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Fondo Inps verso il rosso, Tfr a rischio? Fornero: “Operazione miope”

Il fondo Tfr gestito dall'Inps in 12 anni ha speso oltre la metà delle sue risorse e rischia il disavanzo a causa del calo degli occupati. Secondo Elsa Fornero non è stato raggiunto l'obiettivo di portare più lavoratori verso i fondi pensione

di Redazione 6 Novembre 2019 17:16
financialounge -  elsa fornero INPS TFR

“A me è sembrata che sia stata un’operazione un po’ miope e che ha ottenuto solo parzialmente il risultato immaginato, ovvero portare sempre più lavoratori verso i fondi pensione”. Sul fondo Tfr in gestione all’Inps Elsa Fornero, ex Ministro del Lavoro, in un colloquio con FinanciaLounge.com è abbastanza sicura: la riforma voluta nel 2007 dal governo Prodi che istituiva un fondo nella tesoreria dello Stato e gestito dall’Inps, dove confluisce il Tfr dei dipendenti impiegati in aziende con più di 50 addetti, non ha funzionato come avrebbe dovuto.

FONDO TFR, AVANZO PRIMARIO SCESO DA 5 A 1,5 MILIARDI


Sono i numeri a ricordarcelo. Nel 2007 in questo fondo si registrava un avanzo primario di oltre 5 miliardi di euro, lo scorso anno l’avanzo si è ridotto a 1,5 miliardi e continuando di questo passo tra qualche anno potrebbe esserci un vero e proprio disavanzo. Ma cosa non ha funzionato? “Certamente non si è tenuto nella giusta considerazione la discrasia che si crea tra entrate e le uscite – ci spiega Elsa Fornero - Le entrate sono garantite solo dall’accantonamento del Tfr quindi sulla retribuzione di un lavoratore dipendente con una trattenuta mensile. Solo che in questi anni l’occupazione per via della crisi economica si è ridotta, a partire da quella dei lavoratori dipendenti, a fronte di una crescita dei lavoratori autonomi. Le uscite invece hanno degli stock crescenti, dove ci sono accantonamenti pluridecennali”. Insomma meno entrate, più uscite e piano piano il fondo è destinato a virare verso il rosso.

LOGICA DI CORTO RESPIRO, MA TFR DEI LAVORATORI SEMPRE GARANTITO


“Non so se la logica sia stata efficace – prosegue Fornero – l’obiettivo era quello di trovare delle risorse per uno Stato che ne ha sempre meno, solo che è stata una logica di corto respiro e da questa storia si può imparare che se il mercato del lavoro non va nella direzione sperata la forbice si restringe anche se bisogna specificare che il tfr è sempre garantito nel senso che lo Stato, anche se va in rosso, pagherà sempre quanto spetta al lavoratore”. Non bisogna, quindi, temere il peggio. Infatti, se si dovesse registrare uno squilibrio “importante”, non si arriverà al fallimento delle imprese o alla mancata erogazione del tfr ai dipendenti, ma il Bilancio dello Stato sarà chiamato a far fronte al differenziale.

PER LA COVIP RENDIMENTI TFR INPS MINORI DA ALTRI FONDI PENSIONE


Altra lezione è quella legata ai rendimenti. Chi invece di aver optato in questi anni per fondi pensioni negoziali, aperti o piani individuali di pensionistici (Pip) ha avuto rendimenti inferiori visto che a fine dicembre il fondo Inps è rivalutato con un tasso composto dall’1,5% più il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. A fronte di questa massa economica, la rivalutazione appena indicata è costantemente inferiore – secondo i dati della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP) – ai rendimenti dei fondi pensione: sia anno per anno che – per quel che più conta, vista la prospettiva temporale di lungo periodo che sottostà al TFR - in termini cumulativi. Nei 12 anni trascorsi dall’avvio del Fondo, i datori di lavoro hanno trasferito all’Inps alcune decine di miliardi di euro. A fronte di tali trasferimenti, queste risorse “di garanzia” verso i datori di lavoro, sono state utilizzate, nel tempo, per far fronte alle molteplici esigenze del Bilancio dello Stato, in termini di risorse per investimenti e copertura di spese.
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