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Borsa Italiana

Borsa italiana: il filo rosso che lega utili, credito non bancario e PIR

La crescita degli utili favorita anche dall’ampliamento del credito non bancario e dagli ingenti flussi derivanti dalle sottoscrizioni dei PIR.

4 Ottobre 2017 09:44
financialounge -  Borsa Italiana Italian Listed Brands mercato del credito Piani Individuali di Risparmio PIR settore bancario utili

L’economia italiana continua la strada del recupero come testimoniano le revisioni al rialzo delle stime del PIL per l’anno in corso e anche per il 2018. Ma, sebbene la ricchezza del nostro paese sia ancora al di sotto dei livelli pre crisi come facciano notare gli osservatori critici, emergono alcuni aspetti che delineano uno scenario prospettico interessante.

Il primo di questi è rappresentato dagli utili di Piazza Affari realizzati nel primo semestre di quest’anno che, posizionandosi a 23 miliardi di euro, sono ritornati sui livelli del primo semestre 2008, cioè a quelli pre crisi. Se le previsioni saranno rispettate, il saldo complessivo a fine anno si attesterà ad oltre 40 miliardi a testimonianza del fatto che la ripresa c’è e dispiega i propri effetti anche sui conti economici delle imprese. Sui quali, e siamo al secondo indizio, spira a favore anche il credito non bancario, cioè le forme di finanziamento che consentono alle imprese di crescere e investire senza dover necessariamente aspirare a capitali erogati dalle banche, spuntando talvolta condizioni più vantaggiose.

Grazie alla crescita dei minibond (le emissioni obbligazionarie da parte delle piccole e medie imprese per raccogliere capitali), del venture capital, del private equity e del crowdfunding (cioè la raccolta di risorse economiche, tramite Internet, grazie a piccoli contributi di gruppi e persone che sostengono un'idea innovativa) l’ammontare del credito non bancario in Italia è balzato a 35 miliardi di euro: adesso rappresenta il 12% del totale dei finanziamenti alle imprese contro il 6% del 2007. E, nell’ambito delle finanza per le PMI italiane, non si possono non citare i Piani Individuali di Risparmio (PIR).

A questo proposito, secondo la società di consulenza finanziaria Equita, dei 5 miliardi di euro raccolti dai PIR nei primi sei mesi di quest’anno, 2,65 sono confluiti nelle imprese del nostro paese (e circa un miliardo nelle sole mid e small cap). Insomma i PIR non solo hanno funzionato ma hanno messo in moto un processo virtuoso che consente al risparmio delle famiglie di arrivare al motore dell’economia reale del made in Italy.

A proposito di Made in Italy, ieri Borsa Italiana ha annunciato le 22 società quotate selezionate per la vetrina Italian Listed Brands: un palcoscenico che include il meglio dei marchi italiani: dalla creatività all’eccellenza, dall’innovazione alla vocazione internazionale.

Le società che fanno parte dell’Italian Listed Brands sono: Autogrill, Brembo, Brunello Cucinelli, Campari, Damiani, De' Longhi, F.I.L.A., Ferrari, Fiat Chrysler Automobiles, Geox, Luxottica, Moncler, OVS, Piaggio & C., Pininfarina, Piquadro, Pirelli & C., Safilo Group, Salvatore Ferragamo, Technogym, Tod's, Yoox Net-A-Porter Group. In parallelo, verrà creato un nuovo indice dedicato da FTSE Russell nell’ambito della copertura del mercato italiano.
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