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Finanza in fuga dopo Brexit, Dublino si prepara a diventare la nuova Londra

Le società potrebbero riversarsi in massa in Irlanda, dove i prezzi delle case stanno già crescendo. Francoforte non sta a guardare, e Milano spera…

4 Agosto 2017 08:59
financialounge -  Bank of America Brexit irlanda londra milano settore immobiliare

Il mercato immobiliare irlandese, e in particolare quello di Dublino, si prepara a vivere una vera e propria impennata. Il motivo? Ovviamente la Brexit, che sta spingendo le società finanziarie ad abbandonare Londra. Secondo un rapporto di Standard & Poor’s, quest’anno i prezzi delle case in Irlanda saliranno dell’8,5% e del 7% nel 2018. Bank of America, per esempio, ha già annunciato l’intenzione di fare dell’Irlanda il suo “hub” europeo mentre JP Morgan Chase è andata oltre, acquistando un edificio in grado di ospitare circa mille impiegati. Barclays, inoltre, ha già preso accordi per affittare nuovi spazi destinati ai dipendenti “esiliati” da Londra.

Le banche internazionali devono portare avanti i propri affari all’interno dell’Unione europea e, non potendo aspettare i tempi lenti della politica, stanno già pianificando il futuro, indipendentemente da una Brexit soft o hard.

I proprietari immobiliari di Dublino, insomma, potrebbero fare presto grandi affari. Ma non saranno gli unici, visto che anche Francoforte – secondo un rapporto di Deutsche Bank – accoglierà i dipendenti in fuga da Londra. Nella città tedesca le case potrebbero arrivare a costare l’11% in più con l’arrivo di circa quattromila dipendenti. E pazienza se, come è successo proprio a Londra negli anni scorsi o come sta succedendo nella Silicon Valley, a pagare le conseguenze del probabile caro-affitti saranno gli inquilini che già risiedono nella capitale irlandese.

E Milano? Il capoluogo lombardo è stato più volte indicato come una delle possibili alternative a Londra. Per il momento le istituzioni stanno portando avanti con forza la candidatura per ospitare l’Agenzia europea del farmaco, che attualmente si trova a Londra. In teoria Milano ha le carte in regola per garantire il “passaporto europeo” che le aziende orfane della Gran Bretagna stanno cercando. Un esercito di 24.000 lavoratori – altamente qualificati e con redditi medio alti – si prepara a lasciare Londra, ma per intercettarne almeno una parte servirà uno sforzo sinergico di istituzioni locali e nazionali.
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