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Mercati finanziari, nel lungo termine USA e Giappone dovranno fare spazio alla Cina

La decisione dell’MSCI di includere le A-share cinesi nei suoi principali indici potrebbe trasformare i mercati mondiali dei capitali nel lungo termine.

18 Luglio 2017 09:59
financialounge -  A-share cina giappone James Kenney MSCI Emerging Markets Pictet USA

“Nel lungo periodo, la decisione dell’MSCI di introdurre azioni della Cina continentale nell’indice dedicato ai mercati emergenti potrebbe comportare una profonda trasformazione sui mercati finanziari internazionali, pari a quella che ebbe per l’economia mondiale l’inclusione della Cina nel WTO, nel 2001” sostiene James Kenney, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management, secondo il quale alla luce degli sforzi di apertura di Pechino, che consente l'accesso degli investitori stranieri al mercato azionario cinese, l’MSCI potrebbe facilitare in diversi modi l’ascesa del paese ai vertici della classifica dei mercati finanziari mondiali.

Attualmente, circa due terzi delle società quotate cinesi sono in qualche modo a partecipazione statale, e i loro standard di governance sono meno evoluti di quelli dei paesi avanzati. D’altro canto, le autorità dovrebbero evitare l’abitudine di intervenire sui mercati ogni volta che il sentiment degli investitori cambia, anche perché, in passato, i tentativi di stabilizzare le condizioni di mercato acquistando titoli azionari e ponendo limiti alle negoziazioni si sono dimostrati controproducenti.

“È però altrettanto vero che la Cina ha fatto molti progressi verso l’internazionalizzazione e crediamo che non sarà facile fermarla. Entro i prossimi dieci anni, se non prima, i titoli denominati in renminbi saranno una componente primaria nei portafogli degli investitori di tutto il mondo, allo stesso modo in cui lo sono oggi gli investimenti denominati in euro e in dollari” specifica James Kenney.

Una previsione che deve essere messa in relazione allo status attuale che vede una quota di mercato soltanto del 3% nei portafogli globali dei titoli cinesi a fronte di una capitalizzazione di mercato complessiva di 9.000 miliardi di dollari, secondo soltanto a degli Stati Uniti, che invece rappresentano oltre il 50% dell’indice MSCI World.

“Il processo di riallocazione ne portafogli condurrà ad un declino dello status degli asset finanziari americani, e dalle conseguenti pressioni sui Treasury USA. È probabile che valute quali lo yen giapponese e la sterlina, perdano di importanza nel panorama globale, con conseguenti pressioni sugli asset ad esse correlati, come i titoli di stato nipponici” conclude James Kenney.
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