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La guerra dei dazi che le tre M europee non possono vincere

Merkel, Macron e May non hanno interessi e visioni comuni da contrapporre a Trump, che si prepara a vincere un conflitto che non riguarda solo il commercio ma anche la difesa.

2 Maggio 2018 07:50
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Quando si fa una guerra la cosa importante non è chi ha ragione, anche se la consapevolezza di essere dalla parte del giusto può aiutare a tenere su il morale, ma chi vince. Altrimenti è meglio lasciar stare. E nella guerra dei dazi di cui tutti parlano tra l’America di Trump e l’Europa delle tre M – Merkel, Macron, May – sembra abbastanza chiaro chi sarà il vincitore, anche se per ora siamo ancora alle minacce e non alle cannonate. Il problema del secondo fronte sono gli interessi diversi che alla fine porteranno a uno sfaldamento del fronte stesso. Theresa May è mossa dall’istinto di sopravvivenza, il suo governo è sempre più traballante e schierarsi con Parigi e Berlino può farle guadagnare punti nella trattativa sulla Brexit, prolungando la sua permanenza a Downing Street. Emmanuel Macron è mosso dall’ambizione di diventare il nuovo De Gaulle che sa tenere testa agli americani, stando attento a non esagerare. Angela Merkel è mossa dalla costrizione a rimanere coerente alla ricetta del surplus con il resto del mondo, che ha fatto uscire con qualche ammaccatura l’Europa dalla crisi del debito.

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LA STUPIDITA' DEL SURPLUS


Il fatto inoltre è che il contenzioso USA-UE non riguarda solo il surplus, ma anche la spesa militare. Su questo punto la Francia è in regola, spende il 2% del PIL come richiesto dalle regole NATO, la Gran Bretagna ancora di più, ma la Germania è ferma all’1,2-1,3%. Quindi dipende dagli USA per la difesa. E dipende dal resto del mondo per il surplus commerciale. Se spendesse di più in difesa, automaticamente ridurrebbe il surplus in bilancio. “Per questo il surplus è una stupidità strategica”, è la conclusione spietata di Wolfgang Münchau sul FT, che aggiunge: la sfortuna dell’Europa è che ora si sta confrontando con un presidente USA che non ci sta a questo gioco di “rubamazzo” ai danni degli amici. Per questo Trump potrebbe avere successo nell’incunearsi tra Parigi e Berlino, anche perché l’obiettivo della Casa Bianca sono le auto tedesche, non lo champagne francese importato in America.

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ARROCCO IDEOLOGICO


Forse è per quest’insieme di cose che Merkel e Macron non fanno passi avanti sul terreno della riforma di cui l’UE ha disperatamente bisogno. La cancelliera infatti vuole una riforma del bilancio comunitario che contenga obiettivi specifici di aumento della competitività dell’Eurozona. Ma questo vuol dire una riforma che faccia aumentare ancora di più il surplus commerciale. Un vicolo cieco che prima o poi farà emergere che gli interessi di Londra e Parigi, assolutamente congiunturali i primi e decisamente più ambiziosi i secondi, non sono gli stessi di Berlino, arroccata su posizioni che sembrano sempre più ideologiche e sempre meno ispirate a realismo e convenienza economica e anche politica.
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