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Idee di investimento – Obbligazioni – 14 novembre 2016

14 Novembre 2016 09:17
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“Stiamo assistendo a un generale fenomeno di reflazione e la ripresa dell’inflazione comporta un cambio di gioco rispetto agli ultimi anni” puntualizza, nell’articolo “L’alleanza virtuosa tra risparmiatore, consulente e gestore attivo”, Carlo Benetti, la cui attenzione è rivolta soprattutto agli investitori, soprattutto quelli obbligazionari, che devono riconsiderare la composizione del portafoglio che tenga peraltro conto anche dell’alta incertezza politica: l’obiettivo dell’investitore privato dovrebbe essere quello di evitare, o per lo meno contenere, i probabili picchi di volatilità. Una possibile alternativa consiste nel ricercare fonti di ‘carry’, ovvero titoli che generano uno stabile flusso reddituale in forma di cedole o di dividendi. Tuttavia, la corretta selezione di titoli con “carry” comporta il concorso della competenza professionale del consulente sconsigliando il pericoloso ‘fai da te’: non sempre una fonte di rendimento è efficace come sembra e c’è il rischio che le attese di rendimento si trasformino in amare delusioni. “Tra le soluzioni ‘carry’ con solide peculiarità figurano, per esempio, le cartolarizzazioni di ipoteche (Mortgage Back Securities): offrono una scarsa correlazione con il mercato obbligazionario ma sono una tipologia di titoli in cui è indispensabile essere seguiti da esperti” precisa Carlo Benetti che poi cita pure le obbligazioni high yield e il debito emergente che, va sempre tenuto a mente, necessita di una selezione attiva nella scelta tra valuta forte e locale, tra emissione societaria e governativa. “Sebbene nessuna di queste soluzioni possa generare rendimenti elevati, le performance dovrebbero essere di segno positivo, con una bassa volatilità e un buon grado di affidabilità” tiene comunque a precisare Carlo Benetti.

A proposito di alto rendimento, in un contesto di tassi di default (fallimenti) contenuti, l’approccio macro economico consente ai gestori high yield USA di effettuare scelte settoriali ottimali. “Nel segmento del debito high yield USA la ricerca fondamentale resta essenziale, dal momento che l’analisi dei rischi specifici dei diversi emittenti consente di evitare (o, perlomeno, ridurre) le perdite da insolvenze” precisa, nell’articolo “High yield USA, l’approccio macro economico offre una visuale migliore”, John Fekete, senior investment manager di Crescent Capital Group, a cui è stata affidata la gestione di Pictet-US High Yield. Il manager, tuttavia, ricorda come i default (fallimenti) sul credito siano stati relativamente contenuti grazie alle condizioni di mercato favorevoli, nonostante l’aumento della volatilità macroeconomica. Ne consegue, secondo il manager, che nell’attuale contesto l’importanza dell’analisi top-down dei fattori macroeconomici abbia aumentato il suo peso specifico. Per John Fekete le fasi di elevata volatilità e le incertezza nell’economia mondiale spingono verso una gestione più attiva all’investimento, che incentiva a svincolarsi dal benchmark per implementare strategie più tattiche come, per esempio una sapiente scelta del peso da attribuir al settore energia oppure alla duration (scadenza media) dei titoli in portafoglio.

Restando sul tema duration, Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4 , in ambito obbligazionario ha mantenuto lo short call (scommessa sul rialzo sui tassi) dicembre su US Treasury e Bund. “I tassi a lungo termine saliranno indipendentemente dai tassi a breve termine (tassi ufficiali) perché la BCE terrà i tassi più bassi del livello necessario per la Germania, per aiutare le economia francese e italiana (e le altre del Mediterraneo). Questo farà surriscaldare l’economia tedesca, determinando una situazione inversa a quella degli anni 2000-2007 quando i tassi erano troppo bassi per le economie periferiche" spiega nell’articolo “Focus su azionario euro, banche europee, inflazione ed oro” Edoardo Ugolini.

Infine, concludiamo con i PIR (Piani di Risparmio Individuali), i prodotti del risparmio gestito che potrebbero costituire un efficace canale di finanziamento dell’economia reale: dovrebbero garantire alle imprese destinatarie flussi di capitale più stabili e per un periodo di tempo medio/lungo. Si potrebbe contrastare la “trappola” del breve termine e si dovrebbe evitare che gli impieghi nel piano vengano effettuati con finalità speculative. Come sottolinea, nell’articolo “PIR, uno strumento per educare i risparmiatori a una logica di più lungo periodo”, Luca Tenani, Country Head Italy – Asset Management di Schroders, un importante contributo dei PIR sarà in ogni caso quello di “educare” i risparmiatori a una logica di più lungo periodo, nella fattispecie almeno 5 anni per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali. Gli orizzonti temporali degli investitori risultano spesso schiacciati sul breve termine e incoerenti con le aspettative di rendimento: dalla ricerca “Schroders Global Investor Study 2016”, condotta su un campione di 1.000 risparmiatori italiani, è emerso ad esempio che il periodo medio di detenzione degli investimenti è pari a solo 2,6 anni.
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