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Perché adesso le banche possono tornare a finanziare gli investimenti

La crescita del debito globale non è stata alimentata dal settore privato che ha invece ridotto i debiti: le banche sono nelle condizioni di finanziare gli investimenti.

24 Marzo 2017 09:24
financialounge -  cina debito investimenti leva finanziaria settore bancario

Tra il 2002 e il 2008, il debito globale aggregato di aziende, famiglie, stati e settori finanziari, è aumentato del 55% rispetto al PIL mondiale. Tra il 2008 e il 2017, lo stesso aggregato di debiti ha registrato un ulteriore incremento del 51% sul PIL mondiale.

Tuttavia, come fanno notare gli analisti, l'aumento del debito globale tra il 2008 e il 2017 nasconde una significativa riduzione della leva finanziaria nel settore privato dei paesi sviluppati. Infatti l'intero aumento del debito post-crisi 2008 può essere attribuito al debito statale, sia dei paesi sviluppati che emergenti, per un totale del 31% del PIL mondiale, mentre l’aumento del debito del settore privato in Cina ha contribuito con un 36% sul PIL mondiale: ne deriva che, escludendo questi due fattori, il debito privato globale è diminuito del 16% sul PIL da metà 2008 ad oggi.

Le banche dei paesi sviluppati hanno ora completamente invertito la tendenza pre crisi di aumentare la propria leva finanziaria. A livello globale, se si sommano i dati relativi ai paesi sviluppati con quelli dei paesi emergenti, le banche hanno ridotto la propria leva finanziaria del 22% sul PIL mondiale dal crac di Lehman Brothers (settembre 2008) in poi.

E se si esclude la Cina, tutte le altre banche mondiali hanno ridotto la loro esposizione debitoria di un controvalore pari al 31% del PIL mondiale, quasi il doppio dell’incremento dei debiti accumulati nel periodo 2002 - 2008. Se si avvicina la fine del superciclo del debito dei paesi emergenti, viene rimosso un importante ostacolo alla crescita.

La fine del deleveraging (riduzione della leva finanziaria) del settore finanziario potrebbe infatti gettare le basi per una ripresa solida in un ciclo di investimenti nei paesi sviluppati. D’altra parte i sistemi bancari nei quali si è già conclusa da diversi anni la maggior parte della fase di deleveraging (in particolare Stati Uniti e Australia) si è già incanalata in un sentiero di crescita molto più sana del credito. C’è quindi da augurarsi che anche in Europa (e, quindi, anche nel nostro paese) le banche possano sperimentare tale percorso virtuoso che avrebbe ricadute positive sull’economia e sulla crescita.
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