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Italia e UE: dialogo tra sordi. Il rigore non è servito alla crescita

Secondo Waechter di Natixis il problema italiano non è il debito ma la mancata crescita. Bruxelles troppo focalizzata sulla disciplina di bilancio che finora non ha fatto ripartire l’economia.

31 Ottobre 2018 07:50

Da quando giovedì 27 settembre il governo italiano Lega-5Stelle ha aggiornato il DEF (Documento di economia e finanza) nel quale era indicato un rapporto deficit/PIL al 2,4% per il 2019, e per i due esercizi successivi, le tensioni sui titoli di stato italiano sono risalite, superando i picchi registrati a maggio. Da quel momento l’unica modifica apportata dall’esecutivo di Roma è stata la rimodulazione del rapporto deficit/PIL, mantenuto al 2,4% per il 2019 e ridotto al 2,1% per il 2020 e all’1,8% per il 2021. Un gesto che non ha tranquillizzato i mercati e nemmeno la Commissione europea, la quale ha espresso una “opinione negativa” rigettando per la prima volta nella storia la proposta di bilancio di uno Stato membro: l’Italia avrà tre settimane di tempo per riproporre una legge di bilancio modificata per non entrare in aperto conflitto con Bruxelles.

LA SFIDA È TORNARE ALLA CRESCITA


Alla luce di questi elementi, Philippe Waechter, Chief Economist di Ostrum Asset Management (Gruppo Natixis IM) sostiene che la vera sfida per l'Italia è tornare a una crescita strutturale e sostenibile capace di ridurre il rapporto debito/PIL attualmente al 132%. L’esperto, allo stesso modo, reputa sbagliato, da parte della Commissione, il focus sul disavanzo che sembra rivelare un mancato apprendimento delle lezioni del 2011/2012.
“La disciplina di bilancio non ha portato in passato a una riduzione del debito pubblico, in quanto la crescita era stata ostacolata da misure governative volte a correggere lo squilibrio delle finanze pubbliche” spiega l’esperto.

IL TRITTICO BILANCIO-ITALIA-COMMISSIONE UE


Secondo Waechter, la situazione del nostro paese va affrontata approfondendo alcuni importanti aspetti del trittico Bilancio-Italia-Commissione Europea.
Il primo punto riguarda l’incapacità dell’Italia di intraprendere un trend di crescita convincente: dal 1999 l’economia è cresciuta in media dello zero per cento l’anno e dal 2007 è addirittura in decrescita del 7% in termini di volumi. Strettamente collegato a questo aspetto è il fatto che, a fronte di misure da parte dell’esecutivo di Roma che vanno a pesare sul deficit, non sembra corrispondere un potenziale slancio all’economia del paese. Questo perché, spiega l’esperto, il governo Lega-5Stelle non ha proposto misure per sostenere la produttività e avviare l'economia sulla via di un trend più robusto nel medio termine.

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IL CALO DELL’ETÀ PENSIONABILE


Inoltre, il calo dell'età pensionabile, indotto dalle modifiche alla legge Fornero in un paese con una popolazione in rapido invecchiamento, delinea una crescita potenziale ulteriormente ridotta, spiega Philippe Waechter. Il terzo aspetto da approfondire per l’esperto riguarda la questione se l'Italia debba fare o meno un ulteriore passo in avanti e generare un'eccedenza ancora maggiore (in termini di avanzo primario al netto della spesa per interessi) per contenere il proprio debito. “Questa è la priorità della Commissione europea, focalizzata all’incremento delle entrate (tramite le tasse) e alla riduzione della spesa, mentre il problema sta proprio nella crescita insufficiente del paese” puntualizza Philippe Waechter. Il quale, a tale proposito, ricorda come il robusto incremento del surplus di bilancio di Roma dal 2011 in poi non sia riuscito né a promuovere la crescita e, a cascata, nemmeno ad invertire il trend crescente del debito pubblico.

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UNA STORIA GIÀ SCRITTA


La storia delle prossime settimane sembra quindi già scritta. Estenuanti colloqui improduttivi tra chi punta alla rigorosa disciplina dei costi (Commissione Ue) e chi intende affermare il primato della politica interna (governo Lega – 5Stelle) portando avanti senza nessuna concessione di rilievo una manovra priva di misure capaci di apportare a un miglioramento della crescita italiana. Il tutto condito di probabili minacce di sanzioni da parte della Commissione tese solo ad esasperare la situazione. “Si tratta di una situazione che mette a nudo i limiti dell'assetto dell'organismo europeo, che non contempla una opzione nella quale il blocco dei rappresentanti dei paesi membri si riunisce, affronta i problemi reali dell'Italia e lavora insieme per trovare una soluzione che permetta al paese di tornare al suo antico splendore” conclude Philippe Waechter.
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