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International Editor’s Picks – 11 aprile 2016

11 Aprile 2016 09:30
financialounge -  app Bernie Sanders Federal Reserve International Editor's Picks Jamie Dimon tassi di interesse uber
Tre scenari per la Fed
Jim Paulsen, strategist di Wells Capital Management, è quasi certo che la Fed alzerà ancora i tassi quest’anno, anche se per ragioni diverse. Intervistato dal programma "Squawk Box" di CNBC ha spiegato che nel primo scenario la Fed potrebbe trovarsi “costretta” ad alzare: le incertezze sull’economia globale non si dissipano, ma l’inflazione da crescita salariale e da aumento dei prezzi core continua a salire e rende il rialzo tecnicamente inevitabile. Nel secondo, la crescita globale riprende spunto, consentendo alla Fed di alzare i tassi in un contesto di ripresa. In questo caso la mossa potrebbe essere accolta da una spinta al rialzo sui mercati. E questo è anche lo scenario giudicato più probabile da Paulsen, anche perché, con l’eccezione del Giappone, si stanno moltiplicando in giro per il mondo i segnali positivi. C’è anche il terzo scenario, di una Fed che non fa niente, la politica monetaria diventa in qualche modo inutile e tutto viene lasciato alla politica fiscale e di bilancio. Ma è poco probabile.

Il messaggio di Dimon a Sanders
Mercoledì scorso il mitico capo di J.P. Morgan Jamie Dimon ha pubblicato la sua lettera annuale agli investitori e agli azionisti: 50 pagine che spaziano su tutto, dal Brasile alla Brexit, ma che si possono riassumere in una frase di poche parole: in finanza grande continua a essere meglio. E molti, come la Reuters in una sua analisi, hanno voluto leggervi la risposta a chi invece in America sta proponendo di procedere con poderosi spezzatini delle principali banche, a cominciare da Bernie Sanders, il rivale della Clinton in campo democratico che non getta la spugna e proprio in questi giorni ha portato a casa il Winsconsin. J.P. Morgan è certamente una banca grande, con i suoi 2,4 trilioni di dollari di asset. Ma Dimon è convinto che ha abbastanza capitale non solo per assorbire le perdite ipotizzate dalla Fed nei suoi ultimi stress test, ma addirittura l’intero importo di 222 miliardi di dollari ipotizzati dagli stessi test per le prime 31 banche americane. Secondo Dimon inoltre, oggi non ci sono le condizioni per un effetto domino se una grande banca andasse in difficoltà. E avverte politici e regolatori: attenzione, le camice di forza imposte alle grandi banche hanno solo l’effetto di favorire la nascita delle shadow bank.

Uber per ora resta solo Uber
Titoli di giornali e convegni sono pieni di Gig-economy, il nuovo mercato del lavoro dove l’offerta incontra la domanda attraverso le app di internet. Come gli autisti di Uber appunto, che per molti sta diventando il nuovo modello degli americani. Ma il Wall Street Journal è andato a verificare sul campo e dopo una lunga inchiesta ha scoperto che solo tra lo 0,5% e l’1% degli americani in età da lavoro tirano fuori un reddito dalle app. Non pochissimi, anche perchè il fenomeno è recente. Ma andando a guardare dentro si scopre che tra questi per 6 su 10 il reddito non viene dal lavoro, ma da affitti, come nel caso di Airbnb, o da alter attività finanziarie, come i prestiti delle piattaforme peer-to-peer. Quindi soltanto una percentuale compresa tra lo 0,2 e lo 0,4% riesce a guadagnare un reddito da lavoro sulle Labor Platform. Come mai così pochi, si chiede il Journal, se in giro non si vede altro che Uber? Perché sono solo loro. Per la Gig-economy si chiama Uber, non ha contagiato.
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