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Global Balanced Risk Control Fund

Global Balanced Risk Control Fund - 31 gennaio 2016

22 Febbraio 2016 08:14
financialounge -  Global Balanced Risk Control Fund Morgan Stanley
Rassegna di Mercato

Stati Uniti: a fine gennaio la stima preliminare del Bureau of Economic Analysis (Bea) ha evidenziato un’espansione annua dell’economia statunitense pari allo 0,7% nel quarto trimestre del 2015. Il Bea aveva stimato un tasso di crescita annuo del 2,0% nel terzo trimestre del 2015. L’istituto ha segnalato che la decelerazione dell’ultimo trimestre è stata causata principalmente dal rallentamento della spesa al consumo personale nonché dal calo registrato da investimenti non residenziali, esportazioni e spesa dei governi statali e locali. L’impatto di tali fattori è stato compensato dall’accelerazione della spesa pubblica federale e dalla decelerazione delle importazioni. A gennaio i principali indici azionari statunitensi hanno perso terreno. I titoli dei settori finanziario, sanitario e dei materiali hanno sottoperformato. L’indice Msci Usa ha reso il -5,3% in dollari statunitensi e il -5,1% in euro.

Europa: diversi indicatori segnalano che nel complesso le condizioni continuano a migliorare nella maggior parte dei paesi dell’area euro. L’indice dei direttori d’acquisto (Pmi) di Markit riferito al settore manifatturiero dell’area euro ha registrato un leggero calo, dai 53,2 punti di dicembre ai 52,3 di gennaio. Markit ha reso noto che il Pmi relativo al settore manifatturiero francese si è attestato a 50,0 punti, ossia al livello che indica la stazionarietà delle condizioni economiche. Tuttavia, il Pmi delle altre grandi economie (e di molte delle economie più piccole) dell’area euro si posiziona ben al di sopra di 50, rilevando un miglioramento delle condizioni. Anche il Pmi di Markit riferito al settore dei servizi dell’area euro ha registrato un leggero calo, dai 54,2 punti di dicembre ai 53,6 di gennaio. In base alla seconda stima di Eurostat diffusa a dicembre, nel terzo trimestre del 2015 il Pil dell’Eurozona è cresciuto dello 0,3%; nell’insieme dell’Unione europea la crescita è stata invece dello 0,4%. Rispetto al terzo trimestre del 2014 la crescita è stata stimata rispettivamente all’1,6% e all’1,9%. L’indice Msci Europe ha reso il -6,2% in euro e il -6,4% in dollari statunitensi.

Giappone: all’inizio di febbraio, Nikkei ha segnalato un indice Pmi per il settore manifatturiero giapponese pari a 52,3 punti, leggermente inferiore ai 52,6 di dicembre (il livello massimo degli ultimi 21 mesi). L’istituto ha comunicato che a gennaio la produzione manifatturiera è aumentata a un tasso sostenuto. L’indice PMI elaborato da Nikkei per il settore dei servizi giapponese è aumentato dai 51,5 punti di dicembre ai 52,4 di gennaio. A fine gennaio l’istituto di statistica nazionale ha riferito che la spesa media mensile al consumo per famiglia è stata pari a ¥ 318.254 in dicembre, in calo del 4,2% in termini nominali e del 4,4% in termini reali rispetto allo stesso mese del 2014. L’indice Msci Japan ha reso il -7,3% in yen e il -7,6% in euro.

Attività del portafoglio

A gennaio abbiamo aumentato l’esposizione azionaria dal 13% al 35%; abbiamo ritenuto poco probabile un ulteriore calo del prezzo del petrolio, prevedendo quindi una stabilizzazione della volatilità nei mercati azionari. La notizia del ritorno sul mercato delle forniture di petrolio iraniane ha spinto al ribasso il prezzo del petrolio, ma a nostro avviso i minimi sono già stati toccati. Prevediamo inoltre un taglio delle forniture per le regioni con un elevato costo marginale di produzione del petrolio. Al contempo, è cresciuta la nostra fiducia nei confronti dei mercati azionari globali; nel quarto trimestre i dati sulla debole crescita del Pil cinese non hanno avuto un impatto negativo sui mercati, di conseguenza abbiamo ritenuto che la debolezza della Cina fosse già stata ampiamente scontata.

Strategia e prospettive

Prevediamo che il prezzo del petrolio inizierà a stabilizzarsi. La differenza tra l’attuale offerta e la domanda non è grande e sarà quindi possibile colmare il gap riducendo le forniture. Abbiamo difatti rilevato alcuni segnali di riduzione dell’offerta: il numero di piattaforme petrolifere nel Mare del Nord è ad esempio diminuito e il prezzo del petrolio ha di nuovo superato i 30 dollari al barile al momento della stesura di questo commento. Crediamo inoltre che presto si sentiranno gli effetti positivi dei bassi prezzi dell’energia perché i consumatori inizieranno a spendere quanto risparmiato grazie al calo dei prezzi alla pompa; allo stesso tempo anche i settori a elevato consumo energetico potrebbero registrare un rialzo degli utili.

 

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