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Predisposti ad intercettare il nuovo rialzo di Borsa

13 Aprile 2016 11:55
financialounge -  Brexit cina Edoardo Ugolini Europa fondo Atlante mercati emergenti mercati valutari non performing loan settore bancario Zest Asset Management
Un atteggiamento moderatamente prudente in Borsa in attesa che si materializzi una nuova ondata rialzista. Nel frattempo, spazio alle azioni dei paesi emergenti (le cui valutazioni sono vicine ai livelli del 2008), alle valute che potrebbero apprezzarsi sull’euro (come per esempio il peso messicano) e una attenta selezione di alcune obbligazioni subordinate delle due principali banche italiane. È questa la ricetta attuale rivelata in questa intervista esclusiva a FinanciaLounge da Edoardo Ugolini Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi].

Nel commentare le scelte di portafoglio del fondo a marzo, ha detto che le Borse chiuderanno l’anno positive a singola cifra, ma che preferite restare flat soprattutto in Europa e a Wall Street: cosa non la convince ancora nel Vecchio Continente e negli USA, nonostante valori degli indici inferiori a quelli di inizio anno?

"Sono rialzista sui mercati sebbene, per il momento, attendo tatticamente un evento catalizzatore (catalyst) prima di incrementare le posizioni. La considerazione dunque è da valutarsi unicamente in una logica opportunistica e di breve termine (mensile). I mercati infatti dopo il forte ribasso della prima parte del trimestre hanno corretto al discesa, ma tecnicamente adesso sono in una fase «riflessiva» che precede a nostro avviso una nuova ondata rialzista".

E perché invece siete moderatamente più positivi sull’azionario mercati emergenti (EM) e Cina?

"Le valutazioni fondamentali di Cina e EM sono a livelli vicini a quelli del 2008. I mercati emergenti hanno sofferto molto il dollaro forte, la fase di rallentamento cinese (addirittura si è parlato di hard landing cinese) dovuta a trasformazioni profonde del modello produttivo cinese, e il forte declino delle materie prime. Questi fattori sono risolti o in fase di risoluzione, dunque essere fuori dal settore EM non pare più giustificato, si consideri inoltre che oltre il 50% del PIL mondiale viene dai paesi Emergenti, che il loro grandissimo peso demografico e la crescente importanza geopolitica non consentono di prescindere da questa asset class nel prossimo decennio".

A livello valutario, a parte il mantenimento della posizione lunga sul peso messicano su dove siete rialzisti?

"Dal momento che il Peso messicano è fortemente influenzato dal ciclo delle materie prime, lo teniamo in un ottica di carry trade visto il credito buono dei bonos messicani. Il nostro portafoglio è espresso in euro e in questo momento la valuta unica europea si sta in generale rafforzando: di conseguenza cerchiamo opportunità legate al cosiddetto «reflation trade» (rivalutazione legata alla reflazione, come per esempio il dollaro australiano) ed eventualmente occasioni sulla sterlina che sta subendo un forte deprezzamento per il rischio politico e di Brexit".

Infine, per quanto riguarda il mercato obbligazionario avete incrementato la posizione sui subordinati di Intesa e Unicredit: ritenete che la costituzione del fondo italiano da 6 miliardi del piano Atlante possa rappresentare una soluzione positiva al problema dei NPL (non performing loan, i crediti incagliati) bancari italiani e quindi positiva per il rilancio strutturale del settore?

"Certamente il piano Atlante ha messo un back stop al problema italiano delle banche legato ai NPL e agli aumenti di capitale. Una volta risolto o attenuato il problema dei NPL la profittabilità delle banche resta buona e combinata con la «cura Draghi» (TLTRO, Targeted Long Term Refinancing Operation, operazione di rifinanziamento mirata a lungo termine, ndr) che dovrebbe aumentare il margine di interesse, alle attuali valutazioni dei subordinati delle due maggiori banche italiane (quelli di Intesa Sanpaolo rendono l’8,8% e quelli di Unicredit l’11,8%) non sono giustificati e possono essere delle opportunità di medio termine. Infine si consideri che nel caso di «rischio sistemico» (riguardante Intesa Sanpaolo e/o Unicredit) la regola del bail-in quasi sicuramente non verrebbe applicata, ponendo uno scudo a eventuali default".
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