BCE
Inflazione nell'area euro, nessun sostanziale rialzo in vista
L’inflazione nella zona euro dovrebbe stazionare intorno all’1,60% sia quest’anno che il prossimo: è un buon momento per comperare una quota di bond inflation linked.
3 Luglio 2017 11:12
La BCE nell’ultima riunione ha ridotto le previsioni sull'inflazione dell'Eurozona portandole dall'1,7% all'1,5% per il 2017 e dall'1,6% all'1,3% per il 2018. Ora la stima di consenso di mercato, alla luce anche del dato sulla stima flash dell’inflazione della zona euro comunicato venerdi scorso (pari a 1,30% per il mese di giugno), si è portata all'1,6%, sia per l’anno in corso che per il 2018.
Gli analisti non prevedono grosse sorprese sul fronte prezzi al consumo e quindi ipotizzano che la BCE possa ulteriormente tergiversare nel prossimo meeting (20 luglio) rimandano le decisioni al meeting de 7 settembre: in quella data sembra probabile che Draghi possa delineare meglio il percorso di normalizzazione delle politiche monetarie della zona euro.
L’unica incognita resta il prezzo del petrolio che dovrebbe far sentire i suoi effetti nel mese di giugno (con un’inflazione prevista in calo all’1,3%) ma dovrebbe trattarsi di un fenomeno temporaneo: secondo gli analisti a partire da luglio i prezzi al consumo dovrebbero ritornare all’1,5%. Previsioni che, fanno però sapere gli analisti, si basano sulle quotazioni medie annue del petrolio a 56 dollari per il 2017 e a 60 dollari per l’anno prossimo: considerando che il prezzo del greggio è scivolato sotto i 45 dollari sarà necessario osservare attentamente l’evoluzione delle quotazioni dell’oro nero nei prossimi mesi.
In ogni caso, secondo gli asset manager, una quota in portafoglio di ETF o fondi inflation linked (obbligazioni legate all’inflazione) è da allocare. E questo è il momento giusto per farlo per chi ne è sprovvisto o ne ha una percentuale minima. Una quota adeguata potrebbe essere tra il 10% e il 20% e dovrebbe essere distribuita per il 50% in ETF e fondi inflation linked globali e per l’altra metà in ETF e fondi inflation linked euro. I primi sfruttano le opportunità dei titoli legati all’inflazione in tutte le aree valutarie internazionali mentre gli inflation linked euro rappresentano una sorta di ‘polizza’ in portafoglio contro improvvisi e imprevisti rialzi dei prezzi al consumo della zona euro.
Gli analisti non prevedono grosse sorprese sul fronte prezzi al consumo e quindi ipotizzano che la BCE possa ulteriormente tergiversare nel prossimo meeting (20 luglio) rimandano le decisioni al meeting de 7 settembre: in quella data sembra probabile che Draghi possa delineare meglio il percorso di normalizzazione delle politiche monetarie della zona euro.
L’unica incognita resta il prezzo del petrolio che dovrebbe far sentire i suoi effetti nel mese di giugno (con un’inflazione prevista in calo all’1,3%) ma dovrebbe trattarsi di un fenomeno temporaneo: secondo gli analisti a partire da luglio i prezzi al consumo dovrebbero ritornare all’1,5%. Previsioni che, fanno però sapere gli analisti, si basano sulle quotazioni medie annue del petrolio a 56 dollari per il 2017 e a 60 dollari per l’anno prossimo: considerando che il prezzo del greggio è scivolato sotto i 45 dollari sarà necessario osservare attentamente l’evoluzione delle quotazioni dell’oro nero nei prossimi mesi.
In ogni caso, secondo gli asset manager, una quota in portafoglio di ETF o fondi inflation linked (obbligazioni legate all’inflazione) è da allocare. E questo è il momento giusto per farlo per chi ne è sprovvisto o ne ha una percentuale minima. Una quota adeguata potrebbe essere tra il 10% e il 20% e dovrebbe essere distribuita per il 50% in ETF e fondi inflation linked globali e per l’altra metà in ETF e fondi inflation linked euro. I primi sfruttano le opportunità dei titoli legati all’inflazione in tutte le aree valutarie internazionali mentre gli inflation linked euro rappresentano una sorta di ‘polizza’ in portafoglio contro improvvisi e imprevisti rialzi dei prezzi al consumo della zona euro.
Trending