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Mercati emergenti, nel 2016 meglio del resto del mondo

16 Febbraio 2016 09:00
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Dopo che nel 2015 i mercati azionari dei paesi emergenti hanno registrato performance peggiori rispetto alle Borse sviluppate, da inizio 2016 il trend è cambiato. E secondo gli analisti finanziari, potrebbe proseguire anche nei prossimi mesi. Nel 2015, l’indice MSCI world, il paniere dei 5.000 titoli più importanti del mondo sviluppato, ha messo a segno un calo dell’1,4% mentre l’MSCI emerging markets, rappresentativo delle Borse dei paesi in via di sviluppo, ha chiuso con una contrazione del -16,4%. Dal primo gennaio di quest’anno all’8 febbraio scorso, invece, a fronte di una perdita del -8,4% dell’MSCI world, l’MSCI emerging markets si è fermato a -5,7%: una contrazione inferiore pure all’S&P500 (-9,3%), al Nikkei 225 di Tokyo (-10,7%) e allo Stoxx 600 europeo (-14,1%).

Quali le ragioni? Una certa stabilizzazione del prezzo del petrolio e delle altre materie prime e, soprattutto, un raffreddamento della forza del dollaro USA hanno ridato fiato ai fondamentali dei paesi emergenti. I produttori di materie prime hanno potuto giovarsi di introiti non più in caduta libera in parallelo alle quotazioni delle commodity. Più in generale, tutti di debiti dei paesi emergenti (molti dei quali sono espressi nella valuta americana) presentano ora meno oneri da pagare e quindi minori preoccupazioni da parte degli investitori internazionali.

Questo trend favorevole ai mercati emergenti può continuare? “Le valutazioni dei mercati emergenti hanno assistito a progressivi de-rating e scambiano vicino a livelli minimi, in linea con le crisi economiche: il mercato sembra aver già scontato un evento macro significativo. Riteniamo che le valutazioni offrano un certo supporto, qualora dovesse effettivamente verificarsi una situazione di crisi nel breve termine. . Allo stesso tempo, l’outlook sulla crescita del PIL di lungo termine per i Mercati Emergenti resta attraente” sostiene Mathieu Nègre, Head of Global Emerging Equities di Union Bancaire Privée (UBP), che, inoltre, in un mondo in cui gli utili societari sono più globali (e meno locali), fa sapere che i mercati emergenti potrebbero costituire un modo per accedere a livelli più convenienti alla crescita mondiale e al sentiment generale degli investitori.

“A nostro avviso, attese basse, valutazioni attraenti e fondamentali societari in miglioramento, sono una serie di fattori che combinati insieme possono dare origine a rendimenti di lungo termine interessanti per i mercati emergenti” afferma Mathieu Nègre che, tuttavia, non nascondo che i rischi permangono, il principale dei quali è quello legato a un atterraggio brusco in Cina, poiché gli eccessi di credito sono evidenti. “La probabilità implicita che ciò si verifichi, sembra essere aumentata di recente, in seguito agli interventi mal gestiti sul mercato azionario e al riaggiustamento del meccanismo di fissazione del prezzo della valuta. Il nostro scenario base però prevede un rallentamento drastico in Cina, ma nessuna crisi” conclude Mathieu Nègre.
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