Contatti

Carlo Benetti

Nell’anno del cane la Cina non teme il cigno nero della guerra commerciale

La Cina dovrebbe crescere quest’anno del 6,7%, contribuendo a stabilizzare i mercati emergenti che continuano a mostrare solidi fondamentali e valutazioni attraenti. Nonostante l’ombra dei dazi.

7 Marzo 2018 17:40
financialounge -  Carlo Benetti cina GAM Guerra commerciale mercati emergenti Xi Jinping

Equilibrio e sostenibilità. Sono queste le parole d’ordine del presidente della Cina Xi Jinping che, essendo un conservatore, è convinto che la certezza dell’ordine faccia premio sull’incertezza del caos politico. Atteggiamento confermato anche nel 2018, che per il calendario cinese è assegnato al segno zodiacale del cane. “La priorità del nuovo corso economico di Pechino non è più la quantità ma la qualità della crescita. Ma al contempo, in linea con le avvertenze espresse dal governatore della banca centrale, il rallentamento è controllato per evitare i rischi per l’economia cinese” specifica Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell’Alpha e il Beta del 5 marzo 2018.

I DUE MOTORI DI SVILUPPO DELLA CINA


L’architettura del progetto di Xi Jinping prevede, da un lato, due solidi motori di sviluppo (le esportazioni e i consumi interni) e, dall’altro, le riforme restrittive sul settore finanziario messe in campo per frenare la potenziale bolla del debito privato. Non a caso, come sottolinea Carlo Benetti, “la sfida del nuovo mandato quinquennale del governo è controllare la crescita e scoraggiare la creazione di nuovi debiti”. Si tratta di una sfida delicata che vedrà i listini azionari svolgere un ruolo di primaria importanza dal momento che la loro buona intonazione è in grado di permettere alle aziende cinesi l’accesso al finanziamento senza generare debiti. E, in quest’ottica, va salutata con favore la decisione dello scorso mese di giugno da parte di MSCI International di includere le azioni di classe A nell’indice MSCI dei Mercati Emergenti.

APPROFONDIMENTO
Mercati emergenti: è importante saper scegliere titoli e paesi giusti

PECHINO: RIFORME A TUTTO CAMPO


Tuttavia, come fa notare Michael Lai di GAM, le riforme e le trasformazioni in atto in Cina non riguardano soltanto il settore finanziario: dal continuo miglioramento nelle strutture economiche alla riforma delle grandi società a capitale pubblico fino agli investimenti nella tecnologia digitale, si nota un fermento in diverse aree strategiche con implicazioni anche sui nuovi posti di lavoro. Proprio la creazione di nuovi posti di lavoro e la crescita dei consumi interni costituiscono i due pilastri in grado di garantire la sostenibilità del progetto di Xi Jinping. In ogni caso, Michael Lai stima per quest’anno una crescita del PIL della Cina del 6,7, di poco inferiore al 6,8% del 2017.

UN 2018 FAVOREVOLE PER UTILI E BORSE CINESI


“Se la politica monetaria non si fa troppo restrittiva, e quindi causa di un rallentamento eccessivo, possiamo ancora immaginare un 2018 favorevole in termini di performance aziendali (utili) e finanziarie (listini)” puntualizza Carlo Benetti che poi passa ad approfondire la situazione relativa alle altre economie emergenti. “Dal punto di vista delle valutazioni, le borse emergenti presentano parametri più interessanti (rispetto a quelle dei mercati sviluppati) in termini di utili per azione (eps) e di rendimento dei flussi di cassa (il free cash flow yield, il rapporto tra il flusso di cassa per azione e il prezzo dell’azione stessa, indicatore della capacità dell’azienda di finanziare investimenti di lungo termine, ndr)” sottolinea Carlo Benetti. Non solo. A favore dei paesi emergenti giocano pure la crescita globale diffusa a livello globale e l’aumento dei consumi interni e l’economia cinese: fattori che “dovrebbero riuscire a contrastare il nuovo rischio della guerra commerciale innescata dai dazi americani”.

APPROFONDIMENTO
I migliori beni rifugio? Né oro, né mattone, né diamanti: sono le azioni

LE RITORSIONI AI DAZI DI TRUMP


Certo, ammette Carlo Benetti, la spirale distruttiva che si può scatenare da eventuali misure ritorsive ai dazi di Trump potrebbe minare l’intero sistema del commercio internazionale con ripercussioni imprevedibili sui mercati. Questo perché, se è vero che i fondamentali dei paesi emergenti sono solidi e convincenti, e le valutazioni azionarie attraenti, è altrettanto vero che le ritorsioni internazionali alle misure tariffarie annunciate da Trump, potrebbero generare un temibile ‘cigno nero’. In tutti i casi, conclude Carlo Benetti, le economie emergenti continueranno a beneficiare dei trend di lungo termine come il commercio online, l’urbanizzazione, gli investimenti nell’istruzione e nei sistemi sanitari: l’health-care, in particolare, è un settore che GAM appezza da tempo.
Trending