aree urbane
Cambiamento climatico, saranno le città a salvare il mondo
Tom Walker di Schroders analizza le sei ragioni per cui le aree urbane non vanno identificate come luoghi inquinati e insalubri, ma anzi possono giocare un ruolo fondamentale nella lotta al climate change.
di Chiara Merico 27 Settembre 2019 08:30
È opinione comune che le città abbiano un impatto negativo sul cambiamento climatico. Nell’immaginario collettivo, infatti, le aree urbane vengono associate all’inquinamento, mentre le periferie, dove c’è più verde, diventano il simbolo di uno stile di vita più “green”.
Oggi, però, la realtà è molto diversa, spiega una nota a cura di Tom Walker, co-head of global real estate securities di Schroders. “I dati più recenti dimostrano con evidenza schiacciante che i residenti urbani hanno un impatto in termini di emissioni di CO2 molto minore di coloro che abitano nelle zone periferiche e rurali”. L’esperto identifica sei ragioni per cui le città giocheranno un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico.
In primo luogo, la maggior parte della popolazione mondiale vivrà in città nel futuro. “Nel 1950, solo il 30% della popolazione mondiale abitava in città. Si stima che questa percentuale crescerà fino al 63% nel 2035, ed entro la fine del secolo la popolazione residente nelle aree urbane potrebbe raggiungere addirittura il 90%”, sottolinea la nota. È necessario, per raggiungere gli obiettivi sul cambiamento climatico stabiliti negli Accordi di Parigi, coinvolgere le masse, e dal momento che la maggior parte di noi vivrà in città nel futuro, la soluzione al cambiamento climatico non potrà che partire proprio dalla città.
Le città sono poi straordinariamente efficienti. Le aree urbane, nota Walker, “sono una leva essenziale nella battaglia per ridurre i gas serra e conservare l’energia. Chi risiede nelle aree metropolitane tende ad abitare negli appartamenti, che sono molto più efficienti delle case singole: i costi energetici sono inferiori di circa il 30%”. In più, in molti nuovi condomini vengono installati sistemi energetici come i pannelli solari, che possono rendere i costi ancora più bassi. “Più una città cresce, più diventa efficiente: è la teoria del ‘metabolismo urbano’, che spiega come mai le città diventano più produttive e innovative a mano a mano che aumentano di dimensioni”.
Le città sono inoltre hub di innovazione. “Per secoli le città sono stati centri culturali e commerciali”, sottolinea l’esperto, secondo cui i centri urbani “sono l’origine di alcune delle idee più brillanti e sicuramente produrranno le innovazioni e le politiche necessarie a contrastare il cambiamento climatico”. Sempre più industrie stanno concentrando la loro attività nelle metropoli, aiutando la condivisione di idee e nuove tecnologie; nelle città ci sono poi le università, che attraggono studenti di talento, i quali spesso rimangono a lavorare nella città dove hanno studiato o fondano aziende dopo la laurea.
L’uso dei mezzi pubblici aiuta a ridurre le emissioni. “È meno probabile che chi abita in città possieda una macchina, mentre è più probabile che si sposti per andare al lavoro con i mezzi pubblici o in bicicletta. Se un residente urbano deve prendere l’automobile, può utilizzare un servizio di car sharing, piuttosto che comprare un mezzo proprio”, spiega Walker. Tutto questo porta a un impatto minore a livello di CO2 rispetto a chi vive in campagna.
Va poi evidenziato il fatto che le città collaborano tra loro per affrontare il cambiamento climatico. “Il C40 Cities Climate Leadership Group è un gruppo di 94 città in tutto il mondo, a cui sono riconducibili circa 700 milioni di persone e il 25% dell’economia mondiale. I sindaci delle 94 città si sono impegnati a raggiungere alcuni degli obiettivi più ambiziosi previsti dagli Accordi di Parigi, riconoscendo che le città sono la risposta nella lotta al cambiamento climatico”, precisa l’esperto.
Infine, le città avranno un ruolo cruciale nel raggiungimento degli obiettivi climatici. “Alcuni dei principali Paesi a livello globale si sono dati come obiettivo quello di azzerare le emissioni nette di CO2. Prima di dare le dimissioni, l’ex primo ministro britannico Theresa May si è impegnata a portare a zero le emissioni di gas serra del Paese entro il 2050, affermando che è ‘un dovere morale lasciare il mondo in condizioni migliori di come lo abbiamo trovato’”. Le città al momento consumano il 78% dell’energia mondiale e producono più del 60% dell’anidride carbonica. Anche per questo, la lotta al cambiamento climatico dovrà iniziare nelle città.
