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Mix intelligente con un “pizzico” di India per proteggersi dalla correlazione

Asset allocation, divergenze e view per il quarto trimestre: l’analisi di Luca Tobagi di Invesco durante ConsulenTia Torino.

25 Settembre 2017 10:17
financialounge -  ConsulenTia17 Invesco Luca Tobagi outlook

Pur essendo focalizzata sulla MIFID II, durante ConsulenTia 2017 Torino non sono mancati gli appuntamenti dedicati alle scelte d’investimento e alle strategie. A margine della tavola rotonda su “Asset allocation e aspettative divergenti: macro trend e opportunità” a cui ha preso parte come relatore, abbiamo rivolto alcune domande a Luca Tobagi, Investment Director di Invesco in Italia.

Qual è la vostra view per il quarto trimestre 2017?

“Considerando i fondamentali economici e non i gossip sulla politica monetaria, abbiamo aspettative abbastanza positive. Il quadro generale è ben impostato, con una crescita moderata e sostenibile a livello globale che ha interessato anche aree che, fino a poco tempo fa, erano rimaste indietro. Un altro aspetto positivo è il ritorno dell’inflazione che, seppur timido, ha ormai permesso di togliere dai radar lo spettro della deflazione. Trovo che ci siano delle analogie con gli ultimi mesi del 2016, quando i listini azionari dell’eurozona hanno messo a segno un recupero su quelli americani a partire dalla metà di novembre. Al momento, quindi, privilegiamo ancora le azioni delle aree che sono rimaste un po’ più indietro, come ad esempio l’Europa e continuiamo a privilegiare l’obbligazionario legato al credito societario sia di alta qualità sia ad alto rendimento”.

Nel corso del suo intervento sul palco del Lingotto ha parlato di “divergenze”. Può farci qualche esempio?

“Attualmente ce ne sono diverse. La prima che mi viene in mente è quella, già citata, tra l’andamento dei mercati azionari USA e quelli di altre aree geografiche i cui listini, pur essendo esposti a dinamiche positive simili, sono rimasti leggermente indietro. Il secondo esempio di divergenza è legato alla geopolitica: le tensioni aumentano, ma il premio per le attività rischiose si comprime invece di espandersi. Infine, un’altra distonia arriva dall’aumento contemporaneo dei costi di attività rischiose e beni rifugio: un evento che viene osservato molto raramente".

Un altro tema trattato è stato l’aumento della correlazione tra asset class? Di cosa si tratta e come va affrontata?

“A mio avviso quello della correlazione è il problema più grande nella costruzione dei portafogli, ma spesso viene sottovalutato. Dal 2010 abbiamo assistito a un aumento sistematico delle correlazioni nei paesi sviluppati, ciò significa che i rendimenti delle diverse attività si muovono nello stesso momento e nella stessa direzione, più o meno dello stesso ammontare. Ovviamente il nostro obiettivo non è quello di trovarci in decorrelazione perfetta, che significherebbe un rendimento zero, ma avere un portafoglio troppo correlato è molto pericoloso, soprattutto quando il mercato è in calo. Per questo motivo vogliamo costruire dei portafogli che, almeno sulla carta, siano più idonei a proteggere i nostri clienti se le cose dovessero andassero male. Cosa che non significa costringere i nostri investitori a rinunciare alle opportunità, ma costruire con abilità e conoscenza il giusto incastro tra azioni, obbligazioni e attività reali. Magari sfruttando asset come l’obbligazionario dell’India che offre rendimenti elevati ed è poco correlato con altri titoli”.

Quali saranno le prossime mosse della BCE?

“Draghi ha chiarito che fino alla fine dell’anno non succederà nulla e soprattutto non ha preso impegni espliciti sulla riduzione degli acquisti. Le condizioni dell’economia europea sono migliorate, ma è importante notare che le stime di crescita per il 2018 e per il 2019 non sono state ritoccate. Così come va detto che l’inflazione, pur essendo in ripresa, è lontana dagli obiettivi della BCE. Dunque, è più probabile pensare a un punto di equilibrio nell’ammontare degli acquisti per i primi sei mesi del 2018, in modo da non drenare risorse che sono state immesse nel sistema con tanta fatica. Per capire cosa farà la BCE, inoltre, bisognerà tenere un occhio anche sulla Fed. Se la banca centrale USA dovesse essere più graduale del previsto nel percorso di normalizzazione, è difficile che la BCE possa rendere molto meno accomodante la propria politica monetaria. Nell’attuale situazione valutaria, è difficile che la BCE voglia azzardare manovre che possano rafforzare ancora di più l’euro. Senza contare che nessun banchiere centrale, su nessuna sponda dell’Atlantico, ha intenzione di passare alla storia come colui che ha affossato la ripresa economica”.
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