Contatti

Nathan Sheets

La sfida del prossimo decennio sarà la demografia

La diminuzione della popolazione in età lavorativa, unita al rallentamento dell’economia cinese, porterà a una decelerazione della crescita globale nei prossimi dieci anni: un fenomeno al quale gli investitori non possono trovarsi impreparati

di Chiara Merico 31 Dicembre 2019 14:42

Tra i fattori che nei prossimi anni potrebbero avere un impatto significativo sui mercati senza dubbio va considerato l’aspetto demografico, come spiega un’analisi di Nathan Sheets, chief economist di PGIM Fixed Income, gestore delegato di Pramerica Sgr.

CRESCITA IN RALLENTAMENTO


“Con il rallentamento della crescita in Cina e una decrescita della popolazione in età lavorativa, gli investitori dovranno farsi trovare pronti a una eventuale decelerazione della crescita globale nel prossimo decennio”, nota l’esperto. Dopo un picco di oltre il +4% nel 2017, il trend si è attestato intorno al +3%, ben al di sotto della media ventennale di quasi il +3,7%.

CALO DI SPREAD E RENDIMENTI


Secondo Sheets, “questo scenario sarà accompagnato in futuro da una bassa inflazione, da banche centrali inclini allo stimolo e da tassi di interesse bassi anche sul lungo periodo. Tutto ciò, probabilmente, porterà a un conseguente calo degli spread e dei rendimenti, causato da un precedente acquisto massivo di strumenti ad alto rendimento da parte degli investitori”.

BASSA VOLATILITA’


Gli aspetti puramente economici di questo contesto inducono l’economista a prevedere un periodo prolungato di bassa volatilità. Tuttavia, aggiunge, “le implicazioni politiche meritano una debita riflessione”. Tra gli aspetti problematici Sheets cita “l'aumento delle dispute intergenerazionali, poiché i lavoratori più giovani oppongono resistenza all’introduzione di tasse più elevate, necessarie per finanziare la spesa previdenziale di una popolazione che invecchia”.

AVVERSIONE AL RISCHIO


Inoltre, precisa l’esperto, “le nuove generazioni potrebbero avanzare richieste per soddisfare le spese di prima necessità. Questa commistione di fattori potrebbe aumentare il rischio che si verifichino, al contempo, un incremento del debito pubblico e una situazione di instabilità politica. Dal punto di vista dei mercati, questo probabilmente rafforzerebbe atteggiamenti di risk-off e aumenterebbe la domanda di beni rifugio”.

CRESCITA PIU’ LENTA DELLA FORZA LAVORO


L'invecchiamento della popolazione si tradurrà, quasi per definizione, in una crescita più lenta della forza lavoro. E questi meccanismi, sottolinea Sheets, “difficilmente invertiranno il rallentamento demografico, dando così luogo a una crescita economica a sua volta col freno a mano. A ciò si aggiunge il fatto che le famiglie composte da soggetti in pensione spendano meno di quelle in età lavorativa. Da qui, una crescita più debole dei consumi e della domanda aggregata”.

MERCATI EMERGENTI PIU’ DINAMICI


Alcuni Paesi assorbiranno il rallentamento della crescita meglio di altri. “Molte delle economie dei mercati emergenti continueranno a registrare una crescita della popolazione in età lavorativa sensibilmente positiva e, più in generale, un’auspicabile crescita economica”, spiega l’economista, citando a esempio l'India. Per Sheets “è probabile che tali Paesi appaiano sempre più dinamici rispetto al resto del mondo e, quindi, attirino un maggiore interesse da parte degli investitori. La domanda che ne consegue è se i loro sistemi finanziari siano in grado di intermediare un potenziale aumento dei flussi di investimento”.

Da Pramerica Sgr l’investimento che aiuta a dissetare il pianeta


Da Pramerica Sgr l’investimento che aiuta a dissetare il pianeta






CONTINUA LA FRENATA CINESE


Un altro Paese al centro delle riflessioni dell’esperto è la Cina, la cui crescita dovrebbe calare “al di sotto del 6% nei primi anni del decennio e scendere a circa 4,5% entro la fine della decade”. Un rallentamento che non viene letto come “un segnale di particolare vulnerabilità”, ma piuttosto riflette la realtà dell'attuale maturazione economica del Paese”. Con l'aumento del Pil pro capite e l'evoluzione dell'economia sul fronte tecnologico, le risorse economiche vengono impiegate in modo più efficiente, e di conseguenza le possibilità di ulteriori miglioramenti diventano più limitate e l’andamento della crescita che deriva da tali possibilità è naturalmente moderato. Certamente, nota l’esperto, “se gli squilibri ben documentati dell'economia cinese perturbassero in qualche modo la crescita economica del Paese, ciò comporterebbe ulteriori rischi al ribasso”.

LA CINA DIVENTERA’ UNA FONTE DI DOMANDA


Tuttavia, questo fenomeno ha anche aspetti positivi. Secondo Sheets, infatti, “parte delle pressioni economiche e sociali che sono sorte in alcuni Paesi a seguito della rapida integrazione della Cina nell'economia globale potrebbero iniziare a placarsi dal momento che il suo tasso di crescita è in flessione”. Per questo, “quando anche i consumi si adegueranno a questo nuovo trend, è verosimile aspettarsi che crescano le importazioni del Paese che, nel lungo periodo, dovrebbe diventare una fonte di domanda affidabile per l'economia globale, non solo una fonte di maggiore concorrenza e offerta”.
Share:
Trending