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Andrea Iannelli

Mercati obbligazionari, focus sull’investment grade europeo

Secondo l’analisi di Fidelity il 2018 sarà l’anno della selettività, sia in termini geografici che settoriali. 

1 Dicembre 2017 09:31
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Con la spinta degli high yield che sembra essere arrivata a fine corsa, l’attenzione di chi cerca rendimento nell’obbligazionario si sposta sull’investment grade europeo, oppure nelle azioni considerate meno rischiose. L’incontro dedicato al FF Flexible Bond Fund è stato l’occasione per fare il punto sulle strategie di Fidelity in ambito obbligazionario. A illustrare la view per il nuovo anno è stato Andrea Iannelli, Investment director obbligazionario di Fidelity, che ha più volte sottolineato l’importanza della selettività in vista di un 2018 in cui, a differenza dell’anno che sta per chiudersi, settori e aree geografiche si muoveranno in maniera asincrona.

In Europa, nonostante la riduzione del programma a 30 miliardi di euro al mese, l’azione della Banca centrale europea continuerà a farsi sentire in maniera molto decisa: “Questo perché – ha spiegato Iannelli – i reinvestimenti dei titoli che man mano andranno a scadenza compenseranno in parte la riduzione degli acquisti”. Quindi la politica accomodante della BCE, unita a un contesto macroeconomico favorevole e alla ricerca di rendimento, tenderà a favorire le obbligazioni investment grade europee, che riscuotono il favore degli analisti di Fidelity.
E il sostegno della BCE fornisce una garanzia anche su eventuali rischi politici che potrebbero interessare l’area euro. Non a caso, date le condizioni politiche ed economiche, i titoli italiani – tra quelli periferici – rappresentano per Fidelity un buon compromesso per ottenere rendimento, anche grazie all’elevata liquidità che offrono.

Segnali interessanti arrivano dall’obbligazionario dei mercati emergenti, ambito in cui Fidelity propone una strategia total return, FF Emerging Market Total Retun Debt Fund. “Questi paesi stanno attirando grandi investimenti – ha spiegato Iannelli – e siamo costruttivi su paesi come il Perù, che ha curve molto liquide, mentre preferiamo rimanere alla larga dal Sudafrica per i rischi politici del momento”.

Nel corso dell’incontro Iannelli ha più volte parlato della “grande assente” dell’attuale ciclo economico: l’inflazione, debole nei paesi sviluppati a causa di salari ancora troppo bassi. Tuttavia, proprio grazie alla flessibilità e all’approccio selettivo che caratterizza Fidelity, è possibile andare a cogliere opportunità legate a titoli legati all’inflazione in paesi come Nuova Zelanda e Australia, dove i cicli economici sono in una fase diversa.

Proprio la selettività farà la differenza anche nelle scelte settoriali. Per esempio, secondo la view di Fidelity potrebbero arrivare occasioni interessanti dai finanziari, a patto però di optare per i player più importanti e solidi sul mercato, che sarebbero in grado raccogliere i benefici di un eventuale aumento dei tassi d’interesse. Un altro settore che potrebbe offrire rendimenti interessanti è quello del retail. Ma anche in questo caso l’analisi scrupolosa dei singoli emittenti farà la differenza, andando a individuare le società in grado di resistere al cosiddetto “effetto Amazon” che sta investendo questo settore.

Oltre alla capacità di ricerca e analisi, caratteristiche che sono nel DNA di Fidelity, anche l’utilizzo di criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) può aiutare a fare le scelte migliori in ambito obbligazionario, sia in ottica difensiva (rischio default più basso, eventi negativi per le aziende meno probabili) che di trend: “Da molti anni lavoriamo in questo ambito – ha spiegato Iannelli – e siamo consapevoli che anche i clienti finali, come ad esempio i Millennials, vogliono qualcosa in più rispetto al rendimento puro. Per monitorare gli investimenti secondo fattori ESG utilizziamo sia analisi interne che esterne”.
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