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Lusso, 4 titoli che non risentono del rallentamento della Cina

I marchi del lusso dipendono molto dalla crescita e dalla domanda cinese. Ma non tutti allo stesso modo. Per gli analisti di HSBC, Hugo Boss, Tiffany & Co., Tapestry e Michael Kors sono meglio posizionati.

25 Ottobre 2018 09:28

Il principale mercato del lusso a livello mondiale è senza ombra di dubbio quello cinese, che da solo vale circa un terzo del giro d’affari dei grandi brand, cioè quanto il Nord America (18%) e l’Europa occidentale (15%) insieme. E’ pertanto comprensibile che un rallentamento dell’economia di Pechino (o anche la sola stima) possa generare dei contraccolpi sul settore in Borsa. Come, per esempio, il dato sul PIL del terzo trimestre al 6,5% su base annua, il più basso dallo scoppio della grande crisi finanziaria. Se poi a questa preoccupazione si aggiunge un report di una prestigiosa banca d’affari (in questo caso Morgan Stanley) che declassa il giudizio sul settore lusso da ‘neutrale’ ad ‘underweight’ ecco che il gioco è fatto. Ed è proprio quello che è successo il 10 ottobre scorso quando, in un clima di alta volatilità sui mercati per le tensioni legate ai tassi dei Treasury USA a 10 anni, proprio quell’analisi non particolarmente positiva sul settore lusso ha propiziato la correzione di alcuni big del settore a cominciare dal gruppo Kering e da LVMH.

MAGGIORI CONTROLLI IN CINA


Non sono bastati i solidi dati di bilancio del terzo trimestre 2018 annunciati dal colosso francese del settore: a preoccupare gli investitori la conferma, nella conference call di LVMH, che le autorità doganali cinesi stanno inasprendo i controlli sugli acquisti effettuati all’estero. Tuttavia, gli investitori preoccupati dalle implicazioni del potenziale rallentamento dei consumi cinesi nel settore della vendita al dettaglio dei beni di lusso, dovrebbero guadare al settore non come ad un universo indistinto quanto piuttosto a realtà molto distinte.

Rivoluzione digital-green anche per i beni di lusso


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LE COMPAGNIE MEGLIO POSIZIONATE


In quest’ottica, gli analisti di HSBC segnalano quattro compagnie che, probabilmente, dovrebbero riuscire a difendersi bene in questo enorme mercato anche in una situazione di rallentamento dei consumi. Si tratta dei gruppi Hugo Boss, Tiffany & Co., Tapestry (a cui fanno capo i marchi Coach, Kate Spade, & Stuart Weitzman) e Michael Kors. Nel suo ultimo report per gli investitori, Hugo Boss ha dichiarato che la crescita delle vendite dovrebbe accelerare nel corso di quest’anno e HSBC ha portato il giudizio del titolo a ‘buy’ (acquistare) sulla base soprattutto, ma non solo, della forza del suo marchio di abbigliamento sportivo.

Dazi commerciali e dinamiche valutarie al centro dell’attenzione


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INDICAZIONI OTTIMISTICHE PER I PROSSIMI TRIMESTRI


Tiffany, che nella settimana dall’8 al 12 ottobre ha accusato una forte correzione in Borsa dopo che il management di LVMH ha confermato i rallentamenti in Cina e in Giappone, ha però riportato nel suo ultimo report utili e vendite al di sopra delle aspettative con un’indicazione ottimistica anche per i prossimi trimestri: gli analisti di HBSC hanno dichiarato che Tiffany è l’azienda del lusso meglio posizionata per il futuro. Gli esperti di HSBC sostengono poi che Tapestry abbia riacquistato una solidità totale del marchio dopo aver adottato una nuova strategia basata sul ritiro dei propri prodotti dai grandi magazzini al fine di ridurre lo sconto ed aumentare i margini.

MICHAEL KORS CRESCE E ACQUISTA VERSACE


Michael Kors, dal canto suo, continua a promuovere una strategia a tutto campo come dimostra l’affare da 2 miliardi di dollari a settembre finalizzato all’acquisto della casa di moda Versace. Infine, per quanto riguarda il temuto rallentamento cinese, gli analisti di HSBC ne circoscrivono gli effetti. Gli ultimi dati indicano una moderazione, piuttosto che un forte rallentamento, poiché la dinamica media degli utili delle imprese del settore rimane sostanzialmente in linea con le stime di mercato. Da un punto di vista macro, gli economisti di HSBC ritengono che i dazi commerciali potrebbero ridurre la crescita del PIL cinese dello 0,75% nell'arco di 12 mesi, ma questo dovrebbe essere probabilmente compensato dalla risposta politica interna, con le autorità di Pechino che intensificano l'allentamento monetario e incrementano la crescita degli investimenti infrastrutturali.
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