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Il Tesoro fa il pieno con l'asta Btp, tornano di moda i bond bancari

Confermato l’interesse per i titoli governativi italiani. Intanto anche le banche collocano prestiti sfruttando le condizioni di mercato favorevoli

13 Marzo 2019 14:58

Il Tesoro ha fatto il pieno all'asta dei Btp collocando tutti i 7,75 miliardi offerti. In particolare, per i Btp a 3 anni con scadenza 15 luglio 2002, sono stati assegnati 4 miliardi: la domanda è stata molto sostenuta, e l'asta si è conclusa con un rapporto di copertura di 1,49. Il tasso di rendimento, all'1,06%, mostra una variazione positiva di 7 punti base. Anche per i Btp settennali (scadenza 15 novembre 2025), collocati 2,5 miliardi, la richiesta è stata sostenuta: in questo caso, però, il tasso di rendimento, al 2,05%, risulta in calo di 20 punti base. Il rapporto di copertura invece è stato pari a 1,40. Infine, il Tesoro ha collocato 1,25 miliardi di Btp ventennali, con scadenza 1 settembre 2038: in questo caso, il rapporto di copertura è stato 1,36 con tasso di rendimento al 3,35%.

NON SOLO BTP, ECCO IL RITORNO DEI BOND BANCARI


Dopo un blocco durato nove mesi, nelle ultime settimane le banche italiane hanno collocato ben otto prestiti. A far ripartire le emissioni è sia il forte interesse degli investitori che le condizioni di mercato tornate favorevoli. Non a caso tra gli strumenti preferiti in questa nuova fase ci sono proprio i covered bond, l’asset class maggiormente collegata ai Btp. “Il ritorno dell’appetito degli investitori per i bond bancari è dovuto al rasserenamento delle condizioni di mercato – ci spiega Emanuele Canegrati, senior analyst di BpPrime – grazie allo spread calato a 250 punti base, con la riduzione del rischio sovrano, confermata dal giudizio di Fitch sul rating italiano e dal ritorno alle politiche monetarie ultra accomodanti da parte della BCE, soprattutto con l’annuncio di una nuova tranche di T-ltro per il sistema bancario”.

IL CASO BPER


A svettare è stato il collocamento di un’obbligazione garantita da muti immobiliari ad opera di Bper che ha avuto una forte richiesta dal mercato al punto che l’importo emesso dall’istituto è stato alzato da 500 a 600 milioni di euro. Gli ordini hanno superato quota 3 miliardi di euro attestandosi a 3,15 miliardi. L’operazione è stata portata a termine da un consorzio formato da Banca Imi, Bnp Paribas, Credit Agricole, Hsbc e NatWest. Le richieste sono arrivate per oltre il 70% da investitori istituzionali esteri e alla chiusura del book Germania e Austria pesano per oltre il 25% del totale (Svizzera 13%, Spagna 13%, Regno Unito 6%, Francia 5%). Il rimanente 30% circa riguarda istituzionali italiani. L'ultimo collocamento di un covered bond di Bper risaliva addirittura al luglio 2018 (500 milioni con durata 5 anni). “Questo migliorato clima ha permesso a Bper – prosegue Canegrati - di collocare il suo covered bond con maturity 7 anni all’1,18%, circa 100 in meno rispetto a un Btp di uguale scadenza. Con il nuovo ombrello della BCE i clienti si sentono più sicuri e tornano ad acquistare i titoli obbligazionari di un settore che, almeno al momento, sta vivendo una discreta ripresa".

I BOND DI UNICREDIT, UBI, BPM E L’ATTESA PER MPS


Che il clima sia favorevole lo dimostra anche l’emissione di UniCredit che ha lanciato un bond perpetuo per un importo benchmark da un miliardo di euro. La domanda ha raggiunto oltre 5 miliardi di euro con un rendimento nell’area del 7,625% e con cedola all’8%. Il bond sebbene sia perpetuo può essere richiamato la prima volta nel giugno 2026, in seguito ogni cinque anni. Lo strumento di capitale fa parte degli strumenti additional tier 1. L’emissione fa parte del piano di funding per il 2019 di UniCredit, come reso noto lo scorso 7 febbraio in occasione della presentazione dei risultati 2018. Era stato sempre l’istituto di piazza Cordusio a metà febbraio ad emettere il primo bond subordinato, seguita da Ubi Banca e il suo prestito obbligazionario (del tipo Tier 2) per 500 milioni di euro. Ha pagato caro però, dato che per ingolosire gli investitori ha dovuto offrire un tasso d’interesse del 5,875%: molto più del 4,45% che la stessa Ubi aveva sborsato nella sua ultima emissione di bond subordinati, nel marzo del 2017. Ma l’interesse alla fine è stato buono: la domanda è arrivata da 75 investitori (73% italiani) ed è stata 1,4 volte superiore all’offerta. Anche Bpm ha approfittato di questo momento favorevole dei mercati raccogliendo 750 milioni di euro con il suo bond rivolto a investitori istituzionali con scadenza a marzo 2022 che paga una cedola fissa del 2% e ha un rendimento lordo del 2,015%. Il lancio di nuovi bond subordinati sarà solo una questione di tempo per Monte dei Paschi di Siena. Per quest’anno è infatti previsto dal piano di rifinanziamento della banca senese, oltre al collocamento di nuove obbligazioni senior, anche il lancio di un secondo bond da 700 milioni di euro, dopo quello realizzato a gennaio 2018.

Torna di moda la caccia alla cedola nell’obbligazionario


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I CALCOLI DI EQUITA E QUELLI DI DEUTSCHE BANK


Tuttavia bisogna stare cauti, considerare bene anche i debiti che hanno in pancia molti istituti di credito italiani. Secondo i calcoli degli analisti di Equita entro il 2020 ci saranno 200 miliardi di raccolta da rifinanziare. Anche se i rubinetti della Banca centrale europea rimanessero aperti e il 40% venisse rinnovato, “gli istituti di credito dovranno comunque emettere almeno 70 miliardi di nuovi bond”. Gli analisti di Deutsche Bank si sono spinti oltre e hanno fatto le pulci agli istituti di credito calcolando gli importi che le maggiori banche italiane dovrebbero restituire in base alla Tltro che scade nel 2020 (ma da rifinanziare in parte prima del giugno 2019): 41 miliardi per Intesa Sanpaolo, 26 per Unicredit, 15 per Banco Bpm, 10 per Mps e Ubi, 2 per Mediobanca, 1 per Credem.

SPREAD SEMPRE SOTTO OSSERVAZIONE


L’auspicio generalizzato con questo quadro di riferimento è che lo spread si mantenga intorno ai 250 punti base perché altrimenti ci sarebbe da pagare un sovrapprezzo, in quanto il costo del funding è la base per determinare l’interesse sui prestiti a famiglie e imprese: se sale lo spread, sale anche il secondo. “Attualmente le condizioni di mercato sono buone – conclude il senior analist di BpPrime – anche se si debbono mettere in conto possibili rischi di un nuovo scontro tra Governo e Commissione Europea sulla prossima Legge di Bilancio che potrebbero far rialzare lo spread già tra poche settimane e quindi rendere i collocamenti ancora troppo onerosi per gli istituti, con il rischio di trovarsi in portafoglio troppi debiti”.
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