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La Brexit potrebbe mettere di nuovo pressione alla valuta cinese

11 Luglio 2016 09:29
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Un effetto in qualche modo positivo per la zona euro la Brexit lo ha prodotto, almeno dal 24 giugno al 1 luglio: un deprezzamento della moneta unica europea rispetto a tutte le principali valute estere ad eccezione, ovviamente, della sterlina. Infatti, nelle otto sedute di Borsa successive all’esito del Referendum britannico che ha sancito l’uscita del Regno Unito dalla Ue, l’euro ha guadagnato terreno (+8,6%) sulla sterlina ma ha perso punti rispetto al dollaro USA (-1,9%), al franco svizzero (-0,2%), e allo yen (-4,9%). Non solo. La svalutazione dell’euro si è estesa anche rispetto alle divise dei mercati emergenti: e cioè rispetto al real brasiliano (-5,7%), al rublo russo (-2,3%), alla rupia indiana (-1,8%), al rand sudafricano (-1,5%), alla lira turca (-1,5) e al renminbi cinese (-0,7%).

Proprio la divisa di Pechino resta l’osservato speciale dopo la svalutazione imprevista decisa dalle autorità cinesi nell’agosto di un anno fa che scatenò il panico sui mercati finanziari di tutto il mondo Secondo Laura Sarlo, CFA®, Senior Sovereign Analyst, Loomis, Sayles & Company (gruppo Natixis Global Asset Management), l'avversione al rischio potrebbe crescere ulteriormente a seguito della Brexit e far aumentare la domanda per il dollaro e i Treasury statunitensi. “I mercati hanno già escluso ulteriori aumenti dei tassi da parte della Fed fino al terzo trimestre del 2018. Non pensiamo che la Fed dovrà attendere così a lungo, anche se è probabile che l'aumento dei tassi non sia più sull'agenda del 2016” dice Laura Sarlo che poi aggiunge: “Sebbene la Brexit potrebbe indurre la Fed a rallentare il processo di aumento dei tassi, potrebbe far accelerare, per contro, l'azione politica in altri paesi” Il riferimento dell’esperta è al collegamento funzionale tra la divisa di Washington e quella di Pechino. “Ad esempio, se il dollaro USA continuerà a rimanere forte, prevediamo che la pressione aumenterà sul renminbi cinese. Ciò potrebbe innescare una nuova ondata di fuga di capitali e, unitamente a dati economici deboli, stimolare una risposta politica” spiega Laura Sarlo secondo la quale tale risposta prevederà vari strumenti di liquidità, poiché le autorità si sono dimostrate riluttanti ad annunciare un alleggerimento monetario aggressivo per evitare l'accelerazione della crescita del credito”.
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