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La frenata dell’Europa complica la vita degli investitori

La situazione macroeconomica europea è al momento molto meno dinamica di quella degli Stati Uniti. Ma per gli investitori in euro le scelte sembrano obbligate e con poche prospettive potenziali.

16 Novembre 2018 11:57

Da alcuni mesi i dati macroeconomici stanno segnalando un rallentamento della crescita globale. Tuttavia, se si confronta la situazione macroeconomica europea, dove la decelerazione è più evidente, con quella degli Stati Uniti, emerge con chiarezza una profonda differenza.

IL CALO DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA TEDESCA


È senza dubbio evidente che il mix Dieselgate e la rigorosa introduzione della normativa WLTC/WLTP sulla misurazione dei consumi a partire dal 1° settembre, abbia rappresentato un significativo freno per l'industria automobilistica, il cui peso specifico è di assoluto rilievo per l'economia tedesca, la quale a sua volta costituisce la quota preponderante del PIL dell'Eurozona. A questo proposito, è sufficiente dare un’occhiata al crollo di oltre il 30% delle nuove immatricolazioni di autovetture in Germania rispetto all'anno precedente per rendersi conto di tutto questo: il che, non fa presagire nulla di buono da qui a fine anno per l'economia tedesca e dell'Eurozona nel suo complesso.

POCHI MARGINI DI MANOVRA PER LA BCE


“Infatti, al momento la situazione appare poco rassicurante per la zona euro, al punto che non si possa neppure escludere una imminente recessione europea con l’aggravante che il tasso di riferimento è tuttora fissato a -0,4%. Quali margini di manovra rimangono ancora alla BCE per stimolare l’economia?” si chiede Guido Barthels, Senior Portfolio Manager, ETHENEA Independent Investors S.A.

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IL TENTATIVO DI TRUMP DI PROROGARE IL CICLO


Al contrario gli Stati Uniti vantano ancora numeri molto dinamici in termini di crescita, di disoccupazione, di inflazione e di aumento dei salari. In America, secondo Guido Barthels, gli interrogativi riguardano quanto stimolo potrà ancora imprimere nel migliore dei casi il governo Trump, e, soprattutto, se riuscirà a ritardare la prossima recessione spingendola ben oltre l'orizzonte.

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COPERTURA DEL CAMBIO ONEROSA


Dal punto di vista degli investitori, Guido Barthels puntualizza per coloro la cui moneta di riferimento è l'euro, potersi avvantaggiare degli asset denominati in dollari USA (azioni, titoli di stato, obbligazioni societarie ecc.) giovandosi della copertura del rischio di cambio presenta oneri proibitivi, che azzerano i potenziali vantaggi.

RENDIMENTI ATTESI RIDOTTI


“Tutti gli investitoti non interessati ad esporsi ai rischi valutari (o, più semplicemente, che non possono permettersi di farlo) sono obbligati di fatto ad indirizzare i propri impieghi nell'area dell'euro, ricevendo come ricompensa rendimenti reali (al netto dell’inflazione) negativi mentre, in ambito azionario, dovranno fare i conti con il deteriorarsi delle prospettive sui mercati” specifica Guido Barthels.

DIFFICILI SCELTE DI INVESTIMENTO


Secondo l’esperto, per affrontare tale contesto sarà indispensabile ricorrere alla competenza e mantenere i nervi saldi. Infatti, l’analisi del passato dimostra che se il continuo succedersi di profonde trasformazioni nell’economia e nella società ha complicato la vita alle scelte degli investitori, nell'attuale contesto tali decisioni stanno divenendo ancora più difficili.
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