BCE
Mercati, l’interessante lezione di mercoledi 7 ottobre
Gli andamenti dei mercati dello scorso mercoledi 7 ottobre insegnano che un aumento dei tassi obbligazionari euro a medio lungo termine può favorire le banche.
10 Ottobre 2016 09:38
Mercoledi scorso, 7 ottobre, i mercati europei hanno mostrato una certa tensione sulla scia dei rumors in base ai quali la BCE, invece di studiare se e come allungare il programma di Qe (quantitative easing), sembrava fosse orientata a ridurne la portata.
Benchè si trattasse solo di indiscrezioni senza nessuna conferma né ufficiosa e tantomeno ufficiale, tanto è bastato a far lievitare di un +0,10% / +0,15% i tassi di interesse dei titoli di stato della zona euro e a portare in rosso gli indici azionari (Eurostoxx: a -0,25% e Dax di Francoforte a -0,32%) nonostante avessero aperto la seduta di Borsa ampiamente in territorio positivo. Piazza Affari, al contrario, ha sfoggiato un rotondo rialzo (+1,0%).
Certo, si dirà, non è la prima volta che l’andamento della Borsa italiana risulta divergente rispetto a quello del resto d’Europa e non è nemmeno la prima volta che la ragione stia nell’importanza (in termini di peso sul totale) del settore bancario (+3,6% la chiusura dell’indice azionario bancario italiano del giorno). Ma perché il settore bancario si è mosso in così forte controtendenza rispetto alle vendite che invece hanno colpito quasi tutti gli altri settori?
Le vendite sono state originate dal fatto, come detto, che la BCE avrebbe potuto rallentare il proprio Qe: questo provocherebbe meno flussi di acquisti sul mercato di titoli di stato e obbligazioni societarie in euro contribuendo a fare salire i tassi di interesse a medio lungo termine che, a loro volta, creerebbero un ambiente meno espansivo per le aziende che dovrebbero sostenere più oneri per pagare i propri debiti. Ma questa dinamica, al contrario, risulterebbe particolarmente vantaggiosa per le banche che, finalmente, vedrebbero aumentare i propri margini di interesse: se i tassi a medio lungo termine (sui quali sono basati i tassi dei prestiti a famiglie e imprese) ricominciano a salire gradualmente mentre quelli a breve (che costituiscono il livello al quale le banche si finanziano presso la Bce) stanno fermi, la forbice si allarga a favore degli istituti di credito permettendo loro di aumentare i margini e i profitti rendendoli meno instabili di come siano attualmente percepiti dagli investitori.
Benchè si trattasse solo di indiscrezioni senza nessuna conferma né ufficiosa e tantomeno ufficiale, tanto è bastato a far lievitare di un +0,10% / +0,15% i tassi di interesse dei titoli di stato della zona euro e a portare in rosso gli indici azionari (Eurostoxx: a -0,25% e Dax di Francoforte a -0,32%) nonostante avessero aperto la seduta di Borsa ampiamente in territorio positivo. Piazza Affari, al contrario, ha sfoggiato un rotondo rialzo (+1,0%).
Certo, si dirà, non è la prima volta che l’andamento della Borsa italiana risulta divergente rispetto a quello del resto d’Europa e non è nemmeno la prima volta che la ragione stia nell’importanza (in termini di peso sul totale) del settore bancario (+3,6% la chiusura dell’indice azionario bancario italiano del giorno). Ma perché il settore bancario si è mosso in così forte controtendenza rispetto alle vendite che invece hanno colpito quasi tutti gli altri settori?
Le vendite sono state originate dal fatto, come detto, che la BCE avrebbe potuto rallentare il proprio Qe: questo provocherebbe meno flussi di acquisti sul mercato di titoli di stato e obbligazioni societarie in euro contribuendo a fare salire i tassi di interesse a medio lungo termine che, a loro volta, creerebbero un ambiente meno espansivo per le aziende che dovrebbero sostenere più oneri per pagare i propri debiti. Ma questa dinamica, al contrario, risulterebbe particolarmente vantaggiosa per le banche che, finalmente, vedrebbero aumentare i propri margini di interesse: se i tassi a medio lungo termine (sui quali sono basati i tassi dei prestiti a famiglie e imprese) ricominciano a salire gradualmente mentre quelli a breve (che costituiscono il livello al quale le banche si finanziano presso la Bce) stanno fermi, la forbice si allarga a favore degli istituti di credito permettendo loro di aumentare i margini e i profitti rendendoli meno instabili di come siano attualmente percepiti dagli investitori.
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