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Mercati, perché il paragone tra Trump e Reagan può ingannare

I contesti in cui hanno iniziato a operare Trump e Reagan sono diversi e i mercati potrebbero sottovalutare alcune implicazioni negative di questo paragone.

17 Gennaio 2017 09:15
financialounge -  donald Trump GAM mercati obbligazionari Ronald Reagan Tim Haywood titoli di stato treasury USA

Tra le tante analisi effettuate per spiegare il successo inaspettato di Donald Trump alle elezioni presidenziali un capitolo di rilievo lo occupa il paragone con l’affermazione di Ronald Reagan, il quarantesimo presidente degli Stati Uniti, in carica dal 1981 al 1989.

Alle elezioni presidenziali del 1980 riuscì ad avere la meglio sul presidente in carica Jimmy Carter permettendo al Partito Repubblicano di conquistare il controllo del Senato per la prima volta dopo 26 anni, riducendo peraltro la maggioranza democratica alla Camera dei Rappresentanti.

La sua politica economica (la cosiddetta Reaganomics) fu contrassegnata dalla riduzione del 25% dell'imposta sul reddito, dal taglio dei tassi d'interesse, dall’incremento delle spese per la difesa e militari, determinando però pure un aumento del deficit e del debito pubblico.

“Gli analisti che fanno paragoni tra Reagan e Trump sono parecchi e questo ci preoccupa per la superficialità che spesso emerge. Il neo presidente americano ha promesso in campagna elettorale di puntare sullo stimolo economico facendo leva più sulla politica fiscale rispetto a quella monetaria. La convinzione è che il dollaro tenderà a rafforzarsi, i mercati azionari a proseguire nel loro percorso in ascesa mentre i tassi di interesse dovrebbero risultare più stabili” specifica Tim Haywood, Responsabile strategie obbligazionarie Absolute Return di GAM, secondo il quale, sebbene le visioni tra Reagan e Trump possano apparire simili, affiorano delle differenze di rilievo relativamente al contesto nel quale i due presidenti sono entrati in carica.

Per cominciare, Ronald Reagan diventò presidente quando i rendimenti dei titoli di Stato erano ai massimi storici (con le quotazioni dei titoli, che si muovono in direzione opposta, che invece erano sui minimi storici) mentre l’amministrazione Trump inizierà il mandato in una fase nella quale i rendimenti sono vicini ai minimi storici (mentre i prezzi sfiorano i loro massimi).

Di conseguenza, se Ronald Reagan è arrivato alla presidenza ereditando uno dei periodi più negativi della storia del mercato azionario recente e in un contesto di alta inflazione, il primo semestre di presidenza Trump potrebbe essere caratterizzato dall’innalzamento dei tassi.  Tim Haywood , rivolgendo l’attenzione ai mercati obbligazionari societari americani, è preoccupato circa le potenziali ricadute qualora i tassi di interesse statunitensi dovessero registrare incrementi più rapidi di quanto previsto dal consenso generale.
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