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Emergenti fuori dal tunnel. E potrebbe essere solo l’inizio

Secondo le analisi di Goldman Sachs, il venir meno dei fattori che hanno penalizzato gli emergenti nel 2018 sta portando a una graduale convergenza dei paesi dell’area verso le economie sviluppate

di Redazione 17 Aprile 2019 12:00

I mercati emergenti stanno mostrando i primi segnali di stabilizzazione, grazie al venir meno di alcuni fattori che hanno contribuito all’indebolimento delle loro economie nel corso del 2018. Rispetto ai minimi toccati nei mesi di settembre e ottobre 2018, è cominciato un recupero. Un momento particolarmente difficile per i paesi dell’area è stato indubbiamente la crisi turca, che sembra aver segnato un punto di minimo nella storia economica del paese, con un recupero potenzialmente molto lento, mentre le prospettive di lungo termine per tutta l’area emergente sono positive. Sono le conclusioni dell’analisi di Kevin Daly, Co-Head per Europa Centrale e Orientale, Medio Oriente e Africa, Goldman Sachs Research.

QUATTRO FATTORI HANNO CAUSATO LA FRENATA


Daly individua quattro fattori alla base della frenata delle economie emergenti lo scorso anno: il rallentamento della crescita delle economie sviluppate, la stretta delle condizioni finanziarie causata dal rialzo dei tassi USA, il forte rialzo dei prezzi del petrolio che ha intaccato il reddito disponibile e infine il rischio di guerre tariffarie e commerciali. Ora il quadro è cambiato soprattutto sul versante della politica monetaria, diventata accomodante a livello globale, e il petrolio si è stabilizzato, mentre si è aperta la prospettiva di una graduale ripresa economica. Dal punto di vista dei mercati azionari, questo si è tradotto nella miglior partenza d’anno dal 1991. Allo stesso tempo sembra che le economie emergenti abbiamo intrapreso su un percorso di ripresa dai minimi toccati a settembre-ottobre 2018, con l’iniziale eccezione della Cina, che ora però sembra si stia agganciando a questo trend positivo.

UN MIGLIORAMENTO CHE POTREBBE DURARE


Ora la domanda è se questo inizio di miglioramento sarà duraturo. La risposta di Daly è affermativa, per due motivi. Il primo risiede nella probabile prosecuzione delle politiche monetarie accomodanti, mentre il secondo e più sostanziale è la bassa inflazione che caratterizza le economie emergenti, dovuta al sottoutilizzo della capacità produttiva. Per quanto riguarda in particolare la Cina, Daly osserva che la risposta al rallentamento è arrivata tardi in termini di azioni di stimolo, ma ora si sta mostrando efficace e i mercati sembrano aver apprezzato questa mossa.

Il favore degli astri per i mercati emergenti è destinato a durare


Il favore degli astri per i mercati emergenti è destinato a durare





LA CONVERGENZA DEGLI EMERGENTI VERSO L’AREA SVILUPPATA


Guardando all’area CEEMEA (Europa Centrale e Orientale, Medio Oriente e Africa), Daly prevede un percorso di ripresa molto lento per la Turchia, dovuto da un lato alle turbolenze che il paese ha attraversato lo scorso anno e dall’altro alla fragilità della bilancia dei pagamenti, a sua volta conseguenza di anni di surriscaldamento economico. Ora la situazione sta iniziando a stabilizzarsi, grazie anche al quadro più disteso e in recupero di tutta l’area emergente. Anche perché sempre più paesi stanno intraprendendo percorsi di riforma simili a quelli delle economie avanzate, con banche centrali sempre più indipendenti, politiche fiscali e di bilancio più credibili e convergenza dei tassi di inflazione sui livelli più moderati dei paesi sviluppati. Ovviamente si tratta di un processo di convergenza a lungo termine, ma la bassa inflazione può fungere da supporto a una crescita sostenibile anche nel breve periodo, con ricadute positive in termini di possibili allentamenti della politica monetaria. Daly è particolarmente positivo sull’area di sua competenza, che va dall’Europa Centrale e Orientale al Medio Oriente fino all’Africa, tutte economie con ampi margini di miglioramento nell’utilizzo della capacità produttiva.

IL CASO VIRTUOSO DELLA POLONIA


Come esempio di convergenza verso le economie più sviluppate Daly cita il caso della Polonia, “una grande storia di successo” che ha saputo trarre tutto il beneficio possibile dall’appartenenza all’Unione Europea.
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