Contatti

Azad Zangana

Brexit, senza accordo Regno Unito in recessione nel 2019

Zangana (Schroders) sostiene tuttavia che ci sia un 70% di probabilità che nel Regno Unito passi la bozza di pre-accordo con la Ue. In tutti i casi, il clima politico resterà teso e la sterlina volatile

21 Novembre 2018 11:39

Sono passati quasi due anni e mezzo dal 23 giugno 2016 quando al referendum britannico prevalsero i fautori della Brexit. Da allora l’asset class del Regno Unito più colpita sui mercati finanziari è stata la sterlina inglese che, pur risalendo dai minimi, dista ancora il 13% circa dai valori di allora sia rispetto all’euro che rispetto al dollaro.

LA STERLINA RESTERÀ MOLTO VOLATILE


A questo punto, al 29 marzo 2019, data stabilita per riuscire a trovare un accordo UE-UK per un periodo di transizione ordinata, mancano poco più di quattro mesi. E, secondo Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist di Schroders, la divisa di Londra è destinata a rimanere molto volatile nei giorni a venire. Una previsione, la sua, frutto dell’analisi della situazione politica nel Regno Unito che sarà focalizzata sulla discussione della bozza di accordo sui termini di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea appena siglata. “Le prospettive immediate per il Regno Unito dipendono dalla capacità del Primo Ministro di riuscire a spiegare e far passare l’accordo in Parlamento e presso l’opinione pubblica. In caso contrario, si rischia una Brexit no-deal, e una recessione nel Regno Unito l'anno prossimo” sostiene l’economista.

I TERMINI DELLA BOZZA DI ACCORDO


La bozza di accordo consentirebbe al Regno Unito di procrastinare oltre dicembre 2020 alcuni benefici di rilievo dell’appartenenza all’UE, quali la libertà di movimento sul lavoro e l’accesso al mercato unico. Per contro Londra sarebbe comunque vincolata a mantenere il sostegno al budget comunitario senza peraltro poter contare su rappresentanti propri nelle istituzioni europee o nella Commissione Europea: inoltre, finché non sarà sancito il definitivo abbandono dall’Unione europea, al Regno Unito sarà preclusa la possibilità di avviare altri negoziati commerciali.

UN PROCESSO LUNGO ANNI


I termini dell’accordo sono in linea con le aspettative di Schroders e costituiscono una prima parte di un processo lungo che richiederà con ogni probabilità molti anni per stabilire le future relazioni del post-Brexit tra UE e Regno Unito. Pertanto occorre distinguere tra l’orizzonte di medio lungo termine, durante il quale, come sostiene Zangana “l’incertezza per le aziende permarrà, incentivandole a considerare l’opzione di dirottare i propri piani di investimento al di fuori del Regno Unito” e il breve termine, nel quale la bozza riduce di fatto le possibilità di un no-deal o di una Brexit cliff-edge.

PARLAMENTO UK, OK PROBABILE AL 70%


Allo stato attuale, la situazione politica nel Regno Unito sembra far emergere che non esista né una maggioranza per sostenere il deal di Theresa May né una maggioranza contraria. “Riteniamo che il rischio di un no-deal (ovvero il Regno Unito che lasci l’UE il 29 marzo 2019 senza un accordo o senza un periodo di transizione) porterà alla fine a trovare un supporto trasversale per l’accordo di Theresa May” afferma Azad Zangana. L’economista attribuisce un 70% di probabilità a questa ipotesi che potrebbe portare la sterlina fino a 1,40 contro il dollaro USA, ovvero ad una rivalutazione di circa il 9 per cento.

Schroders vede possibile riscossa di fine anno per l'azionario europeo


Schroders vede possibile riscossa di fine anno per l'azionario europeo





LE TRE OPZIONI IN CASO DI NO-DEAL


Al contrario, se al Parlamento inglese dovesse prevalere il no-deal, ipotesi con probabilità al 30%, allora si potrebbero avere o nuove elezioni generali, o un referendum a tre vie che includa un’opzione per rimanere nell’UE oppure, come terza opzione, un proseguimento dei lavori del governo guidato da Theresa May che prepari una Brexit senza accordo.

L’EVOLUZIONE DELLA STERLINA


Per quanto riguarda le prime due opzioni, Azad Zangana ritiene improbabile un esito del voto diverso da quello emerso in precedenza in occasione sia delle elezioni generali e sia del referendum. “Nel caso invece di una Brexit senza accordo, si profilerebbe un sell-off (vendita sul mercato senza limitazione né di prezzo né di quantità, ndr) sulla sterlina, che potrebbe spingere la valuta al ribasso fino a 1,12 contro il dollaro, con un declino di circa il 13%” conclude l’economista.
Share:
Trending