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Azionario America Latina, i magnifici sei del 2019

Per chi ha un orizzonte temporale lungo, l’azionario America Latina esercita un forte appeal sulla scia di una classe media in aumento, ingenti risorse naturali e costi della manodopera relativamente bassi

12 Marzo 2019 09:47

L’azionario America Latina continua ad evidenziare un trend migliore rispetto alla media dei mercati emergenti e alla media delle Borse dei Paesi sviluppati. Infatti, da inizio anno al 26 febbraio scorso, mentre l’MSCI world in Usd è salito dell’11,7% e l’MSCI emerging markets in Usd è cresciuto dell’11%, l’MSCI Latin America ha sfoggiato un +13,1%. Quest’ultimo, nel 2018, pur registrando un calo del 6,5%, ha fatto meno peggio sia dell’MSCI World (-8,7%) che dell’MSCI Emerging Markets (-14,6%).

APPEAL DI LUNGO TERMINE


Nonostante questo allungo, l’appeal dell’azionario America Latina appare robusto sia per il 2019 e sia per chi ha un orizzonte temporale di lungo periodo. “Per gli investitori che dispongono di un arco di tempo lungo, l’azionario America Latina esercita un forte appeal sulla scia di una classe media in crescita, ingenti risorse naturali e costi della manodopera relativamente bassi”, fa sapere Pablo Riveroll, head of Latin American equities di Schroders.

OUTLOOK POSITIVO PER IL 2019


Guardando all’anno in corso, invece, l’esperto ritiene che la spinta all’azionario America Latina possa sopraggiungere dall’outlook per la crescita economica e per l’apporto in particolare di sei paesi: Brasile, Argentina, Colombia, Perù, Cile e Messico. “Le previsioni di crescita sono positive in America Latina per quest’anno, trainate dalla ripresa del Brasile, principale economia della regione. Sebbene l’accelerazione della crescita non dovrebbe assumere contorni spumeggianti, permetterà di risultare superiore a quella globale, in rallentamento. Storicamente, l’aumento del differenziale della crescita rispetto ai mercati sviluppati ha supportato l’azionario America Latina a registrare performance relative migliori”, puntualizza Riveroll, che poi passa in rassegna i sei Paesi che dovrebbero garantire la maggiore spinta per l’economia e le Borse della regione.

Mercati sviluppati nel limbo, tutto congiura a favore degli emergenti


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BRASILE, IL RISVEGLIO DEL GIGANTE


A cominciare dal Brasile, accreditato di un raddoppio della crescita del Pil annuale (dall’1,3% stimato per il 2018 al 2,5% di quest’anno). “L’incertezza politica è diminuita dopo l’elezione del presidente Jair Bolsonaro la cui gestione liberale dell’economia, che include la privatizzazione di alcune società e riforme strutturali per il paese, dovrebbe sostenere la fiducia”, spiega Riveroll. Secondo l’esperto un supporto alla crescita del credito dovrebbe arrivare anche dalla politica monetaria accomodante, mentre i prezzi al consumo dovrebbero restare calmierati grazie all’alto tasso di disoccupazione e al minor grado di utilizzo della capacità produttiva.

ARGENTINA PRONTA A RIPARTIRE


In Argentina, invece, il contesto monetario e fiscale resta restrittivo al fine di rispettare le condizioni imposte dall’Fmi per il risanamento delle finanze del paese. Ma a partire dal secondo trimestre potrebbero intravedersi i segnali di una ripresa che dovrebbe essere trainata dal settore agricolo e dal calo dei prezzi al consumo che dovrebbero continuare a garantire retribuzioni reali (al netto cioè dell’inflazione) più corpose. Sul futuro del Paese, un fattore positivo dovrebbe essere la crescita più forte in Brasile mentre uno negativo potrebbe scaturire dalle evoluzioni politiche che precederanno le elezioni generali di ottobre.

PERU’, CILE E COLOMBIA


Per quanto riguarda poi Perù e Cile, la crescita dovrebbe restare positiva per entrambe le economie: rispettivamente 4,1% per il Perù (invariata rispetto al 2018) e 3,4% per il Cile (in leggera decelerazione rispetto al 4 per cento dello scorso anno), anche per le implicazioni delle guerre commerciali. In accelerazione, invece, la crescita attesa per quest’anno del Pil della Colombia, che dal 2,8% del 2018 dovrebbe salire fino al 3,6%: un outlook basato sul proseguimento degli investimenti, a seguito dell’elezione di Ivan Duque lo scorso maggio, e dai consumi privati, mentre i profitti aziendali dovrebbero essere sostenuti dalla recente riforma fiscale.

I POTENZIALI PERICOLI DEL MESSICO


Infine il Messico, sul quale Riveroll ammette vi siano variabili in grado di ridurre le aspettative di crescita per quest’anno che, al momento, sono comunque stimate sulla falsariga di quelle del 2018 (2,1%). “L’annullamento del progetto per il nuovo aeroporto di Città del Messico, in seguito ad una consultazione pubblica, conferma le crescenti preoccupazioni sul cambiamento di rotta del presidente Andrés Manuel López Obrador (Amlo) e del suo partito Morena” specifica Pablo Riveroll. Questo ha raffreddato la fiducia della società e degli investitori esteri che potrebbe, almeno in parte, essere controbilanciata dai consumi interni sospinti dai finanziamenti governativi previsti dai programmi sociali del presidente.
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