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Obbligazioni dei paesi emergenti, societarie e in valuta locale è meglio

Le obbligazioni dei paesi emergenti, sia societarie che in valuta locale, rappresentano la prima scelta grazie alle monete sottovalutate e alla qualità degli emittenti.

20 Febbraio 2017 10:07
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Il contesto dei fondamentali dei mercati emergenti è migliorato e la previsione di crescita per quest’anno è più brillante rispetto a quella dello scorso anno. Inoltre, secondo Peter Frick, Vice President di Loomis, Sayles & Company affiliata di Natixis Global Asset Management, si nota un ritorno della crescita dei fatturati mentre i dati di bilancio stanno migliorando.

Inoltre le possibili implicazioni negative derivanti da un mercato delle materie prime debole e da un aumento dei livelli di debito sembrano contenuti e gestibili.

“Le valute dei mercati emergenti hanno accusato le maggiori correzioni e sono, secondo alcuni modelli econometrici, sottovalutate offrendo opportunità di investimento sia pure contro uno scenario di potenziale volatilità” sottolinea Peter Frick, che indica nei corporate bond emergenti e le obbligazioni in valuta locale due segmenti interessanti, sebbene per ragioni differenti.

“I corporate bond dei mercati emergenti beneficiano in primis di uno scenario economico in miglioramento, in secondo luogo vantano un numero ampiamente diversificato di emittenti (nell’indice di riferimento sono incluse 550 differenti società di oltre 50 paesi). Inoltre, si tratta di obbligazioni di breve durata (se comparate alla media delle obbligazioni sovrane dei mercati emergenti) il che le copre parzialmente dalla minaccia di un aumento dei tassi di interesse: a differenza della maggior parte dei corporate bond dei mercati emergenti denominata in dollari americani che potrebbe risentire dell’aumento dei tassi USA a medio e a lungo termine, questi bond dovrebbero risentirne meno” spiega Peter Frick.

Il manager ricorda poi che le obbligazioni in valuta locale hanno subito l’impatto della correzione seguita al taper di Bernanke del 2013 (riduzione dei flussi di acquisto di bond in dollari sul mercato da parte della Fed) e al crollo del prezzo del petrolio.

Ma che la maggior parte dei paesi in via di sviluppo ha superato con successo il periodo 2013-2016 lasciando che le proprie valute si regolassero verso il basso per mitigare l’impatto sull’economia domestica e sui livelli di reddito nazionali.

“I rendimenti delle obbligazioni locali sono talvolta migliorati e, se comparati alle precedenti crisi del mercato, hanno mostrato un andamento regolare. L’attuale rendimento alla scadenza del principale indice dei mercati emergenti in valuta locale è pari a circa il 6,6% e si avvicina alla sua media a 15 anni. Le valute dei mercati emergenti, in base a diverse metriche qualitative e quantitative, sono convenienti e offrono opportunità di investimento soprattutto agli investitori europei” specifica Peter Frick.

Che, infine, parla dei paesi più interessanti: “Preferiamo concentrare l’attenzione sui paesi che mostrano storie in miglioramento e/o resilienza dall’incertezza politica globale. Ci piacciono la Colombia, il Brasile, l’Argentina, il Sud Africa, l’India e, a certe condizioni, l’Indonesia: nonostante sia forse meno resiliente ad alcuni fattori globali quali ad esempio il dollaro forte e l’aumento dei tassi di interesse, l’Indonesia continua a beneficiare di riforme e di una fiorente economia interna. Ci piace anche guardare a opportunità molto specifiche nei paesi di frontiera, come ad esempio la Nigeria. Inoltre, continuiamo a ricercare valore in Cina: in termini di obbligazioni societarie, abbiamo constatato come alcuni emittenti cinesi abbiano registrato un buon andamento negli anni recenti a dispetto delle preoccupazioni sulla decelerazione della crescita, la bolla immobiliare, le svalutazioni della valuta”.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Natixis Global Asset Management
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