immuni: sul futuro del digital tracing modello italiano pesano i dubbi su privacy, obbligatorietà ed efficacia

di Antonio Cardarelli 27 Aprile 2020 16:56
financialounge -  bending spoons coronavirus digital tracing immuni

A metà aprile era stata scelta, pochi giorni dopo il commissario Arcuri l’aveva definita “l’unica alternativa alle misure di contenimento”, la scorsa settimana lo stesso Arcuri ha ribadito che non sarebbe stata obbligatoria. Ma nel discorso del premier Conte sulla fase 2, sulla graduale riapertura dell’Italia, dell’app di tracciamento Immuni… non c’è traccia.

NESSUN RIFERIMENTO A IMMUNI


Una battuta fin troppo scontata per sottolineare la rumorosa mancanza di riferimenti all’app scelta dal Governo – almeno così sembrava – per combattere il coronavirus a suon di dati, con una applicazione da scaricare sugli smartphone in grado di far dimenticare l’autocertificazione cartacea e metterci sullo stesso piano di Cina e Corea del Sud. Ma dopo il discorso di domenica sera di Giuseppe Conte i dubbi che già circolavano su privacy, obbligatorietà ed effettiva efficacia di “Immuni” sono diventati molto concreti.

Coronavirus: come funziona “Immuni”, l’app scelta dal governo per tracciare la popolazione


Coronavirus: come funziona “Immuni”, l’app scelta dal governo per tracciare la popolazione





APP GIÀ PRONTA


L’azienda milanese scelta dal Governo per sviluppare l’app, sia chiaro, ha fatto il suo dovere in pieno. A quanto pare, infatti, l’applicazione messa a punto da Bending Spoons è già pronta per essere messa sugli store. La frenata è tutta politica, almeno stando alle indiscrezioni che rimbalzano nei palazzi romani.

IL NODO OBBLIGATORIETÀ


Una frenata che arriva proprio nella fase in cui un sistema di tracciamento digitale sarebbe estremamente utile. I primi dubbi riguardano proprio il mancato obbligo di scaricare un’app che, data natura e funzione, per essere efficace dovrebbe essere utilizzata da almeno il 70% della popolazione. Senza dimenticare, inoltre, l’accelerata improvvisa di colossi come Google e Apple per le rispettive tecnologie di tracciamento.

LA QUESTIONE PRIVACY


L’altro nodo è il rispetto della privacy. Nel rispetto delle indicazioni arrivate dall’Unione europea, l’app italiana garantisce l’anonimato e funziona con tecnologia bluetooth, quindi non prevede la geolocalizzazione. Ma se non si conosce il nome della persona positiva, è praticamente impossibile ricostruire la rete di contatti e mettere in atto un isolamento valido. Senza dimenticare poi un altro dubbio che assilla il Governo: quello dei falsi positivi, che in tema di app rischierebbero di isolare persone sottoposte a test in realtà poco affidabili.

ASSENZA DI CERTEZZE


Riassumendo: i dubbi sull’app “Immuni” sono diversi e ancora da chiarire. L’assenza di riferimenti all’app nel discorso di Conte ha reso le perplessità ancora più pesanti. E a meno di una settimana dalla parziale riapertura dell’Italia i cittadini non sanno ancora se dovranno (o potranno) aggiungere immuni sulla schermata dello smartphone.
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