UNA REALTÀ MOLTO DIVERSA
Oggi, però, la realtà è molto diversa, spiega una nota a cura di Tom Walker, co-head of global real estate securities di Schroders. “I dati più recenti dimostrano con evidenza schiacciante che i residenti urbani hanno un impatto in termini di emissioni di CO2 molto minore di coloro che abitano nelle zone periferiche e rurali”. L’esperto identifica sei ragioni per cui le città giocheranno un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico.
CITTÀ DEL FUTURO
In primo luogo, la maggior parte della popolazione mondiale vivrà in città nel futuro. “Nel 1950, solo il 30% della popolazione mondiale abitava in città. Si stima che questa percentuale crescerà fino al 63% nel 2035, ed entro la fine del secolo la popolazione residente nelle aree urbane potrebbe raggiungere addirittura il 90%”, sottolinea la nota. È necessario, per raggiungere gli obiettivi sul cambiamento climatico stabiliti negli Accordi di Parigi, coinvolgere le masse, e dal momento che la maggior parte di noi vivrà in città nel futuro, la soluzione al cambiamento climatico non potrà che partire proprio dalla città.
METABOLISMO URBANO
Le città sono poi straordinariamente efficienti. Le aree urbane, nota Walker, “sono una leva essenziale nella battaglia per ridurre i gas serra e conservare l’energia. Chi risiede nelle aree metropolitane tende ad abitare negli appartamenti, che sono molto più efficienti delle case singole: i costi energetici sono inferiori di circa il 30%”. In più, in molti nuovi condomini vengono installati sistemi energetici come i pannelli solari, che possono rendere i costi ancora più bassi. “Più una città cresce, più diventa efficiente: è la teoria del ‘metabolismo urbano’, che spiega come mai le città diventano più produttive e innovative a mano a mano che aumentano di dimensioni”.
HUB DI INNOVAZIONE
Le città sono inoltre hub di innovazione. “Per secoli le città sono stati centri culturali e commerciali”, sottolinea l’esperto, secondo cui i centri urbani “sono l’origine di alcune delle idee più brillanti e sicuramente produrranno le innovazioni e le politiche necessarie a contrastare il cambiamento climatico”. Sempre più industrie stanno concentrando la loro attività nelle metropoli, aiutando la condivisione di idee e nuove tecnologie; nelle città ci sono poi le università, che attraggono studenti di talento, i quali spesso rimangono a lavorare nella città dove hanno studiato o fondano aziende dopo la laurea.
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USO DEI MEZZI PUBBLICI
L’uso dei mezzi pubblici aiuta a ridurre le emissioni. “È meno probabile che chi abita in città possieda una macchina, mentre è più probabile che si sposti per andare al lavoro con i mezzi pubblici o in bicicletta. Se un residente urbano deve prendere l’automobile, può utilizzare un servizio di car sharing, piuttosto che comprare un mezzo proprio”, spiega Walker. Tutto questo porta a un impatto minore a livello di CO2 rispetto a chi vive in campagna.
COLLABORAZIONE CONTRO IL CLIMATE CHANGE
Va poi evidenziato il fatto che le città collaborano tra loro per affrontare il cambiamento climatico. “Il C40 Cities Climate Leadership Group è un gruppo di 94 città in tutto il mondo, a cui sono riconducibili circa 700 milioni di persone e il 25% dell’economia mondiale. I sindaci delle 94 città si sono impegnati a raggiungere alcuni degli obiettivi più ambiziosi previsti dagli Accordi di Parigi, riconoscendo che le città sono la risposta nella lotta al cambiamento climatico”, precisa l’esperto.
LA LOTTA INIZIA DA QUI
Infine, le città avranno un ruolo cruciale nel raggiungimento degli obiettivi climatici. “Alcuni dei principali Paesi a livello globale si sono dati come obiettivo quello di azzerare le emissioni nette di CO2. Prima di dare le dimissioni, l’ex primo ministro britannico Theresa May si è impegnata a portare a zero le emissioni di gas serra del Paese entro il 2050, affermando che è ‘un dovere morale lasciare il mondo in condizioni migliori di come lo abbiamo trovato’”. Le città al momento consumano il 78% dell’energia mondiale e producono più del 60% dell’anidride carbonica. Anche per questo, la lotta al cambiamento climatico dovrà iniziare nelle città.