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Borsa, perché il settore bancario ha sofferto tanto da inizio anno

27 Gennaio 2016 10:29
financialounge -  bad bank Domenico Vinci GAM GAM Star (Lux) - Financials Alpha Fund italia settore bancario
Ieri a Bruxelles è stato raggiunto un accordo per dare una soluzione ai prestiti deteriorati delle banche italiane. In attesa di conoscere nei dettagli il meccanismo dell’intesa, gli indici di borsa europei del settore bancario evidenziano perdite piuttosto ingenti dal primo gennaio ad oggi: l’indice Stoxx 600 segna un -7,3% mentre lo Stoxx 600 banche è a -15%. A piazza Affari le cose vanno anche peggio: infatti, mentre l’indice Ftsemib si attesta a -11,7%, l’indice del settore bancario italiano è a -19%.

I riflettori del mercato sono accesi in particolare sull’Italia (ma, come abbiamo visto, anche nel resto d’Europa il settore non brilla affatto) perché era entrata nel vivo la discussione che avrebbe dovuto portare alla soluzione per l’appunto delle sofferenze bancarie, i prestiti bancari per i quali i debitori è già in procedura fallimentare e la banca ha avviato l’iter per il recupero crediti. L’ammontare complessivo delle sofferenze bancarie in Italia ammonta a circa 200 miliardi di euro e in base ai dati al 30 settembre 2015 (gli ultimi disponibili) la copertura nel bilancio delle banche italiane relative a queste sofferenze era pari, in media, al 56,5% (cioè, nel complesso, figuravano 113 miliardi di euro accantonati in bilancio come copertura).

Una soluzione consiste nella costituzione di una bad bank, un veicolo finanziario esterno alle banche, che acquisti questi crediti deteriorati per poi rivenderli sul mercato senza fretta: dalle prime indiscrezioni, sembrerebbe che la soluzione adottata per l’Italia prevederebbe la costituzione di più entità separate dalla banca e gestite in modo separato dall’istituto di credito che cederà le sofferenze. Il problema è il prezzo di cessione perché la UE è vigile e vuol evitare che si configurino aiuti di stato. Se si ipotizza una vendita sul mercato ad un prezzo di 25 euro su 100 di nominale (una via di mezzo tra i 17 euro a cui in media sono state cedute le sofferenze delle quattro banche italiane salvate di recente e i 40 euro a cui aspirerebbero la maggior parte degli istituti italiani), le banche dovrebbero provvedere a svalutare il portafoglio relativo ai crediti deteriorati di un ulteriore 18,5%: infatti su 100 di nominale, 56,5 euro risultano già svalutati, 25 euro sarebbero incassati dalla vendita alla bad bank e ne resterebbero 18,5 da ripianare. In soldoni si renderebbe necessario un ulteriore apporto di 37 miliardi di euro da parte di tutto il sistema bancario italiano (cioè il 18,5% dei 200 miliardi di crediti in sofferenza).

Alla luce di tutto questo, gli investitori, in un contesto di mercato peraltro molto avverso al rischio, preferiscono non correre ulteriori pericoli e preferiscono vendere (se hanno titoli in portafoglio) o non comperare titoli bancari. Ma questo non vuol dire che non ci siamo occasioni di investimento.

“Continuiamo a vedere molte opportunità d’investimento interessanti in società specializzate su business di nicchia che continuano a riportare fondamentali molto solidi e beneficiano di trend strutturali di crescita relativamente isolati dal contesto macro globale. Esempi di queste realtà includono società del settore dei pagamenti online, società di leasing, servizi di gestione dei rischi di credito e alcuni player selezionati del mercato degli ETF” riferisce per esempio Domenico Vinci, Responsabile delle strategie non-direzionali sul settore finanziario di GAM. Più in generale, il fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0435115133"]GAM Star (Lux) Financials Alpha[/tooltip-fondi] ha una posizione neutrale sul settore delle banche europee e un portafoglio molto diversificato.

“Abbiamo una posizione lunga (rialzista) sulle banche domestiche retail che non sono esposte al settore energetico, che hanno posizioni di capitale molto solide e che hanno la potenzialità di sorprendere positivamente in termini di crescita dei prestiti e/o di costo del rischio, mentre al contrario, rimaniamo negativi su alcune banche europee di maggiori dimensioni con una struttura complessa, un’ampia esposizione ai mercati emergenti e al settore dell’energia e che fronteggiano requisiti di capitale più restrittivi” specifica Domenico Vinci che, inoltre, è negativo anche sulle banche polacche, dove le valutazioni ancora non riflettono il nuovo status quo di rendimenti molto più bassi rispetto alla storia recente sia a causa dei bassi tassi d’interesse sia dell’intervento sempre più pervasivo del nuovo governo.
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