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Le tre ragioni che giustificano il rialzo dei tassi obbligazionari USA

L'incertezza sul futuro della Fed, una politica fiscale più accomodante e l'incremento delle prospettive inflazionistiche giustificano il rialzo dei tassi dei bond USA.

21 Dicembre 2016 09:57
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I rendimenti sui titoli di stato americani decennali sono cresciuti di circa 65 punti base (+0,65%) rispetto ai minimi di inizio settembre. Nella settimana successiva alle elezioni del neo presidente Trump, il numero di rialzi dei tassi da parte della Fed stimato entro la fine del 2017 è salito da 1,4 a 2,4.

Secondo Ritchie Tuazon, gestore di portafogli obbligazionari di Capital Group, questa recente variazione sui tassi d'interesse statunitensi appare sensata. La sua convinzione prende spunto dall’analisi del passato e dagli attuali fattori di mercato. Nel 2013 il cosiddetto ‘taper tantrum’ (la forte reazione dei mercati alla notizia che la Federal Reserve statunitense aveva intenzione di chiudere il suo programma di acquisto di obbligazioni in dollari sul mercato) fece salire di 100 punti base i tassi del mercato obbligazionario americano nell'arco di soli due mesi: tale rialzo apparve una reazione ragionevole alle dichiarazioni della Fed.

Stavolta, per Ritchie Tuazon, sono almeno tre le ragioni che giustificano l’aumento dei tassi obbligazionari americani.

In primis l'incertezza riguardo alla leadership della Fed. Tenendo conto che il mandato di Janet Yellen scadrà nel febbraio 2018, il mercato teme che Trump possa nominare un nuovo presidente della FED più incline ad innalzare i tassi e a reimpostare la direzione della politica monetaria americana.

In secondo luogo, figura una politica fiscale più accomodante. Le politiche economiche promesse in campagna elettorale da Trump (abbassare le tasse e potenziare la spesa infrastrutturale), se implementate, daranno probabilmente slancio alla crescita del PIL e faranno aumentare il deficit del bilancio federale: si tratta di due tendenze (rafforzamento della crescita e ampliamento del deficit) che giocano a favore di un rialzo dei rendimenti obbligazionari.

In terzo luogo spicca l'incremento delle prospettive inflazionistiche. Una più espansiva politica fiscale dovrebbe stimolare l'inflazione così come eventuali misure protezionistiche, quali la modifica dell'Accordo nordamericano di libero scambio o l'introduzione di dazi. “Ma, se aumentano le aspettative inflazionistiche, gli investitori obbligazionari saranno inevitabilmente costretti a pretendere un rendimento maggiore al fine di compensare tale rischio” conclude Ritchie Tuazon.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Capital Group

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