Contatti

Christophe Bernard

Russia, per gli investitori adesso si profila solo qualche raro affare

La borsa di Mosca esprime attualmente valutazioni oggettivamente convenienti ma il ritardo della governance e i rischi politici suggeriscono cautela agli investitori.

6 Marzo 2017 10:08
financialounge -  Christophe Bernard mercati azionari petrolio rublo Russia Vontobel

Da qualche anno la Russia, da media potenza a bordocampo, è assurta al rango di importante attore dello scacchiere geopolitico globale. Un profilo che ha alimentato il profilo di paese seducente e misterioso al tempo stesso, nella duplice veste di nazione con vaste risorse e un enorme potenziale, ma anche contraddistinto da rischi politici e una governance mediocre.

“Nonostante i mercati siano sempre alla ricerca di opportunità, riteniamo che per gli investitori il contesto resterà molto complesso, fatta eccezione per qualche affare occasionale” puntualizza Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, secondo il quale la Russia si è sviluppata, ma l’economia mostra segnali di ritardo.

“Se da un lato la più grande nazione della terra - prosegue Bernard - è diventata ancora più grande con l’annessione della Crimea, dall’altro la sua economia segna il passo. La Russia è stata in recessione per due anni di seguito accusando il doppio colpo del crollo dei prezzi del petrolio e delle sanzioni economiche deliberate dai paesi occidentali. Ma, nonostante ciò, il contraccolpo è stato meno devastante rispetto alle crisi precedenti del 1998 o del 2009”.

Per Christophe Bernard, gran parte del merito di questa tenuta dell’economia di Mosca deve essere attribuito alle politiche adottate dalla banca centrale. La governatrice russa Elvira Nabiullina ha infatti lasciato svalutare il rublo quando le quotazioni petrolifere erano in calo e, in parallelo, ha alzato i tassi d’interesse per controllare l’inflazione.

Inoltre, mentre le riserve finanziarie del paese hanno continuato a sostenere con la loro liquidità il bilancio statale, il sistema bancario ha superato abbastanza bene la recessione e il saldo delle partite correnti è rimasto in attivo.

Ora l’economia di Mosca si è stabilizzata. Tuttavia, tenendo conto che il paese resta eccessivamente dipendente dall’energia fossile (70% delle esportazioni, 50% delle entrate dello Stato), in assenza di un rafforzamento dello stato di diritto e dei diritti di proprietà è difficile ipotizzare un tasso di crescita economica superiore all’1%-1,5% nei prossimi anni.

Per quanto riguarda le prospettive del mercato azionario russo, Christophe Bernard si mostra piuttosto cauto: “È vero che le azioni globali hanno appena toccato nuovi massimi ma gli investitori farebbero bene a non illudersi. Se i movimenti populisti dovessero prevalere, tenderanno a frenare nel tempo la crescita economica globale mettendo a rischio i margini operativi delle multinazionali globali”.

Inoltre Bernard spiega che, osservando le prospettive politiche della Russia, reputa piuttosto irrealistiche le speranze di un miglioramento sostenibile della governance economica e dei diritti degli azionisti.

“La Borsa di Mosca è di fatto una piazza petrolifera con leva e valutazioni oggettivamente convenienti. Ma gli investitori che si aspettano un rincaro dei prezzi del petrolio nel medio termine farebbero meglio a ricercare migliori opportunità d’investimento al di fuori dei listini azionari russi” conclude Christophe Bernard.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Vontobel Asset Management
Share:
Trending