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Columbia Threadneedle Investments

Protezionismo, un ostacolo per le aziende dei paesi emergenti. Ma non per tutte

I timori di conflitti commerciali risultano ormai in gran parte scontati dal mercato. Ora è il momento di cercare opportunità nelle società che non risentono del protezionismo.

10 Agosto 2018 07:50

La volatilità sui mercati e nelle previsioni macroeconomiche appare destinata a perdurare e probabilmente, nel breve termine, ad aumentare sulla scia degli sviluppi della rinegoziazione dei trattati commerciali. Tuttavia su un orizzonte di più lungo periodo Krishan Selva, Client portfolio manager Mercati Emergenti di Columbia Threadneedle Investments, prevede cambiamenti di natura strutturale.

EFFETTI A LUNGO TERMINE


“Washington persegue una politica di protezionismo, rinunciando di conseguenza alla posizione di leader e arbitro del mondo libero che da tempo deteneva. Ciò sortirà effetti a più lungo termine sull'economia americana e su quella globale nel suo insieme” puntualizza infatti l’esperto. Per esempio, a fronte di una politica americana meno sensibile alle questioni climatiche (Trump si è ritirato dall'Accordo di Parigi), la Cina si mostra più attenta all'ambiente attraverso il programma ‘One Belt One Road’ che coinvolge vari settori, dalle infrastrutture ai trasporti, dall’energia alla produzione industriale.

EUROPA E ASIA POTREBBERO INTENSIFICARE LA COLLABORAZIONE


“Se gli Stati Uniti proseguiranno sulla strada del protezionismo, Europa e Asia potrebbero intensificare la collaborazione reciproca e promuovere una più libera circolazione delle merci tra i due continenti” fa sapere Krishan Selva. Ecco perché, secondo l‘esperto, nell'attuale fase di incertezza, la priorità degli investitori deve coincidere con la capacità di individuare società robuste, in fase di crescita e in grado di rimanere flessibili per riuscire ad adattarsi al meglio alle mutevoli condizioni di mercato.

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MANTENERE I NERVI SALDI


“Nella seconda metà dell'anno, la sfida primaria per gli investitori consisterà nel mantenere i nervi ben saldi dopo la volatilità del primo semestre. Sebbene i mercati emergenti abbiano accusato una flessione, i timori di conflitti commerciali risultano però ormai in gran parte scontati dal mercato. Anziché investire in un mercato ai massimi, adesso è invece il momento di mettersi alla ricerca di opportunità” specifica Krishan Selva.

MENO SOCIETÀ CICLICHE E FOCUS SUI CONSUMI INTERNI


La strategia individuata dall’esperto per contrastare l'incertezza, consiste nell’allestire un portafoglio scarico di società cicliche e più orientato verso compagnie meno esposte al tema del protezionismo commerciale, ma che al tempo stesso vantino un posizionamento competitivo nell’ambito dei consumi interni. Un esempio sono le aziende che producono latticini e bevande.

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LA SELEZIONE RESTA ESSENZIALE


In ogni caso, Krishan Selva reputa intatti e solidi i fondamentali dei mercati emergenti come sembra peraltro confermato dai buoni risultati di bilancio e patrimoniali sul versante aziendale. “La recente correzione dei mercati dei paesi in via di sviluppo è riconducibile a timori di ordine macroeconomico, il che significa a nostro avviso che ci sono opportunità d'acquisto. Come sempre resterà essenziale selezionare gli investimenti in modo estremamente attivo” conclude l’esperto.
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