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Ex Ilva, Italia Viva a Financialounge.com: se Mittal va via, si fa causa e si va da Jindal

Ex Ilva, l'intervento di Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, che rilancia lo scudo penale. Si riaffaccia l'ipotesi  del gruppo indiano Jindal

di Redazione 7 Novembre 2019 11:23
financialounge -  acciaio ilva

“Non tocca a Italia Viva cercare una nuova cordata ma se Mittal fa recesso, gli si fa causa, con penali onerosissime, e si va dal secondo in graduatoria”. È perentorio Davide Faraone, presidente dei senatori del partito guidato da Matteo Renzi e a Financialounge.com aggiunge: “Tra chi difende le istituzioni e chi difende un privato Italia Viva sta dalla parte delle istituzioni e dell'Italia, in difesa dei lavoratori e a tutela del polo siderurgico più importante d'Italia e potenzialmente strategico in Europa”.

TOGLIERE ALIBI A ARCELORMITTAL, SÌ A SCUDO PENALE


La posizione del neopartito di Matteo Renzi per salvare il polo dell’acciaio italiano è abbastanza chiara e si è delineata ancora di più dopo l’incontro che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha avuto a Palazzo Chigi con ArcelorMittal. Se, infatti, il problema è legato allo scudo penale il numero uno dei senatori di Italia Viva ribadisce: “Vogliamo togliere l’alibi a Mittal e quindi, per scongiurare la chiusura del polo siderurgico di Taranto, strategico per il Paese, e salvare i 20mila posti di lavoro in ballo, è stato presentato un emendamento al dl fiscale da parte della nostra Raffaella Paita sulla reintroduzione dello scudo penale, già inserito in uno dei dodici decreti per salvare Ilva fatti durante governo Renzi”. “Adesso le cose si fanno chiare e nette – spiega ancora Faraone - chi vuole salvare Ilva voti il nostro emendamento, chi invece polemizza, trova scuse, rilancia accuse e perde tempo, dimostra solo di non voler fare gli interessi dell'Italia”. Se poi neanche questo passaggio parlamentare dovesse andare in porto allora rimarca l’esponente di Italia Viva “si deve passare al secondo in graduatoria che aveva presentato un’offerta per l’Ilva”. Tradotto: la cordata che vede in testa il gruppo indiano Jindal.

OGGI PRESIDENTE JINDAL A PIOMBINO, NON SI SBILANCERA’ SU ILVA


Quello che è certo è che proprio questa mattina Sajjan Jindal, presidente e amministratore delegato del gruppo siderurgico indiano JSW, arriverà in Italia e sarà a Piombino dove il suo gruppo ha rilevato le ex acciaierie Lucchini. Ma non è detto che si sbilancerà su Ilva, anzi c’è chi, come il governatore della Toscana, Enrico Rossi ha smentito la versione che il gruppo indiano fosse ancora interessato a Taranto, una mossa forse dettata anche dal fatto che il suo interesse principale adesso sia proprio quello di rilanciare il polo industriale di Piombino. Rossi ha spiegato di aver avuto modo di parlare con la dirigenza di Jindal e che "loro confermano" il piano di rilancio dell'acciaieria “pure in un quadro particolarmente preoccupante, perché dopo i dazi di Trump l'acciaio non tira così come qualche tempo fa, e l'acciaio, mi spiegano, è una cosa particolare, perché se tira si fa tanti soldi, se va sotto un certo livello ci si rimette tanti soldi, quindi noi solleciteremo Jindal”.

L'ex Ilva è l'ultima vittima dei dazi di Trump?


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INTANTO È CONFINDUSTRIA A CRITICARE, BOCCIA: SENZA REGOLE GLI INVESTITORI SCAPPANO


Dopo un breve periodo di pace armata Confindustria è tornata a criticare il governo. Non è piaciuta la gestione del dossier Ilva e il numero uno degli industriali è stato piuttosto netto: "Non si possono fare provvedimenti prescindendo da questi effetti, altrimenti gli investitori internazionali si spaventano e scappano”. Sull'ipotesi di una nuova cordata per salvare lo stabilimento Boccia sembra essere scettico: "Non so quando la si trova e chi paga tutti questi lavoratori. Il problema è chi paga. C'è qualcuno in questo paese che prescinde dalle risorse, a meno che non voglia battere moneta e pagare direttamente da solo". La speranza è che si arrivi a una soluzione. Fatto questo, il governo dovrà "ripartire" dalla cultura del lavoro. Perché in un Mezzogiorno in recessione il primo obiettivo "dovrebbe essere l'incremento e la tutela dell'occupazione". "Su questo invochiamo buonsenso – ha concluso il numero uno degli industriali - Se si tira troppo la corda e si fanno scappare gli investitori non c'è solo un danno per il territorio e la siderurgia, ma anche per l'immagine del Paese, che invece di attrarre investitori li fa scappare".
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