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Idee di investimento – Obbligazioni – 23 maggio 2016

23 Maggio 2016 09:24

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ento della fiducia degli investitori nelle società di gestione (e nei consulenti) e un contestuale incremento delle aspettative. Sono due aspetti della stessa medaglia che emergono, in modo significativo rispetto al 2013, da una recente ricerca promossa dal CFA Institute, “Dalla fiducia alla lealtà” (“From Trust to Loyalty: A Global Survey of What Investors Want”, 2016), sulla fiducia degli investitori. “La maggiore distanza tra ciò che gli investitori vogliono, siano essi soggetti istituzionali o singoli individui, e ciò che realmente ottengono è soprattutto nelle strutture dei costi e nei conflitti di interesse. I risparmiatori vogliono al proprio fianco professionisti di cui possano fidarsi e dai quali si attendono maggiore trasparenza e comunicazione, soprattutto nei momenti di mercati volatili” specifica Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell’articolo “La relazione professionale tra consulente e risparmiatore”.

Ma il pericolo è che i risparmiatori italiani, orfani dei BOT che rendevano tre o quattro punti percentuali all’anno (quasi) senza rischi, pretendano di ricavare lo stesso livello di rendimento nell’attuale scenario di tassi a zero senza accettare maggiori rischi e, soprattutto, senza aumentare l’orizzonte temporale di investimento ad almeno tre anni. Precisato questo, un’area dove è possibile rintracciare tassi di un certo rilievo è quella del debito emergente. Secondo l’analisi «EM Macro Momentum», elaborata dagli esperti di Pioneer Investments (condotta da Monica Defend, Head of Global Asset Allocation Research,Alessia Berardi, Senior Economist Global Asset Allocation Research, e Abhishek Gon, Economist Global Asset Allocation Research) e che misura la dinamica macro economica dei mercati emergenti, è stato registrato un miglioramento tra marzo e aprile nei paesi emergenti. Per gli esperti di Pioneer Investments, come argomentano nell’articolo “Mercati emergenti, i migliori da inizio anno e quelli pronti a scattare”, Turchia, Indonesia, Cina, Polonia, Ungheria, Filippine, Sud Africa, Tailandia e Taiwan, sono i paesi emergenti in netto miglioramento dall’inizio dell’anno mentre Repubblica Ceca e Cile sono i fanalini di coda. Per quanto riguarda l’indice di vulnerabilità esterna calcolata da Pioneer Investments, l’Asia è l’area meno vulnerabile all’interno dell’universo emerging markets, con India e Cina nella parte superiore della graduatoria.

Nannette Hechler-Fayd’herbe, Head of Investment Strategy di Credit Suisse, dal canto suo, nell’articolo”Obbligazioni e valute, c’è valore non solo nei mercati emergenti”, individua altre possibili opportunità in ambito obbligazionario. “Sul reddito fisso manteniamo immutata la nostra strategia, ma ridurremmo le partecipazioni nei titoli di Stato core a beneficio dei crediti investment grade, focalizzandoci in particolare sui crediti in dollari statunitensi, che offrono spread creditizi (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato) più ampi e un miglior rendimento” sostiene la strategist che continua a ravvisare valore anche nelle obbligazioni inflation linked, per via di una valutazione interessante rispetto alle attese sull’inflazione. Per quanto riguarda invece le valute, pur astenendosi dall’assumere una posizione forte nel breve termine su qualsiasi delle principali coppie valutarie, Nannette Hechler-Fayd’herbe ritiene che la corona svedese (SEK) e quella norvegese (NOK) abbiano un buon potenziale per ottenere rendimenti positivi. Per la strategist, infine, le valute dei mercati emergenti maggiormente sottovalutate sembrano essere il rublo russo (RUB) e il peso messicano (MXN), in particolare rispetto all’euro e al franco svizzero.

D’altra parte, negli ultimi anni, le strategie valutarie hanno assunto un ruolo sempre più importante nei portafogli alla luce del drastico calo dei rendimenti obbligazionari. Le variazioni valutarie possono infatti influire in modo significativo sul rendimento in titoli esteri arrivando persino a determinare il successo o l’insuccesso dell’investimento. In quest’ottica, le previsioni sui cambi valutari sono molto seguite. A questo proposito, Amundi prevede per i prossimi anni, come spiegato nell’articolo “Valute, perché puntare sullo yen e restare prudenti sulla sterlina”, una stabilità relativa dell’euro mentre ritiene che il dollaro americano, sempre nei prossimi mesi, si muoverà all’interno di un trading range, alle prese tra la (lenta) ripresa del prezzo del petrolio e il ciclo di rialzo del prezzo del denaro da parte della Federal Reserve. Diverso il discorso per lo yen giapponese e per la sterlina. L’intenzione della Cina di limitare la forza del renminbi e la volatilità sui mercati finanziari, depongono a favore di una posizione lunga (rialzista) sullo yen: secondo Amundi, la Bank of Japan (BoJ) interverrà solo nel caso di un apprezzamento eccessivo della sua valuta. Passando alla sterlina, invece, i timori sulla Brexit stanno frenando in parte l’economia britannica, e ciò ha causato un calo della divisa inglese. Amundi rimane neutrale a breve termine sulla valuta inglese pur sapendo che essa soffrirà se al referendum vinceranno i sostenitori della Brexit.

Infine una riflessione sull’oro, uno strumento che ha spesso mostrato una elevata volatilità perchè le variazioni delle quotazioni si associano spesso a repentini cambiamenti di orientamento dei mercati e di propensione al rischio. Alla luce di questa sua peculiare caratteristica, Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management, reputa che un contesto di tassi bassi o addirittura negativi e di incertezze sulla crescita potrebbero favorire l’oro, continuando ad alimentarne la domanda come bene d’investimento e contrastando l’altra tendenza a indebolirsi in funzione del rafforzamento del dollaro (possibile se la Federel Reserve dovesse aumentare i tassi USA nella seconda parte dell’anno). In un portafoglio ampio e diversificato, una scommessa sull’oro avrebbe senso per la strategist a patto tuttavia di individuare, come spiega nel dettaglio nell’articolo “Investimento nell’oro, istruzioni per l’uso”, lo strumento d’investimento più appropriato.

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