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Andrea Delitala

Un aiuto a Wall Street dal ritorno della Powell Put

La Fed ha rivisto le proprie indicazioni in modo profondo e repentino come poche volte in passato. Per Pictet Asset Management la svolta sostiene l’azionario USA, ma servono scelte tattiche per guadagnare

13 Febbraio 2019 07:00

Il nuovo corso della politica monetaria della Fed, incentrato sul concetto di “pazienza” nell’aumento del costo del denaro, ha ridato slancio a Wall Street dopo un 2018 archiviato come uno dei peggiori anni della storia recente, perfino rispetto al 2008, quando almeno i bond core avevano offerto protezione. In questo quadro Pictet Asset Management ha assunto una visione più costruttiva rispetto al consensus sulla minaccia rappresentata da una serie di fattori, dalla guerra commerciale al rischio di recessione, dalla Brexit alla presunta Italexit, fino agli errori di comunicazione della Fed che sono stati appunto corretti completamente dalla riunione del Fomc del 30 gennaio. La propensione a investire trovando oggi nelle valutazioni una migliore remunerazione per il rischio rispetto a gran parte dell’anno passato viene spiegata da Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Asset Management Italia.

NEI BOND IL VALORE NON C’E’ ANCORA


L’analisi dell’esperto parte dai bond per osservare che a fine 2018 le aspettative di inflazione sono rientrate in maniera clamorosa e drammatica causa un rischio recessione che il mercato ha incorporato in maniera esagerata. Ma guardando avanti ci aspetta una stabilità nei tassi reali, una coda inflazionistica tipica di fine ciclo, e quindi un rialzo non rapido e non preoccupante dei tassi nominali. Secondo Delitala, un rialzo dovuto a aspettative di inflazione sarebbe meno dannoso per gli asset rischiosi. La conclusione è che sulla parte obbligazionaria il valore non c’è ancora con il rendimento del T-bond a 10 anni tornato al 2,75%, meglio quindi rivolgere l’attenzione ai bond indicizzati all’inflazione, di cui Pictet ha incrementato la quota dell’asset allocation tra dicembre e gennaio.

ANCORA 6 MESI DI VENTO CONTRARIO SULLA LIQUIDITÀ


Per quanto riguarda gli asset rischiosi, secondo l’esperto la riduzione della liquidità che la Fed sta realizzando, e che va sotto il nome di Quantitative Tightening, ha avuto un impatto importante in termini di contrazione dei multipli, per cui avremo davanti a noi ancora almeno sei mesi di vento contrario alla liquidità, pur nell’attesa di una correzione del ritmo di drenaggio che si verifica con il mancato rinnovo a scadenza dei titoli detenuti dalla banca centrale. Ma è plausibile una stabilità nel rapporto P/E delle azioni dal momento che gli utili attesi sono stati rivisti al ribasso per timori eccessivi di recessione. Per quanto riguarda l’azionario europeo Pictet si attende che i danni siano più contenuti, anche perché non ha sperimentato tutta l’euforia che ha caratterizzato i mercati americani. Pictet Asset Management continua ad aspettarsi che i tassi procedano sul sentiero della stabilizzazione, con quelli Usa a lungo termine previsti fra 2,75% e 3% per fine anno. E in questo scenario ritiene verosimile un premio di rischio vicino a 3,5%, che porta ad individuare un P/E attorno a 15,5-16 per l’Indice S&P500. Dunque, pur sposando una visione tutt’altro che pessimista sull’economia, Pictet non intravede forti rally azionari ma ritorni su livelli contenuti, rigorosamente a una cifra, il che richiederà scelte tattiche.

Mercato già posizionato sul rallentamento USA


Mercato già posizionato sul rallentamento USA






IN ATTESA DI GUIDANCE DELLA FED


La svolta moderata della Fed non riguarda solo la pausa nei rialzi dei tassi, ma anche il Quantitative Tightening, che nel 2018 aveva accelerato con un drenaggio progressivo di liquidità che da ottobre si è stabilizzato attorno ai 50 miliardi di dollari al mese, ossia 600 miliardi di dollari all’anno. Per Pictet un ritmo elevato, difficilmente sostenibile da un’economia in rallentamento e che potrebbe provocare un credit crunch. Per questo Delitala stima che entro marzo la Banca Centrale Usa potrebbe comunicare ulteriori dettagli della politica di riduzione del proprio bilancio, con una revisione delle guidance sul Quantitative Tightening e il conseguente drenaggio di liquidità. Facendo l’ipotesi che il punto di arrivo del bilancio Fed fosse fissato a 3,500 miliardi di euro, 400 in meno degli attuali, entro fine 2019 si raggiungerebbe il traguardo, oppure ad inizio 2020 se si rallentasse il ritmo del QT. Questo, osserva l’esperto di Pictet, attenuerebbe la pressione sulle valutazioni degli asset a rischio, con la possibilità di performance azionarie pur sempre ad una cifra, data anche l’attesa continuazione della contrazione degli utili, ma più verosimilmente positive.
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