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Idee di investimento – Azioni – 11 aprile 2016

11 Aprile 2016 09:23

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o gli esperti a questo punto le cose possono essere due: o ci sarà una correzione dell’oro o una delle Borse. Sembra infatti piuttosto improbabile che le azioni possano continuare a salire senza una caduta del prezzo dell’oro (a meno che non ci siano davvero i timori seri per l’inflazione, nel qual caso entrambe le asset class potrebbero salire in quanto ritenute valide alternative anti inflazione). Allo stesso modo, qualsiasi progresso dell’oro da questi livelli è improbabile che possa essere associato ad un rialzo dei prezzi azionari. La risposta, com’è spiegato nell’articolo “Azioni vs oro, arriva il momento della verità”, dipenderà dai flussi di dati economici. In assenza di un rallentamento della crescita globale che si temeva nei primi due mesi dell’anno, quello visto venerdì 1 aprile sul mercato americano (con l’S&P500 in rialzo dello 0,8% e l’oro in ribasso), potrebbe rappresentare la dinamica normale dei mercati globali. Anche perchè, al momento, non vi è alcuna prova consistente di decelerazione globale. In questo contesto, i dati economici sempre relativi a venerdì 1 aprile possono risultare istruttivi: creazione di oltre 200 mila posti di lavoro negli Stati Uniti in marzo, indagine dell’ISM Manufacturing index americano salito sopra 50 a 51.8 (con i nuovi ordini a quota 58,3, il livello più alto dal novembre 2014). Inoltre il PMI della Cina è migliorato in marzo, come molti altri in tutta l’Asia.

In ogni caso, se saranno le azioni a prevalere nelle prossime settimane rispetto ai prezzi dell’oro, non sarà un rialzo generalizzato: la capacità di scegliere le aree geografiche i settori e i singoli titoli farà infatti la differenza in termini di performance. Come ha dimostrato di saper fare, per esempio, il team di gestione del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0130732109"]Pictet European Equity Selection[/tooltip-fondi] la cui performance nel 2015 ha recuperato una parte del suo ritardo accusato nel 2014: l’anno scorso il fondo è infatti riuscito a registrare un extra rendimento del +6,93% rispetto all’indice di riferimento delle azioni europee. Merito anche dell’arrivo di Tomás Pintó nel 2014, che è corresponsabile, con Fabio Paolini, della gestione azioni europee di Pictet Asset management. Facendo leva sulla lunga esperienza maturata in precedenza da Tomás Pintó, il team di gestione del fondo ha saputo abbinare interessanti idee d’investimento ad indovinate scelte tattiche di titoli. Il processo di gestione, com’è rivelato nell’articolo “Azionario Europa, premiata la capacità di selezionare i titoli”, si è evoluto, passando da un approccio esclusivamente a lungo termine e centrato sulle società con un solido track record di qualità e di regolarità dei flussi di cassa, ad un approccio più aperto, particolarmente focalizzato sulle società con elevata crescita e società che hanno terminato processi di risanamento e di ristrutturazione profonda (turnaround). Un approccio che ha permesso di ottimizzare la capacità di selezione titoli e, più marginalmente, ad avere una maggiore esposizione verso le società small cap.

Restiamo nel Vecchio Continente perché Nigel Bolton, Chief Investment Officer of BlackRock International Fundamental Equity, predilige proprio i titoli azionari europei in virtù del sostegno dell’azione delle politiche monetarie adottate dalla BCE: al contrario, il manager, dopo avere a lungo privilegiato i titoli giapponesi, ora propende per un giudizio neutrale a causa del rafforzamento dello yen e le perplessità derivanti dall’effettiva attuazione delle riforme strutturali. “Stiamo rivedendo al rialzo le prospettive relative alle azioni dei mercati emergenti dopo un lungo sottopeso. Le valutazioni sono a buon mercato. L’evidenza che la Federal Reserve non procederà ad aumentare i tassi tanto facilmente è di supporto all’asset class” dichiara nell’articolo “Azioni, c’è valore soprattutto in Europa e nei titoli value”, Nigel Bolton che, inoltre, vede progressi in materia di riforme strutturali in alcuni paesi emergenti come, per esempio, l’Argentina.

A proposito, l’Argentina può rappresentare un esempio per il Brasile su ciò che deve essere fatto per ripristinare davvero la fiducia sia domestica che internazionale, anche se dopo 12 anni di politiche disastrose. È questa la conclusione a cui è giunto Craig Botham, Emerging Markets Economist, Schroders, dopo aver trascorso una settimana tra Brasile e Argentina, incontrando policy maker, politici e imprenditori. Ecco le sue considerazioni. “Siamo più ottimisti nell’Argentina rispetto al Brasile: Buenos Aires si trova più avanti lungo la strada delle riforme. Il nuovo governo ha piani ambiziosi e ampi su questo fronte e può contare sul sostegno del mandato popolare” dichiara nell’articolo “Perché l’Argentina rappresenta un esempio per il Brasile”, Craig Botham che segnala come siano già stati fatti dei progressi sulla questione dei Tango bond e, cosa più importante, la relativa legislazione ha ottenuto un ampio supporto. I prossimi traguardi saranno i target su bilancio pubblico e inflazione che sembrano piuttosto equilibrati tra audacia e credibilità. “Il 2016 sarà un anno importante, in quanto il governo intende fare progressi e guadagnare il supporto popolare in vista delle elezioni del 2017, che potrebbero consegnare all’Esecutivo la maggioranza di cui ha bisogno sia nella Camera alta che in quella bassa. Qui, a nostro avviso, risiede il rischio maggiore: senza una maggioranza, l’agenda delle riforme potrebbe rischiare di non essere implementata a pieno: nel caso dei Tango bond, nessuno voleva perdere ma lo stesso non può si può dire per quanto riguarda le riforme economiche interne” spiega Craig Botham.

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